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Fabrizio Massaro per CorrierEconomia - Corriere della Sera
Fino all' assemblea di Unicredit del 12 Gennaio e poi ancora fino al varo del gigantesco aumento di capitale di capitale da 13 miliardi previsto entro marzo, Jean Pierre Mustier resterà solo pochi giorni a Milano. Il numero uno di Unicredit ha programmato innanzitutto un tour per la banca, in Italia e all' estero per spiegare ai dipendenti il senso del suo piano industriale che entro il 2019 vuole «trasformare» (questo il suo leit motiv ) l' istituto in una vera banca pan-europea con quattro punti cardine: Italia, Germania, Austria, Centro-est Europa.
L' OPERAZIONE
La maxi-operazione in realtà vale 20 miliardi, se si aggiungono i ricavati delle vendite di Pekao, della gestione del risparmio Pioneer e del 30% di Fineco. Dopo il ceo partirà per un roadshow mondiale per incontrare i soci attuali e i potenziali investitori. Il banchiere francese, da neanche sei mesi amministratore delegato del gruppo, lo ha ripetuto più volte nel corso delle sette ore di presentazione al mercato: possiamo fare da soli, non ci serve alcun aiuto dallo Stato. Dunque, bisogna trovare chi ci metta i soldi credendo nel piano industriale.
Lo sguardo sarà rivolto innanzitutto agli Usa, visto che da lì arriva circa metà dell' attuale azionariato a cominciare dal fondo Capital Research che è primo socio con circa il 6,7%, seguito da BlackRock attorno al 5%. Ma Mustier volerà anche in Asia, fra Giappone, Hong Kong, Medio Oriente: il fondo sovrano di Abu Dhabi è al 5% circa, e in teoria ci sarebbero anche i libici, anche se le quote del fondo Lia e della Banca Centrale libica sono di fatto indisponibili. Poi ci sono i soci italiani, le fondazioni bancarie che pesano in totale per il 9% - con in testa Cariverona con il 2,73% e la Crt con il 2,2% circa - e devono decidere se seguire un aumento «oneroso», come lo ha definito il presidente dell' ente scaligero, Alessandro Mazzucco. «Personalmente incoraggerò tutti i nostri attuali soci a partecipare all' aumento. Un pay out , pur flessibile, del 20-50%, credo sia interessante per tutti», si è impegnato dal canto suo Mustier. Si vedrà.
mohamed badawy al husseiny aabar
CREDIBILITÀ
A tutti il top banker offre un piano «credibile» - come lo ha definito - basato su tagli di costi a cominciare da 14 mila dipendenti su 101 mila, con utili attesi a 4,7 miliardi nel 2019, ovvero una redditività del 9%. Al mercato è piaciuto: il giorno della presentazione il titolo ha guadagnato il 16% e oggi vale circa 2,8 euro, anche se qualche commentatore considera ancora basso quel rendimento proposto del 9%.
Diversi i report favorevoli. Per esempio gli analisti di Deutsche Bank hanno alzato il prezzo obiettivo a 3,8 euro dal precedente 2,9 euro e confermato la raccomandazione buy : «il piano è credibile e con basso execution risk . Rappresenta un giusto compromesso fra rafforzamento patrimoniale e redditività». Forte dell' apprezzamento del mercato, Unicredit ne ha approfittato emettendo subito un bond Additional Tier 1 perpetuo per 500 milioni di euro tramite private placement , a un tasso fisso del 9,25% nei primi 5 anni e mezzo. Contestualmente verrà avviata una cartolarizzazione di 17,7 miliardi di sofferenze attraverso due accordi con Fortress e con Pimco, per trasferire portafogli di Npl in due veicoli nei quali la banca avrà una quota di minoranza.
Questa maxi pulizia di bilancio - secondo quando sussurrano diversi banchieri d' affari - non è stata gradita dalle altre banche italiane perché di fatto abbassa drasticamente il valore delle sofferenze - visto che la copertura di Unicredit arriverà per l' occasione a circa il 75% del nominale - e quindi potrebbe costringere altri istituti a nuove svalutazioni. Non tutti sono però d' accordo con questa lettura: Exane per esempio sottolinea che «gli indici di copertura sugli Npl non si possono standardizzare per tutte le banche in quanto i collaterali sono molto diversi. I valori di recupero sono inoltre molto più bassi quando gli Npl si vendono». Esattamente quanto sostiene Mustier.
CRITICITÀ
Questi ragionamenti è probabile che vengano sollevati durante l' assemblea: Mustier dovrà spiegare ai soci che ciò che era a posto nelle passate trimestrali non vale più e quindi bisogna vendere tutto: di 13 miliardi di aumento, ben 8,1 sono ulteriori svalutazioni di crediti. Poi ci sono 4 miliardi di svalutazioni ulteriori: tra questi il Fondo Atlante, la cui quota Unicredit di circa 850 milioni dovrebbe essere svalutata totalmente o quasi. Anche questa mossa potrebbe essere mal digerita dagli altri istituti che hanno investito nel fondo gestito da Quaestio sgr: perché si teme che scateni sul fondo salva-banche una pressione al ribasso nelle valutazioni, minando l' assunto della nascita di Atlante: far ripartire, a prezzi di mercato e non da speculazione, le cessioni dei crediti in sofferenza.
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