DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Buddy Fox* per www.affaritaliani.it
L'iceberg della Monte dei Paschi di Siena
Perché sarà pure diventata la banca dello Stato, salvata dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che proprio nel giorno della presentazione dei conti ha dichiarato “abbiamo rimesso l’istituto in careggiata”, ma qui, sia per le quotazioni di borsa e sia per i conti sembra non essere cambiato nulla: le falle chiuse si sono riaperte, oppure semplicemente ne sono spuntate di nuove.
Monte dei Paschi continua a mantenere fede al colore rosso, un tempo era solo il partito, ora sono i conti di bilancio, il primo dopo la pubblicizzazione non vede miglioramenti sostanziali, anzi, tutte le voci sono in costante calo: i ricavi sopra i 4 miliardi (-6% rispetto all’anno precedente), la raccolta a 193,6 miliardi (-4,5%), gli impieghi a 86,5 miliardi, ma con una riduzione di 20,2.
L’unica voce in crescita sono le perdite, a 3,5 miliardi, in salita dell’8%, e non è certo un bel segnale. Venerdì scorso, il titolo in borsa ha chiuso al prezzo di 3,78€, con un rialzo del 3,5%, ma i conti non erano ancora stati visti. La mattanza è cominciata in questa nuova ottava, con un ribasso lunedì che si è mangiato totalmente il rialzo precedente il bilancio, e soprattutto nella giornata di oggi, dove Mps risulta essere la capofila tra i segni rossi del settore bancario.
Meno 5%, con lo scudo dello Stato o senza, pare di rivedere le antiche abitudini degli operatori stranieri che sembravano ormai un capitolo chiuso: si torna a punire Piazza Affari, con Ray Dalio capofila tra gli speculatori, come Annibale con i suoi elefanti, pronto a valicare le Alpi e radere al suolo la finanza tricolore.
Come dargli torto? L’occasione è ghiotta, sono passati mesi, stimoli monetari, miglioramento del ciclo economico, riduzione degli spread, (s)vendita degli Npl, ma il business di alcune delle nostre banche non cambia, l’inchiostro rosso allaga i conti. Un numero su tutti balza agli occhi, e potrebbe essere quello che inietta il virus, le quote sugli incagli che vengono trasformati in sofferenze: 1,1 miliardi nel 4° trimestre 2017 da 700 milioni del 3° trimestre 2017, quando erano 1 miliardo nel 4° trimestre 2016. Il verminaio sembra essere nascosto tutto negli incagli, lì potrebbero aver messo tutte le sofferenze, che piano piano, trimestre dopo trimestre vengono estratte, diluite.
Quanta vita ha ancora Mps? Ora che c’è lo Stato, la risposta è semplice: infinita, ma non si può continuare con questo bagno di sangue dei numeri, anche perché Mps è sempre più una banca debilitata, che ha perso la fiducia degli investitori (ormai da anni) con il titolo su nuovi minimi, e soprattutto dei correntisti, chi è scappato, difficilmente tornerà. L’unica soluzione a questo punto è in una fusione, un processo inevitabile per la banca toscana, ma anche per tutto il sistema italiano che ormai da troppo tempo soffre di nanismo nei confronti dell’Europa.
Tanto per dare una cifra, il Banco Popolare, la banca nata dalla fusione tra Bpm e Banca Popolare, il terzo istituto in Italia, in Europa si classifica al 25° posto. Ora bisogna trovare un pretendente, questa è la parte più difficile, anche perché come si è visto recentemente chi tocca Mps, affonda, inteso come corsi di borsa. C’è già una battuta maliziosa che circola tra le sale operative, e cioè che anche Mps se la comprerà Intesa, a 1 euro.
Ovviamente non un euro di prezzo come fu per le banche venete, lo Stato non lo permetterebbe, ma un 1 euro come prezzo di borsa. Bisogna fare in fretta, marzo, il mese in cui la Bce vedrà pubblicata la versione definitiva sugli NPL, si avvicina, sarà un banco di prova molto difficile, conoscendo il carattere spigoloso della commissaria francese Daniele Nouy, che però proprio qualche settimana fa si era addolcita allungano i tempi degli esami, ed esortando ad agire con fusioni transnazionali.
Che tradotto significa, bisogna diventare più grandi in Italia, per poi difendersi e fare la caccia in Europa. “Le banche non sono aziende normali, si reggono su principi odiosi ai più, ma abbandonarne una senza gravi motivi si rischia di veder crollare l’intero castello,” parola di Enrico Cuccia, ed è per questo che Mps non fallirà, non è più il tempo dei fallimenti, questo è il tempo delle fusioni, ed Mps sembra essere la prima candidata al matrimonio.
Sarà Ubi Banca a portarla all’altare? Proprio oggi è arrivata la smentita, ma sappiamo come vanno queste cose, i prezzi non si regalano, soprattutto se devi andare a nozze con chi è pieno di debiti e dove sai già che dopo il pranzo di matrimonio non ci sarà né tempo e né soldi per una luna di miele. Ma si deve fare in fretta, altrimenti per la banca più antica al mondo, con più storia, sarà difficile avere un futuro dignitoso.
*@paninoelistino
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