
C’È FRANCO E FRANCO(FORTE) - SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E…
FRANCESCO MILLERI E' UN MANAGER O UN PADRONE? - IL CEO DELLA LUXOTTICA CONSEGNA IN ANTICIPO LA QUOTA IN MEDIOBANCA DELLA HOLDING DELFIN (19.9%) A MPS, SENZA TENERE MINIMAMENTE CONTO DI COSA CONVENGA AGLI EREDI DEL VECCHIO: IL PREZZO DELL’OFFERTA DEL “MONTE” È ANCORA A SCONTO DEL 2,3% RISPETTO LA CAPITALIZZAZIONE DI PIAZZETTA CUCCIA (MENTRE L’OPS DI MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, A CUI È CONTRARIO, INCORPORA UN PREMIO DEL 14,5%) - MILLERI HA ANCORA IL DENTE AVVELENATO CON NAGEL PER LA MANCATA ACQUISIZIONE DELLO IEO NEL 2018 (DEL VECCHIO AVEVA MESSO SUL PIATTO MEZZO MILIARDO DI INVESTIMENTI, MA L’AD DI MEDIOBANCA SI OPPOSE)
1. MEDIOBANCA-BANCA GENERALI ARRIVA IL VIA LIBERA DELLA BCE MPS SALE IN PIAZZETTA CUCCIA
Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica”
Incrocio di offerte a Piazza Affari. […] Delfin […] gioca d'anticipo e consegna quasi tutto il suo pacchetto di azioni di Piazzetta Cuccia a Mps facendo salire le adesioni all'offerta su Mediobanca, già in corso, al 19,42%.
È in questa cornice intricata che giovedì si svolgerà l'assemblea di Mediobanca, necessaria a dare il via libera all'acquisizione che nelle intenzioni vuol essere alternativa a quella lanciata il 14 luglio da Mps e che si concluderà l'8 settembre.
Delfin parteciperà comunque all'assemblea, probabilmente astenendosi, e dunque cercando, come primo azionista di Mediobanca con il 19,8%, di affossare l'operazione pensata dal ceo Alberto Nagel, favorendo invece quella portata avanti da Luigi Lovaglio, ad di Mps.
La mossa di Delfin è un segnale forte poiché non tiene conto della convenienza economica. Il prezzo dell'offerta di Mps è infatti ancora a sconto del 2,3% rispetto alla capitalizzazione di Mediobanca, mentre quella eventuale di Mediobanca su Banca Generali oggi incorpora un premio del 14,5%.
Quindi Francesco Milleri, che guida la Delfin in solitudine, cioè senza che i soci possano interferire su qualsiasi decisione, ha fatto una scelta di campo netta. Preferisce il piano industriale messo a punto da Lovaglio, mentre nutre perplessità sulle modalità di esecuzione dell'operazione Banca Generali. […]
LA GALASSIA DI PARTECIPAZIONI DELLA HOLDING DELFIN
2. LE ADESIONI ALL’OPS DI MPS SUPERANO IL 19% CALTAGIRONE & CO. PIÙ VICINI A MEDIOBANCA
Lisa Di Giuseppe per “Domani”
[…] Nagel si sta giocando il tutto per tutto per difendere l’istituto con una manovra estrema: le voci che filtrano fanno salire le attese a una partecipazione del 70-75 per cento degli azionisti all’assemblea di giovedì, in linea con quello che è successo in occasioni recenti. Certo, il clima resta cupo.
A preoccupare sono anche le tempistiche: impossibile arrivare a un risultato significativo entro l’8 settembre, quando finirà il tempo per l’ops di Mps e forse avranno consegnato le loro azioni molti più soci di oggi. L’esito dell’operazione preoccupa le opposizioni, che la considerano una pura manovra di consolidamento del potere di governo: «Vedremo cosa accadrà, ma non c’è stata nessuna discussione di fondo sul futuro del sistema creditizio in un paese in cui negli ultimi tre anni i prestiti delle banche alle piccole imprese sono crollati del 21 per cento» dice Antonio Misiani, responsabile Economia del Partito democratico.
luigi lovaglio il gordon gekko dei riccarelli
3. COSÌ DELFIN PREPARA L’USCITA DA PIAZZETTA CUCCIA E SCOMMETTE SULL’OPS DI MPS
Estratto dell’articolo di Daniela Polizzi per il “Corriere della Sera”
Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, avrebbe già indicato alle banche depositarie dei suoi titoli di voler consegnare al Monte dei Paschi l’intero pacchetto, pari al 19,9% di Mediobanca, nell’ambito dell’offerta pubblica di scambio lanciata da Siena su Piazzetta Cuccia. La quota non appare ancora integralmente registrata in Borsa perché la finanziaria presieduta da Francesco Milleri l’aveva affidata a più istituti depositari. Motivi tecnici, insomma.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI
Ma la mossa contiene un messaggio chiaro. A due giorni dall’assemblea di Mediobanca, convocata per votare l’Ops dell’istituto guidato da Alberto Nagel su Banca Generali, Delfin guarda oltre la plenaria e punta a sostenere l’offerta di Mps che si concluderà l’8 settembre.
La holding, oltre a essere il primo azionista di Mediobanca, ha il 9,9% del Monte, la banca di cui ha supportato fin da subito i progetti, a fianco di altri azionisti come il gruppo Caltagirone, con una quota analoga, Banco Bpm con Anima (9%) e il ministero dell’Economia con l’11,7%.
La mossa getta le basi per l’addio alla presa diretta in Mediobanca di Delfin — un percorso iniziato nel 2019 — che però salirà al piano di sopra. Se l’Ops del Monte dei Paschi andrà a segno, la finanziaria dei Del Vecchio sarà infatti l’azionista privato più rilevante di Mps che a quel punto controllerà Mediobanca. Al suo fianco ci sarà il gruppo Caltagirone che non avrebbe ancora aderito all’offerta di Mps ma ne è un sostenitore convinto fin dall’inizio. È solo questione di tempo.
Quindi Delfin decide su Mps, prima di conoscere l’esito dell’assemblea di Mediobanca su Banca Generali. Certo, ai prezzi attuali, l’Ops del Monte è ancora a sconto (2,3%, pari a 400 milioni) rispetto alla capitalizzazione di Mediobanca. Ma Delfin sembra aver voluto lanciare un segnale di fiducia verso l’operazione. Avere il sostegno di un azionista rilevante di entrambe le banche, secondo quanto filtra, potrebbe mettere il ceo Luigi Lovaglio in condizione di gestire meglio l’andamento dell’offerta su Piazzetta Cuccia con un eventuale rilancio più adeguato.
Anche dopo l’indicazione di aderire allo scambio proposto dal Monte, Delfin resterà azionista di Mediobanca fino alla scadenza dei termini dell’Ops di Mps, vale a dire fino all’8 settembre. Giovedì, all’assise di Piazzetta Cuccia, Delfin potrà quindi esprimersi sull’offerta lanciata da Mediobanca su Banca Generali. Ed è probabile che si astenga.
Sono passati sei anni dall’ingresso di Delfin in Mediobanca. Lo aveva deciso Leonardo Del Vecchio, il fondatore di EssilorLuxottica, emerso a sorpresa nel 2019 nell’azionariato dell’istituto e diventato — con il 6,94% e un investimento di 586 milioni - il terzo socio dopo Unicredit e il gruppo Bolloré e subito prima della Mediolanum. Per poi salire fino al 19,9% attuale. È stato un percorso di crescita graduale che ha incrociato anche quello del gruppo Caltagirone.
Del Vecchio aveva detto di aspettarsi «un nuovo piano che non basi i risultati solo su Generali e Compass, ma progetti un futuro da banca di investimento, capace di giocare un ruolo da leader in Italia e in Europa». Se andrà in porto l’operazione di Mps, quel ruolo gli azionisti rilevanti di Piazzetta Cuccia sembrano volerlo affidare a Siena.
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