OK, IL PREZZO È INGIUSTO – PORRO GUARDA “REPORT” SU GUCCI E PROTESTA: “INUTILE AFFANNARSI A SPIEGARE CHE IL PREZZO DI UN BENE È GIUSTO O INGIUSTO, L’IMPORTANTE È CHE QUALCUNO SIA DISPONIBILE A COMPRARLO”

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Nicola Porro per “il Giornale

 

Nicola Porro Nicola Porro

Domenica sera è andata in onda una nuova puntata di Report di Milena Gabanelli. Si tratta, come sempre, di pezzi televisivi molto ben fatti e con una drammaticità di racconto che li rende accattivanti.

 

Non facciamo i critici televisivi, non vi preoccupate. Il caso Gabanelli, con le consuete polemiche che ha alimentato, ci serve da spunto. In questa marmellata senza sapore, in cui definirsi di destra o di sinistra sembra superato e proclamarsi liberali appare scontato, la Gabanelli ci aiuta a capire che così non è.

 

Una delle tesi di Report, semplifichiamo e di molto, è che alcuni marchi del lusso vengano venduti a prezzi troppo alti rispetto al costo delle materie prime utilizzate. E la colpa è dell'avidità dell'uomo. Se una giacca impiega poche decine di euro in tessuti e mano d'opera diretta, perché venderla a duemila euro?
 

MILENA GABANELLI NELLA REDAZIONE DI REPORT FOTO LUCIANO VITI PER SETTE MILENA GABANELLI NELLA REDAZIONE DI REPORT FOTO LUCIANO VITI PER SETTE

Gli austriaci, non quelli di oggi, ma i grandi economisti di ieri, ci hanno spiegato nel Novecento che questa è la differenza tra un liberale e un socialista. È inutile affannarsi a spiegare che il prezzo di un bene è giusto (che so, i marchi del lusso spendono molto in pubblicità e pagano gli affitti nelle migliori strade del mondo), l'importante è piuttosto che qualcuno sia disponibile a comprare quel bene (non necessario) ad un prezzo che non si capisce per quale motivo qualcuno possa definire folle.

 

Se un consumatore danaroso vuole privarsi di parte del suo patrimonio o del suo reddito per comprare una tela imbrattata o un pullover, a centinaia di migliaia di euro, che problema c'è? Chi se ne importa del costo-valore del bene oggetto del desiderio. Ciò che conta è la libera determinazione del consumatore. 
 

GucciGucci

Un Paese come l'Italia, scarsamente dotato di materie prime, ha sempre fatto di questo principio grande tesoro. Il prezzo non rappresenta la corrispondenza di un costo e di un margine di profitto. Il prezzo, per un liberale, è semplicemente un'informazione: quanto il mercato è disponibile a pagare un determinato bene o servizio. Certo a condizione che si operi in un mercato competitivo. Qualcuno dubita forse che i marchi del lusso appartengano al settore più aperto e competitivo che esista?
 

Oggi i moderni socialisti non hanno il coraggio di attaccare il profitto: è materia riservata a qualche vetero marxista. In modo più obliquo contestano la libera determinazione di un prezzo. La contemporaneità ci ha regalato declinazioni del socialismo altrettanto pericolose. Il giusto prezzo ne è un esempio, ma non l'unico. Pensate all'ideologia del cibo a chilometro zero, all'ecologismo anti Ogm, alle nuove frontiere dell'antitrust sulla cultura tecnologica (caso Amazon) solo per citare gli ultimi casi di cronaca.