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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
1. NEI PORTAFOGLI DEI MAGGIORI ISTITUTI CON SEDE IN GERMANIA CI SONO DERIVATI PER 971 MILIARDI DI EURO CONTRO I 177 DELL'ITALIA
La visita in Germania di Giorgio Napolitano è stata un successo per l'inquilino del Quirinale che ha incassato l'applauso di Grillo.
Anche la massaia di Berlino si è ben guardata dall'usare la parola contagio che ha sostituito con "leggerezza", "fantasia", "invenzione". Resta il sospetto che quel riferimento alla leggerezza non l'abbia usato come fece Italo Calvino nelle "Lezioni Americane", ma sia uscito dalla bocca della Cancelliera con un pensierino alla fragilità del sistema Italia.
Nell'agenda di Napolitano non era previsto alcun incontro con Mario Draghi poiché si trattava di una visita di Stato senza cerimonie e pranzi dove il presidente della BCE avrebbe potuto partecipare anche a titolo privato.
Questo comunque non è il momento giusto per chiedere a SuperMario un'opinione sulle vicende italiane, e anche ieri intervenendo a un convegno a Monaco, si è tenuto alla larga parlando genericamente della necessità di mantenere il modello sociale europeo. Sulla sua scrivania nel palazzone di vetro dell'Eurotower si sono accumulati i report delle principali case d'affari internazionali, pronte a emettere il loro downgrade se la situazione politica in Italia non trovasse una soluzione.
Agenzie di rating come Moody's e Standard & Poor's hanno gia' detto che si è perso troppo tempo e che lo scenario aumenta il rischio sul debito.La stessa opinione si ritrova nelle analisi di Royal Bank of Scotland, Deutsche Bank e Citigroup che già all'indomani delle elezioni ha sponsorizzato l'idea di una grande coalizione. Di fronte a questi report Draghi, nella sua funzione di custode dell'euro, preferisce il silenzio e non ha nessuna voglia di spezzare lance in favore dell'Italia.
Sulla pelle gli brucia ancora la valanga di critiche che la stampa tedesca ha riversato a gennaio quando è scoppiato lo scandalo MontePaschi. I maggiori organi di informazione lo hanno messo nel mirino per indebolire la sua posizione in vista del ruolo che dovrà assumere la BCE nella vigilanza delle banche europee.
I falchi si sono fatti sentire sui più importanti quotidiani e hanno stigmatizzato i derivati venduti da MontePaschi dimenticando che gran parte di questi titoli sono stati piazzati dalla banca di Peppiniello Mussari attraverso Deutsche Bank e Dresdner, due tra i principali istituti tedeschi.
A Draghi queste critiche devono aver dato un enorme fastidio anche perché, secondo i dati che lui possiede e che sono stati elaborati dal centro studi di Mediobanca (lo stesso che oggi vede l'Italia sull'orlo di una tragedia greca), nei portafogli dei maggiori istituti con sede in Germania ci sono derivati per circa mille miliardo di euro contro i 177 miliardi dell'Italia.
Per dirla con le parole che si ritrovano oggi in un articolo di "Le Monde" sulla crisi italiana, "a Francoforte si vuole guardare con la testa fredda l'exploit dell'ex-umorista Beppe Grillo e dell'intramontabile Silvio Berlusconi".
à difficile quindi immaginare che Draghi si pronunci nei prossimi giorni. Per sentire la sua opinione bisognerà aspettare il 18 marzo quando alle 15 del pomeriggio nell'aula magna dell'università Luiss pronuncerà una lectio magistralis. Per quell'occasione il gotha accademico e finanziario sarà presente al completo e sul palco siederà la presidente dell'ateneo, Emma Marcegaglia, mentre tra gli studenti in platea si potrà scorgere Oscar Giannino, il giornalista che con i soldi e l'appoggio della signora di Mantova non è riuscito a fermare il suo declino.
2. PER GRILLO LA CARTA DI PARMA NON SEMBRA SPENDIBILE A LIVELLO DI COMUNICAZIONE
La domanda che circola con più insistenza nei palazzi romani riguarda la capacità di governo di Grillo e dei suoi parlamentari.
Oggi si apprende dal quotidiano "La Stampa" che a partire da lunedì i 163 neoeletti del Movimento 5 Stelle andranno a scuola di diritto per apprendere le nozioni basilari sulla Costituzione e i regolamenti amministrativi. Dopo la prova di canto che ha portato il leader e il suo coro al successo, arriva la prova del fuoco e le truppe grilline sono chiamate a misurarsi sulla governance dello Stato.
In molti sperano che nonostante le difficoltà iniziali sappiano destreggiarsi meglio di quanto sta succedendo a Parma dove 9 mesi fa è stato eletto sindaco con oltre il 60% dei voti Federico Pizzarotti. Per capire come stanno andando le cose nella città prediletta da Stendhal e dai buongustai, è utile leggere l'analisi uscita ieri sul sito "LaVoce.info" dove Paolo Scarpa, un ingegnere esperto di questioni urbanistiche e amministrative della città , descrive con freddezza i limiti della nuova amministrazione. Quando Pizzarotti a maggio dell'anno scorso conquistò la poltrona si presentò come portabandiera di un rigore sobrio e della partecipazione dei cittadini.
A distanza di tempo le sue promesse sembrano vanificate dall'incertezza della giunta che si è trovata sulle spalle un debito di 840 milioni di cui 200 da attribuire al Comune e 640 alle società partecipate.
Fino ad oggi non sembra che sia stata avviata alcuna iniziativa con le banche per colmare il buco e che non siano scattate azioni di rivalsa. La famigerata IMU ha portato nelle casse 56 milioni, una boccata d'ossigeno che non ha impedito di aumentare del 20% le rette degli asili nido e del 100% quelle nelle scuole materne.
Solo le famiglie più povere hanno avuto una riduzione delle rette, ma il vero problema è rappresentato dal buco nero di 640 milioni delle aziende partecipate. Il castello di queste società - si legge sul sito di Tito Boeri - rischia di saltare perché la holding Stt che le controlla si trova di fronte al fallimento previsto per il 26 marzo dell'azienda che ha il compito di curare gli insediamenti produttivi.
C'è poi il problema del termovalorizzatore sul quale Pizzarotti e i grillini avevano suonato le trombe più alte della loro campagna elettorale. Finora nessun provvedimento è stato fatto per bloccare questo "mostro" che sta a cuore ai costruttori locali, e l'impianto entrerà in funzione alla fine di aprile. Se poi a questi problemi si aggiunge il degrado della città con le fontane spente, la microcriminalità in aumento e i 120 esercizi chiusi negli ultimi mesi, il bilancio della governance grillina non è esemplare.
Per Grillo la carta di Parma non sembra spendibile a livello della comunicazione per la quale, secondo indiscrezioni raccolte dal sito del settimanale "Il Mondo", il leader genovese starebbe cercando un giornalista in grado di mediare i rapporti tra il Movimento e il mondo dell'informazione.
Il candidato favorito è Caris Vanghetti, un professionista romano che ha lavorato al quotidiano "Finanza&Mercati" e nella trasmissione televisiva di Gianluigi Paragone.
3. IL FLOP DI BERSANI E' UNA MINACCIA ALLE AMBIZIONI (MINISTERO) DI MAURO MORETTI
Nella geografia delle grandi imprese pubbliche bisogna distinguere tra i manager che si fregano le mani perché sono convinti che la crisi sarà lunga e servirà a mantenere la poltrona, e i manager che invece temono di finire in un girone infernale.
Tra questi uno dei più preoccupati è Mauro Moretti, il capo delle Ferrovie che puntava tutte le carte sul successo del centrosinistra per portare avanti i suoi progetti. Anche se nessuno gli aveva assicurato la poltrona di ministro dei Trasporti (sulla quale avrebbe trovato l'opposizione di Luchino e della sua NTV) , Moretti fino a lunedì sera si sentiva sicuro della riconferma che gli avrebbe consentito di portare avanti il disegno di una fusione con l'Alitalia caldeggiato fortemente dal pallido Vittorio Grilli.
Il trionfo dei grillini apre una falla enorme sui sogni dell'ex-sindacalista di Rimini che si aspetta una valanga di interrogazioni e di interventi sulla Tav e sulla gestione dei treni per i pendolari che Grillo ha usato insiemeal camper denunciando la sporcizia e l'affollamento "schiavista". E proprio oggi Moretti e' tornato sulla Tav con una dichiarazione a dir poco ingenua:"nessuna preoccupazione perche' e' un'opera decisa 20 anni fa dai governi che trascende le ragioni di una singola persona...".
L'incubo non finisce qui perché quello che è successo ieri a Torino con la condanna a dieci anni dell'amministratore delegato di Thyssen è una spina nel cuore e costituisce un precedente temibile. Tra dieci giorni inizierà il processo per la strage alla stazione di Viareggio dove a giugno 2009 la palla di fuoco di una cisterna provocò la morte di 33 persone e il ferimento di altre 25.
Se la lucida follia dei grillini arriverà ad analizzare uno per uno i curricula dei manager pubblici, la riconferma di Moretti e di altri manager pubblici che oggi si sentono tranquilli, aprirà scenari imprevedibili.
4. DIETRO LA CACCIATA DEI VERTICI DEL SITO LINKIESTA.IT, BRILLA LA MANINA DI PASSERA
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Corradino Passera non sta con le mani in mano.
Per riaffiorare dal gorgo del silenzio in cui è stato scaraventato dall'insipienza di Mario Monti e dai suoi errori, il ministro del Mancato Sviluppo Economico ha deciso di venire allo scoperto con un libro-intervista. La realizzazione dell'opera è stata affidata a Marco Alfieri, il giornalista 39enne di Varese che dopo aver lavorato al quotidiano "La Stampa" e in altre testate, nei giorni scorsi è diventato direttore del sito "Linkiesta".
La sua nomina pare che sia stata favorita proprio dall'ex-banchiere bocconiano che adesso intende ripetere il successo del libro "Profitterol" scritto a quattro mani da Cesarone Geronzi e dal neosenatore Pd Massimo Mucchetti. E oggi su "Repubblica" l'ex-guru del Corriere della Sera auspica una convergenza del suo partito con Grillo sui temi della corruzione e del conflitto di interessi. Sarà interessante vedere se Passera nel libro affronterà nel suo libro questo tema che lo tocca molto da vicino".
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