1. IN DECLINO SARMI, CONTRO L’IDEA DI ALIERTA DI NOMINARE PRESIDENTE IL SUO COMPAGNO DI BANCO GALATERI, LA LOBBY POTENTE E DISCRETA CHE LEGA ROMANO PRODI AD ABRAMO-BAZOLI E ARRIVA FINO AD ENRICHETTO LETTA VUOLE MASSIMO TONONI 2. BRIVIDI E LIVIDI A NEW YORK, AL PARTY DEGLI ITALO-AMERICANI DEL NIAF, DOVE PIETRO GRASSO HA CANTATO A SQUARCIAGOLA “’O SOLE MIO”, ROBERTO ‘ALITALIA’ COLANINNO È STATO PREMIATO COME “ESEMPIO E CAMPIONE DEL BUSINESS INTERNAZIONALE”! 3. UN PAPA FELICE: SEMBRA INFATTI CHE PER RAGIONI DI SALUTE E PER GLI SCANDALI CHE L’HANNO TRAVOLTA, CRISTINA KIRCHNER ABBIA INTENZIONE DI DIMETTERSI ENTRO IL 2014

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1- BRIVIDI A NEW YORK, ROBERTO ALITALIA COLANINNO È STATO PREMIATO COME "ESEMPIO E CAMPIONE DEL BUSINESS INTERNAZIONALE"
Anche se ormai la terza generazione degli italo-americani parla più l'inglese che l'italiano, il cuore di Brooklyn non dimentica le radici e si dimostra indulgente.
Così hanno fatto i duemila discendenti dagli emigranti del Belpaese nella serata di gala che sabato sera si è svolta all'Hilton di Washington su iniziativa della Niaf, l'organizzazione che ogni anno premia gli italiani più meritevoli.

A differenza delle altre edizioni non c'era il presidente degli Stati Uniti ,ma la scenografia del grande salone dove si mangia una cena terrificante era suggestiva con il soffitto azzurro cielo sul quale risaltava il logo della Fondazione.

I riflettori si sono puntati sull'ospite d'onore Pietro Grasso, che nel suo impeccabile smoking stentava a soffocare la sua vanità. La serata è stata condotta dalla giornalista Maria Bartiromo, la 46enne reginetta della CNBC che ogni giorno alle 15,30 appare nella sala di Wall Street.

Nell'aria comunque non c'era l'entusiasmo delle edizioni precedenti, e questo non solo perché a quanto pare la Niaf sta attraversando un momento di difficoltà nelle donazioni degli italo-americani, ma perché mancavano quei lobbisti come Egidio Pedrini, Mario Zamorani, Sasà Toriello che anni fa trascinavano dall'Italia carovane di giornalisti affamati e compravano con i soldi delle aziende i tavoli dell'Hilton a botte di 15-20mila dollari per ciascun posto.

La cerimonia è andata avanti per un paio d'ore con gli inni nazionali e la performance dell'attore Paul Sorvino che insieme a Pietro Grasso ha cantato a squarciagola "'O sole mio". Dopo questo omaggio all'italianità è stata la volta dei premi consegnati in primo luogo a Diana Bracco, la signora della chimica che a 72 anni si è fatta carico di convincere gli italo-americani a venire in Italia per l'Expo 2015. Grandi applausi li ha presi Leon Panetta, l'uomo che ha guidato la Cia fino al febbraio 2010 ed è considerato l'amico più intimo di Gianni De Gennaro.

A creare un certo imbarazzo è stato invece il premio conferito a Roberto Colaninno, il presidente dell'Alitalia e capo della cordata dei patrioti italiani, che nei corridoi dell'Hilton ha esibito un modello della nuova Vespa come esempio del "gusto italiano a incontrare il futuro tecnologico e sociale".

Anche il patron di Confindustria e del Sassuolo, Giorgio Squinzi, ha fatto una certa fatica ad applaudire il patron della Piaggio sul quale nessuno ha avuto il coraggio di ricordare la condizione pietosa in cui sta lasciando l'Alitalia.
Ancora una volta il cuore di Brooklyn si è dimostrato generoso e più che mai indulgente nei confronti del manager che nei saloni dell'Hilton è stato premiato come "esempio e campione del business internazionale".

2. UN PAPA FELICE: CRISTINA KIRCHNER SI DIMETTE DENTRO IL PROSSIMO ANNO?
Le guardie svizzere dicono che Papa Francesco comincia la sua giornata alle 4,30 e dopo la messa nella cappella di Santa Marta passeggia tra i palazzi del Vaticano per prendere la targa delle limousine dei cardinali che a suo avviso vanno contro la sua idea di povertà.
Poi si attacca al telefono e comincia a tempestare interlocutori anonimi in maniera ancor più intensa di quanto facesse a suo tempo l'Avvocato Agnelli quando svegliava Megalò-Malagò e Jas Gawronski per essere al corrente dei gossip più triviali.

Alle prime ore dell'alba di lunedì, quando in Argentina era ancora notte, Bergoglio ha sparato una serie infinita di telefonate per conoscere i risultati delle elezioni legislative in quel Paese. L'interesse del Papa ,che per tanti anni è stato arcivescovo di Buenos Aires, è del tutto naturale ma in questo caso la curiosità era più grande del solito. Per lui si trattava di capire se le elezioni potevano segnare la fine di Cristina Kirchner, la presidentessa al botulino con la quale non ha mai avuto un rapporto felice.

Basti pensare che il quotidiano argentino "Clarin" poco prima del conclave ha insinuato che contro l'ipotesi di Bergoglio Papa, la Kirchner avesse ordinato un dossier per dimostrare le complicità o l'indifferenza di Bergoglio nei confronti della dittatura. Da parte sua il gesuita Francesco non ha certo dimenticato le 14 richieste di incontrare a pranzo la presidentessa quando era arcivescovo della capitale.

Gli amici di Buenos Aires hanno detto al Papa che 30 milioni di argentini hanno votato, ma la maggioranza assoluta è andata ancora una volta alla donna della Casa Rosada oggi in convalescenza dopo l'aneurisma che l'ha colpita. A dare un po' di soddisfazione a Bergoglio è comunque la buona tenuta dell'opposizione che ha guadagnato terreno in cinque province, compresa quella di Buenos Aires dove il vincitore è stato Sergio Massa, l'ex-capo di gabinetto della Kirchner, che si è staccato dal partito della presidentessa con una formazione politica di stampo meno peronista.

E alla domanda di Francesco se questo risultato potrà compromettere l'ambizione della botulina Cristina a candidarsi per un terzo mandato, gli amici di Buenos Aires, primo fra tutti Mauricio Macri, figlio di un imprenditore italo-argentino, gli hanno detto che difficilmente le aspirazioni della Kirchner saranno soddisfatte. Sembra infatti che per ragioni di salute e per gli scandali che l'hanno travolta, la presidentessa abbia intenzione di dimettersi entro il prossimo anno.

3- LA LOBBY POTENTE E DISCRETA CHE LEGA PRODI A BAZOLI E ARRIVA FINO AD LETTA PENSA A MASSIMO TONONI ALLA GUIDA DI TELECOM
Mentre Massimo Sarmi declina come un salice piangente, e per la presidenza di Telecom sbuca una alternativa al Galateri caro a Alierta di Telefonica: Massimo Tononi, il politico e manager trentino, per nulla simpatico a causa del carattere supponente, che la lobby potente e discreta formata da Prodi, Bazoli fino ad arrivare ad Enrico Letta vorrebbe piazzare al vertice di Telecom.

Il personaggio Tononi ha un curriculum alle sue spalle di bocconiano che ,dopo aver lavorato fino al '93 presso l'ufficio di Goldman Sachs a Londra, è entrato nel cuore di Prodi quando il Professore per la seconda volta si è trovato alla guida dell'Iri. Poi nel '94 è tornato in Goldman Sachs, ma otto anni dopo sempre Prodi, al quale aveva donato 100mila euro per la campagna elettorale, lo nomina sottosegretario all'Economia nel suo secondo governo.

Dopo quella esperienza che gli ha attirato un mare di antipatie, il saccente Tononi ritorna a Goldman Sachs, ma nel maggio 2010 sale a bordo della portaerei finanziaria di Bazoli ed entra nel board di Mittel.

Nello stesso anno ritorna a Londra come non-executive director della London Stock Exchange, e a giugno 2011 sale sulla poltrona di presidente di Borsa Italiana.
A questo punto la domanda di rito: chi meglio di un uomo che ha spazzolato i tappeti di Goldman Sachs e di IntesaSanPaolo può affrontare gli spagnoli? La risposta è scontata, come scontato è l'interesse politico ed economico che il binomio Prodi-Bazoli ha sempre avuto nei confronti di Telecom.


 

 

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