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Pierluigi Bonora per “Il Giornale”
Che tempismo Berlino: a neppure 24 ore dai baci e abbracci tra Sergio Marchionne e la cancelliera Angela Merkel, ospite con il premier Matteo Renzi alla Ferrari di Maranello per il «bilaterale» Italia-Germania, ecco il ringraziamento tedesco: Fca viene nuovamente accusata per un presunto aumento anomalo delle emissioni in quattro dei suoi modelli.
Dunque, la Germania ripunta il dito contro il gruppo italiano, come aveva fatto in maggio minacciando, attraverso il ministro dei Trasporti, Alexander Dobrindt, presente a Maranello, di impedire le vendite delle vetture italiane nel Paese.
Berlino, secondo alcuni documenti del governo, imputa a Fca di utilizzare un dispositivo illegale per spegnere i sistemi che regolano le emissioni nocive. Oltre al Lingotto, sul banco degli imputati ci sono una ventina di altri costruttori e circa 50 modelli. Sembra proprio che la Germania, super scottata dallo scandalo Volkswagen, cerchi in tutti i modi di coinvolgere nel dieselgate l' intero settore automobilistico.
MERKEL MARCHIONNE RENZI MARANELLO
In alcune lettere inviate all' Ue e al ministero dei Trasporti italiano (e viste da Reuters), Berlino sostiene che i test effettuati dalle autorità competenti hanno dimostrato «l' utilizzo illegale di un dispositivo per spegnere i sistemi di trattamento delle emissioni». I modelli nel mirino sono due Fiat 500X, un Doblò e una Jeep Renegade.
E sempre Berlino sollecita Bruxelles a fare chiarezza con le autorità italiane, le quali - si precisa nella lettera - hanno condotto test che escludono il ricorso a un dispositivo illegale, affermando di conseguenza di non voler adottare misure contro Fca. In serata la replica di Graziano Delrio rilanciata da Bloomberg. Il ministro italiano ribadisce il rispetto delle norme da parte di Fiat Chrysler Automobiles. Anche il Lingotto, dal canto suo, riafferma che i propri modelli sono conformi alle regole e che non ci sono state manipolazioni.
Intanto, le immatricolazioni in agosto sono salite in Italia, del 20,12% dopo il modesto +2,9% di luglio. Il Centro studi Promotor fissa a oltre 1,8 milioni di unità le vendite nell' intero anno. A raffreddare gli entusiasmi è, però, Filippo Pavan Bernacchi (Federauto-concessionari): «La crescita reale sarebbe stata del 2%. La tendenza è di non voler perdere neanche uno zero virgola di quota; da qui forzature di ogni tipo, in primis i km 0. Contare la targhe non vuol dire contare i clienti».
Fca, che ha pure aumentato i prezzi dall' 1 agosto, ha battuto il mercato: +24,11% (+20,2% da gennaio). E Alfa Romeo Giulia ha «una raccolta ordini in costante crescita». Negli Usa, infine, Fca ha segnato un +3%, rispetto ai dati negativi di Ford (-8,4%) e Gm (-5,2%).
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