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L. Or. per "Il Sole 24 Ore"
Aumenta il prezzo, diminuisce la domanda. Il mercato dei mutui non si sottrae alle leggi dell'economia ma l'entità dell'aggiustamento è certamente imprevista. A novembre, secondo i dati Crif, le richieste di finanziamento alle banche crollano del 46%, quasi dimezzate rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Risultati determinati certo dalla corsa degli spread, ma spiegabili in questa misura solo aggiungendo all'equazione l'incertezza sulle aspettative. I consumi si contraggono in generale ma sono i beni durevoli quelli più penalizzati, come dimostra la debolezza del mercato dell'auto o degli elettrodomestici. Per l'acquisto della casa il ragionamento delle famiglie è analogo: chi può rinvia.
«Gli italiani - spiega Enrico Lodi, direttore generale credit bureau services di Crif - in mancanza di una chiara prospettiva sul futuro si confermano formiche e non cicale. La debole dinamica potrebbe essere attribuita sia a cause razionali sia a fattori percettivi, quali appunto il peggioramento delle aspettative».
Scenario confermato dall'outlook di Intesa Sanpaolo che stima nel 2012 un calo del Pil almeno dell'1 per cento. A pesare - segnala lo studio - oltre a un contesto internazionale meno vivace che negli anni scorsi, saranno le conseguenze della crisi del debito sovrano in termini di: effetti sulla domanda interna delle tre manovre di correzione fiscale, il perdurare di condizioni finanziarie restrittive; l'impatto negativo sul clima di fiducia derivante dalla crisi sul debito.
Sul fronte dei mutui l'Italia si allinea a quanto accade all'estero, con la Spagna che vede dimezzarsi a ottobre le richieste e la Gran Bretagna che sperimenta il dato più basso dal 1974 per l'acquisto di case.
Con il dato di novembre il bilancio 2011 delle richieste di mutui in Italia vede un calo del 17%, a fronte di una crescita negli ultimi due anni. Osservando i dati mensili, con l'eccezione di agosto, si vede una tendenza progressiva al peggioramento a partire da giugno, quasi in coincidenza con l'aggravarsi della crisi dei debiti sovrani in Europa e con le prime impennate degli spread per l'Italia.
«Abbiamo senz'altro riscontrato una discesa della domanda - spiega Frederik Geertman, responsabile del settore per Unicredit -. In parte è la fase di incertezza generale che sembra provocare un calo delle compravendite, in parte magari c'è chi aspetta che la situazione "spread Italia" migliori. à inevitabile che se lo Stato si finanzia a costi elevati questo valga anche per le banche che devono almeno in parte trasferire il costo al prodotto finito. Dal lato nostro riteniamo che la prima responsabilità sia assicurare la liquidità . In passato era scontato offrire il prodotto, ora lo è meno. Eroghiamo ancora a ritmi tutt'altro che marginali, anche a novembre era così».
PANORAMA CRITICO - DOPPIA DISCESA
Se le famiglie cercano di limitare l'esposizione o faticano a ottenere credito dalle banche, non stanno meglio le imprese.
Stando all'analisi realizzata da Cerved Group, è in discesa anche la quota di aziende che saldano le fatture entro i termini concordati: oggi rappresentano il 40,8% del totale, contro il 45,1% del terzo trimestre 2008, quindi prima dello scatenarsi della crisi dei subprime.
Cresce anche la quota percentuale di imprese che salda le fatture oltre due mesi dopo i termini concordati. La quota maggiore di ritardi si riscontra nei servizi, quindi nelle costruzioni e poi nelle aziende dell'industria.
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