DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
1 - L'EFFETTO LAGARDE SUI MERCATI
Francesco Guerrera per “la Repubblica”
Viste le sue origini, Christine Lagarde conosce bene la parola gaffe. Visto il suo ruolo, la presidente della Banca Centrale Europea dovrebbe evitare di commettere l'atto descritto da quella parola. Soprattutto in questo periodo di debolezza economica, nervosismo dei mercati e profonde spaccature all'interno della zona euro.
Purtroppo, l'ultima gaffe di Lagarde - l'aver lasciato la porta aperta ad un aumento dei tassi d'interesse molto più grande di quanto preventivato da mercati, governi ed esperti - sta rendendo la vita difficile non solo alla Bce ma anche a Paesi dalle finanze fragili come l'Italia.
Con l'inflazione della zona euro a livelli record, i banchieri centrali europei stanno giocando su tre diversi campi: nelle Borse mondiali, nelle capitali nazionali e nel confronto con le altre autorità monetarie.
La prima partita è, al momento, la più importante. Spaventati dalla possibilità di un rapido e considerevole aumento dei tassi, i mercati si stanno accanendo sugli anelli deboli della moneta unica, tra cui l'Italia. La provocazione è stata, ahimè, un'altra gaffe di Francoforte, che aveva fatto trapelare di avere in programma uno "scudo" contro il balzo dello spread di alcuni Paesi, salvo poi non annunciare nulla di concreto.
La risalita del rendimento dei Btp negli ultimi giorni è una sfida degli investitori alla banca centrale: sfoderate lo scudo o creeremo un'altra crisi del debito. La Bce probabilmente risponderà di avere risorse illimitate per combattere la speculazione, ma un braccio di ferro con hedge fund miliardari è l'ultima cosa di cui ha bisogno in questo momento.
La seconda partita è la più delicata, come dimostrato ieri dalle dichiarazioni di Francesco Giavazzi. «La Bce promette di alzare i tassi per rispondere all'aumento dell'inflazione con uno strumento sbagliato», ha detto il consigliere economico, e grande amico, di Mario Draghi ad un convegno. Giavazzi ha poi spiegato di non aver voluto criticare la Bce, che usa l'unica arma a sua disposizione per ridurre il caro-prezzi.
DOMINIC STRAUSS KAHN - CHRISTINE LAGARDE
A suo avviso, il miglior modo per contrastare l'inevitabile frenata economica causata dall'aumento dei tassi è quello di spendere bene e presto i fondi del Pnrr. Come a dire: il vero "scudo" contro lo spread è la crescita.
Detto ciò, la querelle (tanto per rimanere nel lessico francese) ha messo a nudo le sensibilità dei governi nazionali di fronte ad una politica monetaria aggressiva, e ad una politica della comunicazione scompigliata, da parte di Francoforte.
Non sarà l'ultima volta che un esponente politico nazionale dirà la sua sulle azioni della Bce. La terza battaglia è quella che durerà più a lungo. È ormai chiaro che la Federal Reserve americana alzerà i tassi molto più velocemente delle sue controparti in Europa, Gran Bretagna e Giappone.
Il risultato, e già lo stiamo vedendo, è un rafforzamento del dollaro contro le altre grandi valute. La buona notizia è che le aziende esportatrici del nostro blocco - e ce ne sono tante in Italia ma anche in Germania - guadagneranno ordini, ricavi e, si spera, posti di lavoro.
La brutta notizia è che una moneta debole ci costringe ad "importare" inflazione, gravando di costi ulteriori i bilanci già stremati di milioni di famiglie. Sono tre fronti complessi, tortuosi e pericolosi, distanti anni luce dalla semplicità del compito delle banche centrali negli ultimi decenni: elargire stimolo con il pilota automatico. Ora la Bce, e l'Europa, hanno bisogno di una guidatrice dalla mano ferma e le parole chiare. È nell'interesse di tutti sperare che Christine Lagarde sia la persona giusta.
2 - QUELLA NOVELLA MARIA ANTONIETTA CHE NON NE HA MAI INDOVINATA UNA
Rodolfo Parietti per “il Giornale”
Dovevamo capirlo fin dall'inizio, da quel comunicherò col mio stile. Frase con cui Christine Lagarde, di fresca investitura alla guida della Bce, aveva da subito voluto marcare uno iato rispetto al modus comunicandi di Mario Draghi. Quello sempre stringato e tecnico, persino un poco ingessato nel lessico. Ma è da quel dire per sottrazione che si è poi dispiegata la potenza salvifica del Whatever it takes. Col suo stile, la capa della Bce continua invece a combinar disastri.
A Madame molti attribuiscono un'indubbia abilità politica, riconoscimento peraltro non suffragato dall'infausta esperienza come ministro francese dell'Economia. È il 2008 quando sembra destinata a finire nel tritacarne: l'imprenditore Bernard Tapis fa crac, lei è presa in mezzo. Tre anni dopo, però, i giudici la fanno cadere in piedi: è colpevole di negligenza, ma la fedina penale non si macchia. Erano i tempi di Nicolas Sarkozy all'Eliseo.
Erano gli anni di Christine in versione Biancaneve con sfumature masochiste: Fai di me ciò che vuoi, scrive al suo Sarko. Attrazione fatale verso il potere.
Anche ora che ha messo a ferro e fuoco i mercati con la supercazzola sullo scudo anti-spread, girano voci che la vorrebbero premier di Francia. Lo sponsor sarebbe proprio Nicolas, che ne apprezza la naturale attitudine ad ascoltare tutti. Che, poi, rischia di essere il difetto capitale di chi stenta ad avere idee proprie. Christine, nata Lallouette, fatica a manifestarle. Da sempre.
Forse colpa di quelle lacune curriculari, mai colmate dopo la laurea in scienze politiche e il fallito approdo all'ENA. Di economia mastica quel che ha imparato allo studio legale Baker&McKenzie, di cui diventò presidente nel 1999.
Ai tempi, in Francia, la chiamavano l'Americaine, e non per farle un complimento. Intelligente, un sorriso accattivante ma con la stessa rigidezza plastificata di chi ha praticato il nuoto sincronizzato, è sempre stata capace di fiutare da che parte tira il vento. Fino al punto di scalare, gradino dopo gradino, la sua personale stairway to heaven. Prima della Bce, c'era stato il Fondo monetario internazionale.
Con Christine, il "pink power" veniva issato per la prima volta, anche grazie al priapismo di Dominique Strauss-Khan, sulla plancia di comando di una delle più potenti organizzazioni internazionali. Non furono anni memorabili.
Di quell'inclinazione perpetua a cambiare carreggiata ne sanno qualcosa i greci. Dopo aver aperto i cordoni della borsa all'Argentina con un prestito non rimborsabile, Madame si impuntò, fra insulti reciproci (l'ellenico «Criminale» contrapposto al lagardiano Non fate i bambini), sulla proroga di una tranche di prestiti che Atene doveva restituire al Fmi.
EMMANUEL MACRON CHRISTINE LAGARDE
Il default venne sfiorato, e solo dopo arrivò il mea culpa: Abbiamo commesso un errore evidente nel calcolo dei moltiplicatori. Tradotto: non abbiamo capito una mazza sugli effetti pesantemente recessivi dell'austerity.
Con la stessa frequenza dei suoi tailleur Chanel d'ordinanza esibiti in pubblico, questa tendenza all'errore ha accompagnato Lagarde in tutto il suo percorso professionale. Dallo sfondone sulla crisi dei mutui subprime (Il peggio è dietro le spalle), fino a quello sull'inflazione (È un fenomeno temporaneo).
christine lagarde mario draghi
Il Covid l'ha, come dire, aiutata a non terremotare l'eurozona anzitempo grazie al varo del Pepp da 1.850 miliardi. Ma prima della pandemia, causa originaria di innesco dell'inflazione, pareva già essersi appuntata al bavero della giacca la spilla coi colori della Germania.
Si annusava l'odore di abiura del quantitative easing di SuperMario da quel non siamo qui per ridurre gli spread del marzo 2020. Da non derubricare a rango di cazzata, tipo la gaffe da Maria Antonietta con l'invito rivolto ai francesi, nel 2007, a usare la bicicletta contro i rincari della benzina.
Quelle parole erano una scelta di campo. Ora, comme d'habitude, ci risiamo. Oltre ad accelerare il processo di normalizzazione della politica monetaria, viene di fatto tollerato l'allargamento degli spread. Con ciò rendendo più impervia la strada dell'aggiustamento dei conti pubblici, esponendo Eurolandia al rischio di recessione e alimentando le spinte anti-euro. Il dolce stilnovo della Lagarde sembra già far rima con crisi del debito sovrano 2.0.
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SI E SPENTO IL BAZOOKA - CHRISTINE LAGARDE ANNUNCIA LA FINE DEL QUANTITATIVE EASING
DEL RESTO LA LAGARDE L'AVEVA DETTO: \'NON SIAMO QUI A RIDURRE GLI SPREAD\' - A DUE ANNI DALLA GAFFE..
\'I SACRIFICI OCCORRE RIPARTIRLI CON EQUITA, MA NON SI PUO ILLUDERSI DI EVITARLI\' - STEFANO LEPRI...
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