
DAGOREPORT – IL CARDINALE ZUPPI SI ACCORGE SOLO ORA CHE LA CHIESA ITALIANA HA UN PROBLEMA CON L’8…
Dagoreport
âAffari e finanza' di Repubblica dedica un manifesto di benvenuto al neo Amministratore Delegato di Alitalia Cai. A Lucio Cillis che firma il pezzo pare normale. Ma forse così normale non è. Una bella paginata di nobel per il management preventivo, come nemmeno Obama per la pace. Ma quanto è bravo Ragnetti, ma come giocava bene a basket, tanto da portare la squadra di Umbertide alla serie C! Fossimo in Ragnetti chiederemmo al bravo Cillis di star cauto che tanto incenso preventivo porta male.
Peccato che il pezzo a sei colonne sei di Repubblica, con tanto di mega ritratto del manager disegnato al centro della pagina, sorvoli sulla cosa più caratteristica tanto del curriculum quanto del processo di nomina del nuovo AD di Alitalia. Nei quattro anni passati in Telecom forse-forse lavorava con Sabelli e Colaninno? E Magari anche con Gianluigi Di Francesco, l'uomo forte di Alitalia, legatissimo a Sabelli.
Niente di male, ma non a caso altri giornali hanno rimarcato che i Soci di Alitalia si sono fatti indicare da Sabelli il successore. E con modalità tipo blitz che non sono piaciute a tutti. Repubblica sorvola.
Oltretutto, se l'arrivo di Andrea Ragnetti viene incensato per le sue capacità di uomo marketing, e lo stesso articolo di Repubblica non può non fare intendere che in Alitalia proprio il lato commerciale e marketing lasciava a desiderare nell'Alitalia dell'era Sabelli (una robina da niente...) e che tutti i soci " desiderano vedere uno spirito nuovo nella società ", ed ora vogliono "sognare dopo aver archiviato una serie di bilanci tinti di rosso".
Allora cerchiamo di capire: siccome Sabelli non li faceva sognare, sul fronte commerciale ha lasciato a desiderare e i bilanci tinti di rosso evidentemente li ha gestiti lui, per riconoscenza si fanno indicare da lui in poche ore il successore?
Non esisteva sul mercato mondiale dei manager un solo esperto di trasporto aereo da mettere al vertice di Alitalia? Se c'è un business globale, tipo l'automobile, dove da decenni esistono manager di tutto il mondo che si sfidano è proprio quello di Alitalia: il trasporto aereo è tutto fuorché un business di nicchia italiano e specifico. Strano che né i soci né repubblica vedano il problema.
Ma mentre i soci sono (parzialmente, vista l'origine della commedia Alitalia Cai) padroni a casa loro, finchè non falliscono, Repubblica Affari & Finanza dovrebbe essere cronista attenta e commentatrice esperta ed indipendente. Mestiere neppure difficile nel caso di Alitalia, visto che il Sole 24 ore, non il Manifesto, per la penna di Gianni Dragoni ha scritto nei giorni scorsi articoli e corsivi documentati benissimo sul caso Sabelli - Ragnetti, sui "signing bonus" dei fornitori con i quali si è costruito un bel pezzo del bilancio Alitalia, sulle fasi concitate della nomina di Andrea Ragnetti, sulla sua evidente pertinenza con lo stretto giro di Sabelli.
Oltretutto il curriculum del Dr. Ragnetti non è neppure così straordinario, seppur di evidente buona qualità , da fare notizia in sé e giustificare la lenzuolata preventiva. Il Dr. Ragnetti non è personaggio particolarmente noto e come lui, per importanza e particolarità del curriculum, ci sono in Italia e in Europa decine di migliaia di manager. In altri termini non sta arrivando Sergio Marchionne in Alitalia (per fortuna).
La paginata tutto burro e marmellata di Repubblica lascia perplessi proprio per questo, perché stonata rispetto alla caratura del personaggio e omissiva di dettagli non da poco, rendendo così per ora facile e festoso il lavoro dei PR di Alitalia.
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