DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
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Il Banco Santander, che alcuni anni fa ha venduto al Monte Paschi Banca Antonveneta per 9 (nove) miliardi di euro, che è uno dei principali sponsor della Ferrari in Formula 1 e che è una delle banche più importanti d'Europa, si comporta come un piccolo debitore abituale qualsiasi, ostinatamente impegnato a sottrarsi al proprio creditore.
Infatti, di fronte all'ufficiale giudiziario cosa fa? Dice di non essere disponibile a pagare pur in presenza di un provvedimento giudiziale, cioè di un ordine del giudice. Sembra incredibile, ma e' quanto accaduto martedì scorso a Torino all'ufficiale giudiziario dell'Ufficio esecuzioni della Corte di Appello che si è recato negli uffici locali del Santander consumer per pignorare denaro, beni e crediti fino a circa 16 milioni di euro a favore di Finrama, storica concessionaria automobilistica romana della famiglia Colaneri, che attende da anni di ricevere il compenso derivante da accordi di collaborazione che hanno fruttato (e continuano a fruttare) alla banca spagnola cospicui introiti a titolo di commissioni e di interessi.
Non abbiamo contante, così ha risposto il dirigente di Santander, perché non abbiamo sportelli bancari aperti al pubblico e non facciamo attività di deposito. La spiegazione, del tutto inverosimile nella sostanza, puo' ora avere conseguenze sia sul piano delle autorità monetarie sia su quello penale (poiché pur raggiunta da un decreto ingiuntivo di rilevante importo, la banca ne ha taciuto l'esistenza nei bilanci) in quanto la banca precettata avrebbe dovuto accantonare la liquidità per far fronte al pagamento in quanto soggetto vigilato da Banca d'Italia e Consob nelle more dell'attivita’ del risparmio e della gestione dei conto depositi.
L’antefatto: come e' noto, il Gruppo Colaneri sino al 2009 era il più importante concessionario automobilistico di Roma e il più grande d'Italia per vendite ai privati, vendeva circa 12 mila macchine all'anno dei marchi italiani e stranieri più noti, da Fiat a Maserati, a Peugeot, a Citroen, a Jeep (quando era Chrysler), a Opel, a Rover, a Lotus, a Kia , a Hyundai, a Daewoo.
Come entrò in gioco il Santander? Cinque anni prima, nel 2004, l'azienda romana aveva raggiunto un accordo con la banca spagnola per finanziare l'acquisto dell'auto sia da parte dei propri clienti sia creando accordi quadro con case automobilistiche come Kia Italia, facente parte dello stesso gruppo Hyundai, e Smart (Daimler Chrysler Italia), su tutto il territorio nazionale. Una grande opportunità per Santander, perché proprio quei marchi stavano registrando in Italia un notevole successo per via del rapporto qualità/prezzo molto competitivo.
L'accordo, nato per iniziativa del Gruppo Colaneri, generava volumi importanti e venne esteso da Santander anche al finanziamento diretto dello stock di tutti i concessionari italiani della Kia. Improvvisamente nel 2008, la banca spagnola decise di interrompere i rapporti di business con l'azienda romana, cosa che, unita alla grande depressione del mercato automobilistico di quegli anni, determina difficoltà ben superiori a quelle derivanti dalla crisi generale a partire dall'emorragia dei posti di lavoro.
Dalle decisioni assunte dal Tribunale di Torino se ne capisce il perché: la banca spagnola avrebbe taciuto di aver erogato, nell’ambito del rapporto con Finrama, circa 1 miliardo di euro. Quindi, il Santander avrebbe dovuto pagare provvigioni di entità superiore di almeno quattro volte, cifre che – considerando i volumi fatti fino ad oggi – potrebbero arrivare a centinaia di milioni. Decisero invece di non dare seguito all'accordo, pur continuando a mantenere i legami con il gruppo Kia/Hyundai e si tennero le provvigioni cui aveva diritto il Gruppo Colaneri.
"C'è stato un giudice a Torino - dice a Dagospia Davide Colaneri, l'imprenditore che ha seguito per conto della sua famiglia tutta la trafila giudiziaria con l’assistenza di uno dei studi legali più affermati d'Italia, quello del professor Stefano Ambrosini - che ha dimostrato e confermato tutta l'arroganza con cui una grande banca internazionale si è rapportata ad una media impresa italiana. Ma ora al danno rischia di aggiungersi la beffa poiche al Santander è bastato dichiarare di non essere disponibile a pagare per sottrarsi (per ora) ad un provvedimento ordinato da un giudice della Repubblica Italiana".
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