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Manuel Follis e Andrea Montanari per "Milano Finanza"
Altro che semplice tentazione. MF-Milano Finanza il 22 marzo scorso aveva visto giusto: il Comune di Milano sta effettivamente studiando il modo di valorizzare la Galleria Vittorio Emanuele II. Lo conferma una lettera arrivata nei giorni scorsi a Palazzo Marino e firmata dall'onorevole del gruppo Misto-Api Santo Versace, in qualità di presidente della Fondazione Altagamma.
Un documento nel quale l'associazione che riunisce le aziende dell'eccellenza italiana e la cui mission è la promozione della cultura del made in Italy si dice disponibile a farsi promotrice e intermediaria tra il Comune e i suoi 71 soci (tra i quali spiccano i nomi dei gruppi Ferrari, Tod's, Salvatore Ferragamo, Versace, Artemide, Biondi Santi, Brunello Cucinelli, Ducati, Zegna, Etro, Flos, Kartell, Illy, Loro Piana, Max Mara, Masi Agricola, Missoni, Riva, Technogym, Valentino, Venini e altri) per studiare e approfondire eventuali forme o percorsi di valorizzazione della Galleria Vittorio Emanuele II.
«Sì è vero, abbiamo ricevuto questa lettera», conferma a MF-Milano Finanza l'assessore al Bilancio di Milano, Bruno Tabacci. «Siamo ben disposti rispetto alla proposta», aggiunge il politico centrista, «naturalmente però adesso bisogna verificare la fattibilità dell'operazione, che comunque dai primi sondaggi non sembra impossibile».
Tabacci preferisce non aggiungere altro «perché siamo soltanto all'inizio di una bella avventura». L'avventura non è solo suggestiva, ma potrebbe portare un notevole sollievo alle casse di Palazzo Marino, visto che il valore dell'intera Galleria è stimato intorno a 1 miliardo. Il progetto è ambizioso ma anche costellato da ostacoli, e per questo la fase attuale è quella in cui il Comune dovrà fissare il percorso per avere piena disponibilità del bene, il cui valore storico rende delicata la fase di approvazione dei progetti. In pratica non sarà semplice ottenere tutti i permessi necessari a realizzare un'operazione di valorizzazione.
Il meccanismo però è già stato sperimentato e non a caso la strada cui sta pensando l'assessore al Bilancio è quella tracciata con il modello «affitto a Prada», che di recente ha vinto la gara per occupare lo spazio che era di Mc Donald's battendo Apple e offrendo un aumento del 150% del canone annuo di base. Un'operazione che testimonia l'appetibilità dell'asset-Galleria. L'idea finale, anche se i passaggi tecnici vanno tutti ancora definiti, sarebbe di arrivare a creare una società il cui 51% resterebbe in possesso di Palazzo Marino e il cui 49% sarebbe invece aperto a soggetti privati.
In questo senso il ruolo di Altagamma sarà esclusivamente di pivot per quegli associati che vorranno prendere parte all'operazione dal forte contenuto sociale, culturale ed economico. E se il valore stimato della Galleria dovesse essere confermato, per il Comune l'incasso minimo preventivabile dovrebbe aggirarsi intorno a 400-450 milioni. Una cifra che darebbe non poco ossigeno alla luce del fabbisogno delle casse della città stimato, per il 2012, fino a 580 milioni.
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