COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Massimo Franchi per “il manifesto”
Scricchiola Confindustria, scricchiola la leadership di Carlo Bonomi. Eletto trionfalmente l' ex presidente di Assolombarda sta affrontando problemi sempre più complessi tanto da essere stato costretto a prendere decisioni senza precedenti - esautorando addirittura una sua categoria nelle trattative per un contratto nazionale - che stanno scontentando molte categorie e grosse imprese che lo hanno eletto solo tre mesi fa.
Il caso scottante è quello del contratto dell' industria alimentare. Appena eletto, Bonomi ha disconosciuto il contratto dell' industria alimentare, sottoscritto invece da molte organizzazioni di categoria. Troppi - per lui - i 119 euro di aumento salariale previsti nell' accordo sottoscritto e rivendicato da Cgil, Cisl e Uil.
Dopo un primo tentativo del suo vice Maurizio Stirpe - uomo del dialogo con i sindacati - di convincere i big dell' industria alimentare - Barilla, Ferrero, Danone e altri - a ritirare la loro firma, Bonomi ha tentato lui stesso di cercare una soluzione in un incontro con il presidente di Unionfood Marco Lavazza (in rappresentanza anche di altre due associazioni firmatarie: Assobirra e Ancit). L'incontro non ha sortito effetto: nessuna sigla ha deciso di ritirare la firma dal contratto.
Bonomi quindi - con una decisione senza precedenti - ha deciso di mandare una lettera a tutte le organizzazioni di impresa che non hanno firmato il contratto convocandole per il 5 ottobre. In questo modo Bonomi ha di fatto esautorato Federalimentare, organizzazione di Confindustria che aveva deciso di non firmare il contratto all' ultimo momento dopo aver condiviso tutta la trattativa.
Altro fatto senza precedenti: Bonomi ha reso pubblico con le altre organizzazioni l' incontro con Unionfood e ciò che era stato discusso contro la volontà di Lavazza, dimostrando spregio per la volontà altrui.
Con queste due mosse Bonomi dimostra di essere in grande difficoltà intera. E soprattutto di non saper più che pesci pigliare per uscire da un cul de sac in cui esso stesso si è infilato. Nella lettera infatti Bonomi è costretto ad ammettere che «i sindacati sostengono che l' intesa è da considerarsi l' unico contratto possibile per l' industria alimentare».
Dopo aver lanciato i «contratti rivoluzionari» «slegando il salario dall' orario» come nuovo modello, il presidente di Confindustria a dovuto far marcia indietro rilanciando il Patto della fabbrica firmato da suo predecessore Vincenzo Boccia nell' incontro con Cgil, Cisl e Uil.
Da quel giorno è stato sottoscritto un altro contratto nazionale - quello della gomma -plastica con un aumento di 61 euro - ma nient' altro si è mosso, a partire dal contratto della sanità privata. Su quest' ultimo venerdì 25 settembre Bonomi dovrà convincere le organizzazioni territoriali dell' Aiop a firmare il pre-accordo. Un' altra missione quasi impossibile in cui solo un grande mediatore potrebbe riuscire. Proprio il ruolo che Carlo Bonomi ha sempre criticato, ritagliandosi la fama - ora già assopita - di leader visionario.
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