DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1- BARCLAYS: SI DIMETTE L'AD DIAMOND DOPO SCANDALO LIBOR
(ANSA) - Robert Diamond, l'amministratore delegato di barclays, si è dimesso con effetto immediato dalla sua carica a seguito dello scandalo Libor, il tasso manipolato dall'istituto di credito. E' quanto si legge in un comunicato. Le dimissioni arrivano dopo una forte pressione politica sui vertici della banca britannica.
Il presidente del gruppo Marcus Agius, anche lui in uscita, assumerà temporaneamente le deleghe di Diamond e gestirà la ricerca di un nuovo amministratore delegato "immediatamente". Nel comunicato ufficiale Diamond ricorda di aver lavorato nel gruppo "da 16 anni" e di aver "sempre agito in quello che ritenevo essere il miglior interesse per il gruppo". Ora "la pressione esterna su Barclays è arrivata a un livello che rischia di danneggiarla e non posso permettere che questo accada" aggiunge l'ex ad.
2- BARCLAYS: ANCHE DIRETTORE GENERALE RASSEGNA DIMISSIONI
(ANSA) - Jerry del Missier, direttore generale di Barclays, ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato in seguito allo scandalo dei tassi d'interesse manipolati. Questa mattina si è dimesso l'ad del gruppo Robert Diamond, ieri il presidente Marcus Agius.
3- DIAMOND TIRA IN BALLO FIGURE DI SPICCO GOVERNO
(ANSA) - "Figure di spicco del governo" avrebbero chiesto nel 2008 a Paul Tucker - l'attuale vicegovernatore della Bank of England - come mai Barclays fosse spesso nelle posizioni 'alte' del Libor. Lo rivela una mail scritta dall'ex ad di Barclays Bob Diamond depositata alla commissione parlamentare del Tesoro. La mail prosegue suggerendo l'ipotesi che Tucker fosse stato a quel punto messo al corrente delle manipolazioni da parte di altri istituti e che Barclays non "dovesse apparire per forza nelle posizioni alte".
4- SULLE DIMISSIONI DI CHI SCOMMETTONO GLI ALLIBRATORI DI LONDRA
Michele Masneri per IlFoglio.it
L'ultimo banchiere della vecchia scuola che si sacrifica per il bene della ditta e per salvare il delfino più giovane e arrembante. Così è descritto da chi conosce bene la situazione Marcus Agius, il presidente della Barclays che ieri a sorpresa si è dimesso in scia allo scandalo libor.
La banca, insieme alle "colleghe" Royal Bank of Scotland, Hsbc e diverse altre, è accusata di aver manipolato le informazioni sui prestiti interbancari, falsando così la formazione del libor, il tasso al quale le banche si prestano denaro tra di loro e che ha importanza fondamentale, non fosse altro perché è anche uno dei parametri su cui si decidono le rate dei mutui.
Nei giorni scorsi la Financial Service Authority (la Consob britannica) ha comminato una multa da 290 milioni di sterline a Barclays, ma nelle prossime ore potrebbero arrivare provvedimenti più pesanti, mentre lo scandalo comincia a lambire anche la Banca d'Inghilterra. Il vicegovernatore, Paul Tucker, potrebbe dover riferire al Parlamento, perché sembra che le operazioni sospette di Barclays avessero il suo benestare. Ieri pomeriggio il primo ministro britannico, il conservatore David Cameron, ha confermato l'istituzione di una commissione parlamentare che "avrà accesso a documenti ufficiali e ministeriali, anche quelli del precedente governo, e potrà interrogare testimoni sotto giuramento".
Di sicuro per Barclays la situazione rimane pesante e il maggior indiziato è Bob Diamond, amministratore delegato dell'istituto, personalità arrembante più volte finita negli scandali per i suoi stipendi mirabolanti (4 milioni di sterline di salario base), per operazioni controverse (l'acquisto del ramo investimenti di Lehman Brothers) e per una certa sfrontatezza: l'anno scorso, appena arrivato al vertice di Barclays, disse che "il tempo delle scuse e dei rimorsi per i banchieri è finito".
Rispetto a Bob "l'americano" - nato in Massachusetts, "faccia impresentabile del capitalismo" secondo Lord Mandelson, "Teflon Bob" secondo la stampa per il suo essere antiaderente alle critiche - il dimissionario Agius non poteva essere più distante. All'apparenza, perlomeno. Il sessantacinquenne presidente dell'istituto ha lasciato il posto "per il bene dell'azienda", per "tutelarne la credibilità " e anche perché "lo scaricabarile, arrivato a me, non può più andare avanti".
In molti pensano che Agius non abbia colpe nella vicenda, tranne forse quella di essere stato troppo accondiscendente con Diamond. Anche lo stile dei due personaggi non potrebbe essere più diverso: sessantacinque anni, alto e magro, ex studente di Cambridge e Harvard, famoso per il suo contegno british e i suoi abiti di sartoria, le passioni per la caccia e il giardinaggio e l'odio per la celebrità , Agius sembra l'impettito Archie, protagonista di "Un Pesce di nome Wanda", il film dei Monty Python.
Prima di arrivare alla banca della regina, nel 2006, è stato per trent'anni a Lazard, tempio internazionale della grande finanza (per i detrattori, finanza ebraico-massonica), dove, seppur cattolico (gli Agius sono una antica stirpe maltese), ha scalato tutte le posizioni entrando nel 1972 e arrivando a essere prima capo della filiale inglese, poi vicepresidente mondiale del gruppo.
La finanza del resto è di casa dagli Agius: il padre era presidente della banca Schroeders, suo cugino Nicolas dirige la Warburg e lui stesso ha sposato Katherine de Rothschild, rampolla del ramo inglese della famiglia. Niente a che vedere con Kate Rothschild, sua cugina, che dopo aver sposato nel 2003 l'altro rampollo Ben Goldsmith, finisce sui tabloid un giorno sì e uno no per le sue torride storie extraconiugali. Katherine de Rotschild è invece una tranquilla signora sessantenne che traffica in antichità (grande passione anche di Agius) e che è impossibile trovare tra le foto di Tatler.
Il padre Edmond, venuto a mancare nel 2009, è stato una figura di spicco del capitalismo inglese: come il genero, teorico di un modo di fare banca vecchia maniera, poco incline a derivati e operazioni sintetiche. Esempio seguito da Agius, che nel 2009, dopo la prima ondata della crisi finanziaria, disse in un'intervista che "le banche sono finite nei guai perché tutti cercano di fare troppi soldi in maniera troppo veloce e in settori che non conoscono.
Tutti hanno visto quanti soldi si possono fare con le attività di investment banking e con il trading e ci si buttano, senza avere esperienza". Lui questa esperienza l'ha sempre evitata: secondo un vecchio articolo della rivista britannica Private Eye, quando arrivò a Barclays venne istruito da un apposito staff, di domenica e a porte chiuse, a utilizzare il bancomat, strumento che mai aveva adoperato, perché nei suoi anni a Lazard un segretario particolare gli procurava il suo argent de poche in una busta gialla, ogni settimana.
Al di là delle caricature, Agius è più un banchiere "di sistema" che non uno di questi rampanti che giocano coi tassi: è un grande esperto di fusioni e un negoziatore anche duro. Fu lui che nel 2006 vendette la British Airports Authority (BAA), la società che gestisce gli aeroporti londinesi di Gatwick, Stansted e Heathrow, agli spagnoli di Ferrovial dopo trattative durate mesi e che fruttarono la cifra colossale di 10 miliardi di sterline. E fu sempre lui nel 2007 a far entrare i fondi sovrani sauditi nel capitale pericolante di Barclays (con 7 miliardi di sterline), preferendo con spirito molto inglese i soldi mediorientali piuttosto che un commissariamento di stato da parte di Londra.
Con il suocero Rothschild condivideva non solo la passione per il giardinaggio (Rothschild era presidente della Reale società di agricoltura, lui è a capo dei Royal Botanic Gardens di Kew) ma anche la responsabilità sociale d'impresa, cioè la beneficenza, a cui ha dato impulso nei suoi anni a Barclays. E' anche consigliere indipendente della Bbc, e fino a ieri, era presidente della British Bankers Association, l'Abi inglese. Ma da questa carica ha preferito dimettersi.
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