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SI FA PRESTO A DIRE “DAZIO” – QUALCUNO DICA A MELONI CHE È SCOPPIATO IL CAOS DELLE TARIFFE MULTIPLE TRUMPIANE PER I PRODOTTI DEL MADE IN ITALY: DA LUNEDÌ, LA CASA BIANCA HA ESTESO L'APPLICAZIONE DI DAZI AL 50% A OLTRE 400 NUOVE CATEGORIE MERCEOLOGICHE. MOBILI, CLIMATIZZATORI, MACCHINARI PER L'INDUSTRIA: CENTINAIA DI PRODOTTI SUBIRANNO UN BALZELLO AGGIUNTIVO A QUELLO UNIVERSALE DEL 15% – LA DENUNCIA DEGLI IMPRENDITORI ITALIANI: “TROPPI DOCUMENTI, COSÌ L’EXPORT È IMPOSSIBILE”
Estratto dell’articolo di Sara Tirrito per “La Stampa”
Ursula von der leyen e donald trump a Turnberry in Scozia - foto lapresse
Non è ancora del tutto chiaro, ma una cerniera, un piedino, una lamiera, ogni grammo di metallo oggi sta innescando un labirinto burocratico. Da lunedì 18 agosto, la Casa Bianca ha esteso l'applicazione di tariffe doganali del 50% a oltre 400 nuove categorie merceologiche.
Mobili, climatizzatori, forchette, coltelli, macchinari per l'industria: centinaia di prodotti subiranno un dazio aggiuntivo a quello universale del 15%.
Tutto per il momento è avvolto da una nube di caos, ma da quanto ricostruito finora tramite imprese esportatrici e fonti doganali, il nuovo meccanismo richiede la scomposizione analitica di ciascun elemento.
donald trump giorgia meloni foto lapresse
Le società che esportano devono cioè presentare in fattura o con documenti allegati indicazioni precise sui valori dell'alluminio o dell'acciaio presente nel prodotto finito e specificare la nazione in cui sono stati fusi i metalli di base.
Tra i più esposti finora sono i produttori di macchinari e apparecchi industriali. Lo sottolinea Alessandro Riello, a capo dell'azienda di climatizzatori Aermec nata nel 1920 in Veneto: «Pende sulle nostre teste una probatio diabolica», dice. Con un fatturato di circa 300 milioni, l'impresa dipende dagli Usa per il 10% dei ricavi ma adesso si ritrova a mettere in dubbio tutte le procedure di fatturazione per l'estero.
«Il problema riguarda elementi di base come lamiere, alluminio, ma anche la componentistica dei circuiti che usiamo per i nostri macchinari: elettronica, scambiatori, compressori che sono il cuore pulsante di una macchina frigorifera», spiega Riello.
[...] Una difficoltà che al momento è quasi insormontabile, visto che a dover essere indicato sembra sia anche il Paese di origine in cui è stato fuso l'acciaio per le singole componenti presenti.
«Abbiamo fornitori americani con stabilimenti non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa e in Estremo Oriente. La componentistica può provenire dalla Cina anche per multinazionali con fabbriche in Europa. Ricostruire una catena di questo genere è impossibile. Si stanno aggiungendo complessità a complessità già esistenti e alcuni mercati diventeranno inaccessibili da servire».
Altrettante incertezza vive la filiera del legno-arredo, che ha negli Usa il primo mercato extra-europeo. Nel 2024, l'intero comparto vi ha esportato beni per 2,2 miliardi di euro. «Prima eravamo sufficientemente sicuri che il dazio fosse al 15%, adesso stiamo cercando di capire a pieno come presentare i mobili alla dogana – spiega Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo –. Si pensi alle cerniere delle porte, degli armadi, delle cucine. Dovremmo misurarne la presenza metallica una per una? Come dovremmo calcolarlo e dichiararlo nelle fatture?».
[...]
MEME SU DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI BY EMILIANO CARLI
La confusione regna anche oltreoceano, con dogane statunitensi che non si comportano tutte alla stessa maniera e prospettive incerte per chi fa acquisti dagli Usa. «Gestire i dazi supplementari sarà incredibilmente difficile soprattutto per i piccoli importatori statunitensi – spiega Jason Miller, professore di Supply chain management alla Michigan State University –.
Un macchinario agricolo assemblato in Italia potrebbe facilmente avere parti di acciaio e alluminio provenienti da una dozzina di Paesi. Ed è improbabile che il metallo sia stato fuso tutto in un singolo Stato».
Miller è scettico sulla possibilità che questa strategia paghi nel lungo termine: «Non conosco nessun economista di rilievo che si aspetti che una serie di dazi porti a un deciso aumento della produzione domestica». Il rischio è opposto: «Molte tariffe colpiscono il commercio intermedio, rendono semplicemente più costoso produrre beni negli Stati Uniti».
ursula von der leyen e donald trump in scozia
A lungo termine, secondo il docente, la tattica danneggerà gli americani. «Il resto del mondo si sta concentrando sulla liberalizzazione commerciale, mentre Donald Trump va nella direzione opposta, molte aziende internazionali potrebbero porre meno enfasi sugli Stati Uniti». E quindi diversificare verso altri mercati.
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