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1. CIMBRI TOGLIE CASTAGNA DAL FUOCO
DAGONEWS
Cimbri toglie Castagna dal fuoco. Nel risiko delle banche, che si è bruscamente arrestato causa coronavirus, oggi si legge sui giornali di un'operazione Banco BPM-UBI, con la prima che sogna di andare a nozze con la seconda, ma solo consensuali. In realtà l'operazione tra le due banche era stata studiata mesi fa, e come spesso accade nei casi in cui si cerca un marriage of equals si è arenata su chi dei due manager, tra Victor Massiah e Giuseppe Castagna, avrebbe comandato sulla banca post-fusione. Perché qualcuno è sempre più uguale dell'altro.
La realtà è che Castagna ha presentato il suo piano industriale per Banco BPM e questo è stato bocciato dagli analisti. Alla richiesta esplicita di giornalisti e investitori su operazioni straordinarie, ha parlato di fusione con un'altra banca di medie dimensioni. E quella banca non è UBI, ma Bper.
Anche quest'operazione ha dietro il furbo amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri, con la collaborazione del suo amico Nagel in Mediobanca. Il primo azionista di Bper (ha il 19,7%) è infatti il gruppo assicurativo bolognese, che avrebbe il comando anche dopo la fusione visto che i primi soci di Banco BPM sono due fondi stranieri che hanno meno del 5% (Capital e Invesco).
La triangolazione con l'altro risiko, Intesa-Ubi, è infatti legata alle attività assicurative di Ubi, che nel piano di Carlo Messina sarebbero cedute a Unipol, mentre gli sportelli ''in eccesso'' finirebbero a Bper. Aggiungi Banco-BPM e ottieni quel progetto di bancassicurazione che è nel cuore di Cimbri da un bel po'.
In questo assetto, Castagna resterebbe amministratore delegato del nuovo gruppo, mentre Vandelli lascerebbe il comando. Il tutto ovviamente è fermo e lo sarà finché non si uscirà dal tunnel del virus.
Gian Maria De Francesco per “il Giornale”
«Spero di partecipare a un consolidamento che venga da molte banche di media dimensione che si uniscono piuttosto che da un' operazione ostile»: L' ad di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, nel corso della presentazione del piano al 2023 non ha svicolato dalle domande sulla nuova ondata di integrazioni ma, allo stesso tempo, ha cercato di non scoprire troppo le carte. «Stiamo facendo la nostra road map ovviamente su basi stand alone», ha dichiarato riferendosi alla Ops di Intesa su Ubi e ricordando di essere stato «un fautore del consolidamento sin dalle prime ore».
Fra qualche mese, anche Banco Bpm si guarderà intorno e «faremo le nostre considerazioni, consapevoli che, insistendo su territori ricchi e produttivi, si può anche andare avanti da soli». Una interpretazione delle parole del top manager, pertanto, non può pertanto prescindere da una riapertura del dossier Ubi (Castagna ha comunque escluso di aver sentito Massiah negli ultimi giorni) nel caso in cui l' operazione con Ca' de Sass non andasse in porto, visto il malcontento espresso dai tre patti di sindacato, due ufficialmente e quello bresciano informalmente.
La parte più interessante del nuovo piano strategico Banco Bpm, intitolato «sbloccare il nostro potenziale», è la remunerazione degli azionisti: sono previsti oltre 800 milioni di dividendi al 2023 con un payout medio intorno al 40% e la creazione di oltre 2 miliardi di ricchezza per gli azionisti. ll gruppo infatti stima un tasso annuo di crescita composto dei ricavi al 2023 dello 0,6% fino a quota 4,4 miliardi (dai 4,3 di fine 2019) ma, guardando solo alla componente core, il tasso sale al 2,1%, da 3,8 a 4,1 miliardi.
carlo fratta pasini giuseppe castagna
Grazie al rafforzamento del comparto del risparmio gestito e dal maggior focus sui servizi a valore aggiunto le commissioni sono stimate in crescita, mentre il margine d' interesse calerà a causa dello scenario di tassi di interesse bassi, solo in parte compensato dalla crescita degli impieghi dai 105,8 miliardi del 2019 a 116,3 miliardi. L' utile a fine piano è visto attorno ai 770 milioni con un Cet 1 superiore al 12 per cento.
Sono, inoltre, calendarizzate 1.100 uscite su base volontaria tramite prepensionamenti con l' ingaggio di giovani talenti a fronte di una sostanziale stabilità del costo del lavoro (da 1,7 a 1,66 miliardi). In agenda anche la chiusura di 200 filiali e la cessione di immobili per 1 miliardo di euro.
Per ora, l' epidemia di coronavirus non preoccupa. I target, si spiega dall' istituto, sono «pienamente confermati» anche in uno scenario di rallentamento economico nel 2020. Banco Bpm al momento non prevede un aumento del flusso di Npl.
«Non consideriamo per ora alcuna possibilità di questo tipo perché tutti dicono che la lo scenario più probabile è uno scenario a V nel 2020 e non uno scenario prolungato», ha spiegato Castagna precisando che «se questo accadesse, dovremmo cambiare le assunzioni del piano». Lo scenario macro utilizzato prevede un -0,1% di Pil nel 2020. Ieri in Piazza Affari Banco Bpm ha ceduto l' 8,23% in quanto le sale operative si aspettavano maggior visibilità sull' M&A e più allarmismo sul quadro macroeconomico.
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