DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
DAGOSPIA RIVELAVA, ALL'INDOMANI DELL'USCITA DI MARIO GRECO E BEN PRIMA DELLA NOMINA AL SUO POSTO DI PHILIPPE DONNET, EX MANAGER DI AXA: GENERALI È NEL MIRINO FRANCESE
Da Dagospia del 27 gennaio 2016
1. GENERALI ALLA PARTITA FRANCESE LE VOCI SPINGONO IL TITOLO
Sergio Bocconi per il ''Corriere della Sera''
La partita Vivendi-Mediaset, che al centro vede Vincent Bolloré, ha immediatamente rinnovato lo scenario finanziario che da anni a più riprese è stato proposto e smentito: l' unione fra le due compagnie di assicurazioni, la francese Axa e l' italiana Generali, rispettivamente seconda e terza in Europa per ricavi e capitalizzazione.
E proprio il ritorno dell' ipotesi di un simile merger è rintracciabile nelle indiscrezioni riportate da alcune agenzie di un interesse del numero uno europeo del settore assicurativo, il gruppo tedesco Allianz, per le attività del Leone in Francia. Se Trieste vendesse, l' operazione con Axa sarebbe libera da un ostacolo antitrust altrimenti difficilmente superabile.
philippe donnet gabriele galateri di genola alberto minali
L' ipotesi, che forse ha contribuito ieri al rialzo del titolo Generali, che ha guadagnato l' 1,62% a quota 14,40 euro, è stata però oggetto di una smentita netta: fonti della compagnia triestina hanno ricordato quanto ha indicato il group ceo Philippe Donnet all' Investor day il 23 novembre.
In quell' occasione il top manager ha detto che il gruppo non intende lasciare il mercato francese, che per le Generali è il terzo in termini di ricavi con 11,3 miliardi di premi (dietro dunque solo all' Italia con 25 e alla Germania con 18 miliardi circa) bensì ha l' obiettivo di rafforzarlo. Le fonti del Leone hanno dunque precisato che «la strategia del gruppo annunciata all' Investor day prevede l' uscita da 13-15 mercati. La Francia non è tra questi». Insomma, il terzo polo del gruppo non è in vendita.
Sempre in quello stesso giorno Donnet aveva anche sottolineato che la Francia è per Trieste «uno dei Paesi più importanti» per il quale la priorità è «migliorare e incrementare ancora di più risultati e margini». Per quanto riguarda poi eventuali operazioni con Axa sempre il group ceo ha dichiarato alla stampa francese che «un' eventuale fusione non è proprio all' ordine del giorno».
Allianz e Axa non hanno rilasciato alcun commento sulle indiscrezioni, come è consuetudine per le due compagnie.
E non si può certo presumere che il silenzio possa difendere posizioni differenti visto che scenari di nozze Axa-Generali non sono mai stati oggetto di dichiarazioni da parte dei vertici transalpini.
È evidente che da un lato la partita Mediaset Vivendi, dall' altro la presenza di alcuni top manager francesi nei vertici della finanza italiana (oltre a Donnet, anche Jean Pierre Mustier a capo di Unicredit) danno sapore a menù che prevedono fusioni. Scenari resi anche più appetibili dalla differenza di dimensioni in Borsa: Axa, il cui titolo ieri non si è mosso, capitalizza 59 miliardi mentre il Leone ne vale 22,4.
In più chi "tifa" per una scalata rileva che le azioni Generali hanno guadagnato dall' investor il 25% circa.
alberto minali gabriele galateri di genola philippe donnet colpiti dalla bora
Ma, a parte il fatto che al rialzo del Leone hanno contribuito report di analisti post Investor day, l' andamento positivo del mercato italiano dopo il referendum, il trend positivo delle quotazioni delle compagnie (comprese Allianz e Axa) che gli stress test stanno confermando solide, le ipotesi di scalata devono tenere conto di un particolare non secondario: le Generali possono contare su un azionariato italiano che appare compatto e può pesare complessivamente intorno al 23-24%.
A fianco del primo socio, Mediobanca con il 13%, ci sono Francesco Gaetano Caltagirone con il 3,5-4% (tendente al 5), Leonardo Del Vecchio con il 3,2%, De Agostini con l' 1,6%, Benetton con l' 1%.
Inoltre i mega-merger in campo finanziario e assicurativo sembrano poco favoriti da differenze di modelli di business, di culture aziendali e da freni regolamentari.
2. LE MIRE SUL LEONE DI TRIESTE E I POSSIBILI ERRORI
Daniele Manca per il ''Corriere della Sera''
È sempre stato il gioiello di Casa Italia. Le Generali, la compagnia alla quale Enrico Cuccia con la sua Mediobanca ha dedicato una vita per preservarla, farla crescere e renderla competitiva, a intervalli ricorrenti vengono ritenute uno degli obiettivi più appetibili da parte dei colossi esteri. E trattandosi delle Generali, in tempi per di più turbolenti, l' Italia farebbe bene a tenere il faro ben acceso su quanto avviene a Trieste.
Già la scorsa estate si parlò di un possibile interesse dei francesi di Axa che ad agosto scorso valevano in Borsa più del doppio del Leone di Trieste. All' inizio di dicembre è tornato a parlarne «il Giornale». Ieri Bloomberg ipotizzava possibili cessioni del ramo francese di Generali propedeutico (per evitare le ire dell' antitrust) alle nozze con Axa.
Si sta parlando di uno dei maggiori attori del risparmio degli italiani. È di pochi giorni fa il passaggio di un altro grande protagonista, Pioneer, da Unicredit ai francesi di Amundi (Credit Agricole). Il risparmio, soprattutto in Paesi come il nostro, garantisce quel polmone finanziario che alimenta l' economia di una nazione. Tutte le attenzioni e preoccupazioni sono lecite. Non a caso per Pioneer si erano fatte avanti anche le Poste, proprio per tentare di tenere nei confini nazionali le scelte strategiche di attori così importanti.
Generali ieri in Borsa, dopo una fiammata del 5%, ha chiuso, dopo le precisazioni della compagnia, con un più 1,6%. I volumi sono stati alti, alle 12 erano passati di mano 16 milioni di titoli contro gli 11 di media degli altri giorni. Il mercato ha sempre pensato che Mario Greco, ex numero uno di Generali, ora alla svizzera Zurich, potesse accarezzare l' idea già delineata in passato di una possibile unione. Ma questo potrebbe spingere Axa e Allianz a intervenire come cavalieri bianchi.
Pensando a una futura spartizione? Fantafinanza?
Può darsi. Anche perché Axa ha un nuovo capo, il tedesco Thomas Buberl che deve avviare rilancio e nuovo piano industriale.
Ma il nume tutelare resta Claude Bébéar, mentore di Vincent Bolloré socio di Mediobanca (a sua volta primo azionista di Generali) e di Philippe Donnet, numero uno oggi del Leone di Trieste che sta traghettando la compagnia verso il futuro.
3. GENERALI TRA ALLIANZ E AXA: L' ALTRO PIANO DI BOLLORÉ
Marcello Zacché per ''il Giornale''
Tornano, più forti di 10 giorni fa, le voci allora riportate dal Giornale di una trattativa per un' operazione clamorosa: la cessione da parte delle Generali delle attività francesi al gruppo assicurativo tedesco Allianz. Le ha rilanciate ieri l' agenzia Bloomberg, citando fonti interne ad Allianz. Le stesse che in ogni caso non garantiscono la riuscita dell' operazione, anche per problematiche legate all' antitrust europeo.
Al Giornale risulta che contatti esistano e che il viaggio in Germania dei vertici triestini sia imminente: un incontro tra l' ad delle Generali, Philippe Donnet, e il ceo di Allianz, Oliver Bäte, sarebbe in agenda per lunedì a Monaco, negli uffici di Morgan Stanley, che segue il Leone come advisor.
Allianz non ha commentato l' indiscrezione, mentre da Trieste hanno ricordato che, nell' investor day dello scorso 23 novembre, Donnet non ha parlato di lasciare il mercato francese. Anche se, come noto nel mondo della finanza, certe convinzioni possono sempre cambiare, specialmente di fronte a offerte molto interessanti. In proposito, un report di Equita ieri ha fatto notare che se il piano di cessioni delle Generali non include la Francia, «allo stesso tempo la presentazione del piano si è focalizzata esclusivamente su Italia e Germania, tralasciando la Francia». In Borsa il titolo ha chiuso in rialzo dell' 1,6% a 14,4 euro.
Negli ultimi 10 giorni il rialzo è stato del 13%; soprattutto perché la cessione di Generali France sarebbe propedeutica al vero obiettivo finale: un' aggregazione in terra di Francia tra Generali e Axa.
L' operazione, che finora non ha mai trovato conferme, sarebbe una delle opzioni di Donnet, ex manager di Axa nonché amico di Vincent Bolloré, il raider che ha appena lanciato la scalata a Mediaset con il gruppo Vivendi.
Lo stesso Bolloré, come noto, è anche il secondo azionista, con quasi l' 8%, di Mediobanca; che a sua volta detiene la quota più importante delle Generali (il 13%), di cui lo stesso Bolloré è stato vicepresidente. Qualora l' esistenza di un tale disegno avesse una sua concretezza, si tratterebbe di qualcosa di enorme. A maggior ragione ora che l' aggressività del capitalismo francese è venuta allo scoperto e ha già coinvolto prima Telecom, poi Mediaset.
Non solo. Essendo a questo punto intervenuto il governo, c' è da immaginare che un attacco alle Generali - che detiene nelle sue riserve circa 70 miliardi di titoli di Stato italiano - sarebbe seriamente ostacolato dal sistema.
Non è un caso che il maggiore investitore privato del Leone con il 3,5%, Francesco Gaetano Caltagirone, in questi giorni, in privato, si è espresso chiaramente contro una riduzione del perimetro delle Generali che devono restare forti e indipendenti. Potrebbe allora essere proprio Caltagirone, buon amico di Bolloré (nonché di Flavio Cattaneo, il supermanager scelto da Vivendi per Telecom) il perno, finanziario e relazionale, intorno al quale tenere ancorata l' italianità delle Generali.
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