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Luca Pagni per la Repubblica
ignazio visco piercarlo padoan
Sarà perché sono entrambi economisti. Ed entrambi sono stati responsabili di uffici studi per istituzioni di primo piano, come la Banca d' Italia e l' Ocse. Ma non può non colpire la comunanza di vedute con cui Ignazio Visco e Pier Carlo Padoan hanno risposto, dal palco del Festival dell' Economia di Trento, sul tema delle possibili elezioni anticipate.
Sabato era stato il ministro "tecnico" del governo Gentiloni a sostenere che «l' incertezza politica pesa più della fine del Quantitative easing», il riacquisto di titoli da parte della Bce che sta sostenendo le finanze pubbliche dei paesi del sud Europa, Italia in primis. «I mercati - ha spiegato Padoan - stanno già scontando il possibile aumento dei tassi di interesse, mentre è molto più difficile prevedere il grado di governabilità del paese che uscirà dal prossimo Parlamento ».
Ieri, è stata la volta del governatore della Banca d' Italia. Pur con un approccio più prudente, il senso della risposta è stato lo stesso: «Difficile dare un giudizio sul nuovo sistema elettorale perché non è ancora chiaro il modello che verrà proposto. Credo, però, che i mercati reagiscano molto all' incertezza. E, in questo momento, immagino che dicano: fate una riforma, mettetela in chiaro e capiremo. Per ora non la capiscono e non possono che essere nervosi».
In pratica, sia da Padoan che da Visco è partito un messaggio che ha come primo destinatario Matteo Renzi: il segretario del Pd, in più occasioni, ha minimizzato il rischio di elezioni anticipate. Ma i due economisti sembrano pensarla all' opposto. Molto più vicini alla posizione sostenuta dall' ex premier Enrico Letta, uno degli ospiti più applauditi del Festival di Trento, il quale ha sostenuto che «non si fanno le riforme elettorali per andare a votare subito dopo».
enrico letta matteo renzi campanella
A propositi di riforme, il tema è stato toccato anche da Visco. E anche questo è apparso alla platea un invito a non sacrificare quanto è stato fatto fino a ora sull' altare delle elezioni. A cominciare dagli interventi sui conti dello Stato. Il debito pubblico «è un fattore di debolezza cruciale di freno e vulnerabilità della crescita. Gli squilibri quando si accumulano si finisce per pagarli tutti insieme», ha ammonito Visco per il quale il processo di riduzione del debito «è un impegno faticoso» e va fatto «posta per posta, elemento per elemento ». «Non c' è una ricetta magica».
A suo dire, i guai dell' Italia sono cominciati quando, allo scoppio della crisi, sia il pubblico che le imprese private non sono state capaci di intercettare la spinta verso le nuove tecnologie e preparare i giovani alle nuove sfide. Provocando una caduta della produttività che ha inciso sulle entrate fiscale e sui conti pubblici. Tema ancora attualissimo: «Se mi permettete una battuta c' è bisogno di una scuola buona, più che di una buona scuola».
protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 11
Infine, un rimprovero alle imprese: «Per stare sul mercato, hanno ridotto i costi, sostituendo i pensionati con giovani, anche più preparati ma con contratti precari. Non sorprenda se poi i migliori appena possono se ne vanno ». Quanto al salvataggio delle quattro banche popolari (Etruria, CariChieti, Marche e Carife) Visco ha ricordato come «la nostra percezione era che si sarebbe dovuto usare il fondo interbancario ma la possibilità non fu concessa al governo italiano e forse ci stanno ripensando».
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