DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
Alessandra Bocci per La Gazzetta dello Sport
Il viso sembra ancora più magro, tirato, ma è una stanchezza lucida quella che accompagna Massimiliano Allegri dentro la grande delusione. La partita con il Real Madrid non è stata un' occasione sbagliata, perché il Real è più forte e Allegri lascia il Millennium Stadium con la certezza di essere arrivato, con la sua squadra, al limite massimo.
Passa davanti ai giornalisti prima di salire sul pullman e si lascia andare a un rimprovero collettivo: per lui, avere catalogato la Juve come favorita contro gli spagnoli è un' assurdità, «una cosa folle». Non è arrabbiato, Allegri, casomai svuotato. Ma lucido e vago soltanto sul suo futuro. «E' da vedere». E via nel buio di una notte destinata ad analisi e dubbi da fugare.
DUBBI Difficile prendere sonno dopo una partita così. Allegri è un tipo realista, ma come tutti aveva accarezzato il pensiero di vincere, anche se appunto era consapevole del differente peso tecnico dei rivali. E questa è una delle cose che lo fanno pensare al futuro. «Resterò alla Juve e ci riproverò l' anno prossimo», ha detto davanti alle telecamere. Ma in tv le parole si raffreddano, non esiste il grigio, restano più impressi il bianco o il nero ed è meglio evitare di mostrarsi amletici troppo a lungo. Però Allegri è un uomo ambizioso e vuole essere attrezzato per fare l' ultimo salto, prima che la Champions sfuggente diventi un' ossessione per tutti.
A Torino sta bene, la Juve è un club che garantisce stabilità e i suoi collaboratori sono certi che alla fine l' allenatore livornese si lascerà convincere, rimarrà e abbandonerà il progetto di un anno sabbatico che nelle notti di cattivi pensieri va sempre bene. Però c' è da sedersi a un tavolo e discutere, come Allegri ha sempre dichiarato di dover fare a Champions conclusa. Il momento è arrivato, l' ultimo atto non è stato felice come la Juve sperava, ma restano da fare i conti per le prossime stagioni. Soldi dell' ingaggio, mercato, organizzazione degli obiettivi fra voglia di Champions e ristrutturazione di una squadra che ha bisogno sì di giovani per il lungo periodo, ma anche di elementi di peso se vuole davvero dare l' assalto alla coppa a breve termine. Bisognerà prendere una decisione: entro mercoledì il decisivo appuntamento con Marotta. Andare o restare? E soprattutto, restare come?
TEMPO Allegri adesso guadagna cinque milioni e mezzo. Il Psg gli fa la corte e gliene offre dieci. Dopo tre scudetti, coppe in Italia e due finali in Europa chiederà un ingaggio top: punta a una cifra intorno agli otto milioni più premi. Questo non è l' unico nodo da sciogliere, perché restare alla Juve è una ottima soluzione, però comporta anche dei rischi e pure su questo il tecnico sta ragionando. La squadra ha raggiunto ancora una volta un livello altissimo di risultati, ha fatto il pieno in Italia e ha sperato a lungo nel Triplete, consumandosi quasi nell' attesa di Cardiff: il rischio di una ripartenza lenta a questo punto è altissimo e non sempre le rincorse possono riuscire. La Juve era ripartita male dopo la finale persa a Berlino, poi aveva finito il campionato in gloria. Ma gli anni passano per i senatori, gli scudetti sono aumentati, la possibilità che la fame diminuisca con sei scudetti consecutivi in bacheca è altissimo. Neppure il settimo scudetto forse basterebbe a un ambiente ormai famelicamente orientato alla conquista della Champions League. Questa Juve ha cambiato atteggiamento in Europa, ha cambiato pelle sul piano tattico, ma per vincere ha bisogno di due o tre giocatori importanti, pronti subito. E questo è un altro dei tasti che Allegri terrà premuto con Agnelli e Marotta.
PROGRESSI Soldi in più, per se stesso, ma anche per un mercato di livello europeo: ottima idea ingaggiare giovani di grande prospettiva come Schick o Keita, però non sono questi i giocatori che possono aiutare la Juve a compiere l' ultimo step. Il caso Dybala aiuta a capire: Dybala è un talento e Allegri per lui ha avuto parole indulgenti nonostante la pessima prova di Cardiff, perché sa che bisogna passare da serate così per diventare top player.
Ma se non è riuscito a dare lo slancio giusto all' attacco della Juve lui che ha tanta qualità e che aveva già una stagione di Juve alle spalle, come può riuscirci chi è ancora più giovane e con esperienza internazionale ancora minore? La sfida per la prossima stagione è doppia: proseguire sulla strada del rinnovamento per mantenere alte le motivazioni e le energie da spendere in Italia, e insieme rafforzare sul piano della tecnica e della personalità, perché senza giocatori da Europa non si vince la Champions League.
Fra l' altro, con il nuovo sistema di gioco la panchina è diventata corta: non ci sono alternative di qualità e la finale di Cardiff ha messo a nudo il problema in maniera evidente. La dirigenza juventina non si è ancora posta il problema del rinnovo di Allegri perché tutta l' attenzione era rivolta a Cardiff, ma cominciare la prossima stagione con l' allenatore in scadenza di contratto e un progetto forte per l' Europa è impensabile. Il momento di decidere è arrivato. Per tutti.
LA BBC VACILLA
D.Pis. per il Giornale
Allegri non ha perso tempo e ha mandato due messaggi: «Io resto» e «La società sa di cosa c' è bisogno». Però il primo passo è capire chi si presenterà in ritiro.
Ad esempio per Bonucci c' è forte la tentazione della Premier e un passaggio nel messaggio su Instagram post-finale di Champions League qualche dubbio sul suo futuro lo lascia: «Resta l' orgoglio di aver fatto parte di questo gruppo». Al passato. E se il centrale azzurro dovesse davvero dire addio, per la difesa sarebbe il momento della rifondazione perché se ne andrebbe il più futuribile della BBC visto che Barzagli e Chiellini sono abbondantemente oltre i trenta.
Il riscatto di Benatia e Rugani sempre in rampa di lancio potrebbero non bastare. Ma con i 128 milioni incassati dall' arrivo in finale di Champions, le prime mosse bianconere sul mercato sono state concentrate sul reparto avanzato che, complice la rivoluzione tattica di Allegri e gli infortuni, è sempre stato in emergenza.
Schick è già stato annunciato in bianconero dal presidente della Samp Ferrero, Keita in scadenza con la Lazio nel 2018 è l' altro nome che va per la maggiore e con il quale c' è già un accordo. Ma rinforzare questa Juve non è semplice e bisogna puntare in alto per farlo. Douglas Costa del Bayern è l' ideale per il 4-2-3-1 di Allegri. La via italiana si chiama Bernardeschi che non vuole rinnovare con la Fiorentina. C' è poi il discorso centrocampo che a Cardiff ha mostrato il fianco: per il salto di qualità si possono fare solo nomi alla Verratti, mentre Iniesta sarebbe il big in uscita dai top club che prova ad aggiungere esperienza e qualità per l' Europa. Per dare sostanza, invece, si pensa a Fabinho del Monaco.
Anche Dani Alves deve decidere se tentare un' altra volta di far vincere la Champions a Buffon oppure scegliere una meta più o meno esotica per firmare il suo ultimo faraonico contratto. Comunque per le corsie della difesa De Sciglio resta un candidato forte anche se il Milan preferirebbe non darlo alla Signora.
E tra i pali è arrivato il momento di pensare al dopo Buffon che nel 2018 potrebbe dire davvero basta. Con Neto che non sembra intenzionato a un altro anno da secondo ecco salire le quotazioni di Szczesny, nell' ultima stagione in prestito alla Roma dall' Arsenal, se si volesse un portiere già pronto. L' alternativa è un giovane al quale Gigi farebbe da chioccia: Alex Meret. Dalla difesa all' attacco serve più di qualcosa, è la verità per la Juve della batosta con il Real.DPis.
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