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Filippo Facci per ''Libero Quotidiano''
Tanto tuonò che piovve, anche se tuonava da una vita: sinché ora ci siamo, Mediaset dovrebbe cedere la piattaforma Premium a Sky (questione di giorni, in teoria) anche se il ruolo dell' Autorità Antitrust in tutta l' operazione appare molto sottovalutato.
C' è un importante dettaglio infatti che nell' articolo del Sole 24 Ore di ieri (che ha dato la notizia, ma che curiosamente ha definito Sky «la pay tv di Murdoch», dimenticando che l' ha venduta a Comcast) appare quasi dimenticato: non tanto che l' Antitrust potrebbe tranquillamente mandare all' aria tutto, com' è vero, ma che la sua presidenza è vacante: l' ex Giovanni Pitruzzella infatti ha lasciato con anticipo il primo ottobre scorso (è andato alla Corte di Giustizia europea) e il successore non solo non c' è, ma per legge deve essere eletto in perfetta intesa dai presidenti di Camera e Senato: e sappiamo che Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati non sono d' accordo neppure sul fatto che d' inverno faccia freddo.
Non è un mistero che la Casellati abbia un rapporto diretto con Berlusconi (Silvio) che nell' affare Mediaset-Sky ha ovviamente un interesse, sicché il neo duro & puro Roberto Fico potrebbe bocciare per principio qualsiasi candidato a lei gradito, e comunque far perdere un sacco di tempo.
In teoria l' Antitrust avrebbe un mese di tempo per dare o non dare il consenso oppure per aprire una seconda fase che potrebbe durare altri 45 giorni. In più ci sarebbe anche il parere dell' Agcom, ma non è vincolante e di quello non frega a nessuno.
OPZIONE DI VENDITA
Resta la sostanza, intanto: Mediaset ha fretta di sbolognare le sue pay-tv esercitando l' opzione di vendita inserita negli accordi del 30 marzo scorso, accordi che prevedono un sacco di cose: lo sbarco di Sky sul digitale terrestre (ospite della piattaforma Mediaset), l' arricchimento dell' offerta Sky grazie ai canali di cinema con le esclusive Warner e Universal, soprattutto la vendita fisica della piattaforma da intendersi come l' intero carico umano e tecnologico formato da contratti di lavoro, forniture di hardware e software, decoder, smart card, customer care, marketing e insomma un sacco di gente, esclusi per fortuna - di Sky - i giornalisti. Il tutto per la bruttezza di 60 o 70 milioni di euro che sono niente, in confronto all' incredibile bagno di sangue in cui il Biscione ha rischiato di affogare sin dal 2007, anno in cui a Cologno si sono buttati nella disavventura della pay-tv senza mai fare utili (pur eternamente annunciati) e prendendo solo batoste nonostante i vari riposizionamenti: le carte prepagate a pochi euro, gli abbonamenti quasi «popolari», soprattutto la guerra sui diritti calcistici col loro mercato eternamente falsato.
Secondo stime assolutamente non ufficiali, in 12 anni l' intera operazione Premium potrebbe esser costata 7-800 milioni di euro a una Mediaset che semplicemente non nuotava nella sua acqua. Impossibilita a batterla sul suo terreno, l' azienda ha provato per anni a fare dumping cercando di danneggiare Sky in ogni modo, così da costringerla a scendere a patti: una guerra passata anche dall' acquisto dei diritti per la Champions League in esclusiva (da parte di Mediaset) grazie a un' offerta monstre: 690 milioni totali, questo dopo che Murdoch tre anni prima li aveva pagati 130 benché non in esclusiva. Eppure, anche quando Rupert Murdoch e suo figlio si trovarono ad Arcore (27 aprile 2015) l' accordo non fu trovato lo stesso e la guerra proseguì. Ma, per la Mediaset di Piersilvio Berlusconi, anche le perdite.
PIATTAFORMA UNICA
pier silvio berlusconi ai palinsesti mediaset 2018
Morale: sembra che ciascuno, come dire, stia tornando al mestiere suo. Mediaset torna a concentrarsi sul suo pane che era e resta la tv generalista, anche se non mancano dubbi su altre attività divagatorie del Gruppo (anche Radio Mediaset è in costante perdita, e l' amministratore delegato è dato in uscita nonostante l' eterno annuncio di prossimi breakeven: esattamente come accadeva per Premium) ma almeno ora non c' è più l' incubo di dover prima o poi investire in produzioni per le pay tv: come Netflix e la stessa Sky fanno in maniera difficile da eguagliare. Nella maggior parte dei paesi, del resto, raramente c' è spazio per più di una piattaforma: che sia in buona salute, almeno.
A Mediaset rimane la propria gallina dalle uova d' oro: quella tv generalista, ossia, il cui futuro è tutto da decifrare benché altri gruppi bussino timidamente alla porta: da Discovery alla stessa Netflix. L' unico dato certo è che, nonostante gli sforzi di definire continuamente un inafferrabile «pubblico italiano», nel nostro Paese ormai parlare di conflitto d' interessi sarà sempre più arduo: l' unico conflitto, dato il traffico, sarà quello del teleutente col proprio telecomando.
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