
DAGOREPORT – ASPETTANDO L'OPPOSIZIONE DE' NOANTRI (CIAO CORE!), VUOI VEDERE CHE LA PRIMA BOTTA…
Carlotta Scozzari per Dagospia
Rcs venderà o non venderà la controllata Unidad Editorial? E, se sì, a chi? Secondo quanto appreso da Dagospia, nel corso dell'incontro che si è tenuto la settimana scorsa in terra spagnola tra il management del gruppo editoriale e i sindacati del Comitato aziendale europeo (Cae), l'amministratore delegato Pietro Scott Jovane avrebbe ribadito che le attività possedute nel paese iberico sono "core" e perciò rientrano nel business principale del gruppo.
A differenza delle radio, per le quali invece sarebbe in corso una trattative per la cessione al fondo Clessidra. Certo, poi ci sarebbe da capire che cosa significhi che un asset è "core", cioè se tale definizione precluda del tutto una vendita ed, eventualmente, fino a quando. Non sembra questo essere il caso di Rcs. Un po' come accade in Telecom Italia, il cui ad Marco Patuano proprio nei giorni scorsi ha affermato che Tim Brasil è una società "strategica", e dunque "core", ma potrebbe comunque essere venduta nel caso qualcuno presentasse un'offerta interessante.
E proprio qui arriva il centro nevralgico della questione anche per il gruppo editoriale. Il fatto è che forse, almeno fino a ora, per Unidad Editorial non sono arrivate offerte giudicate interessanti. Sembra, infatti, che qualcuno si sia fatto avanti ma soltanto per rilevare "pezzi" della società spagnola. E va da sé che se Rcs fosse intenzionata a cederla preferirebbe farlo nella sua interezza.
Nell'ultimo mese, ad esempio, si erano rincorse voci di un possibile interesse per Il Mundo, che negli ultimi tempi ha spesso infastidito i cosiddetti poteri forti spagnoli, da parte di una cordata locale capitanata dal Santander di Emilio Botin. Un'eventualità che, tuttavia, sarebbe nuovamente stata esclusa dal management di Rcs in occasione dell'incontro di settimana scorsa con i sindacati (che ieri hanno incontrato i giornalisti in assemblea).
Jovane avrebbe, inoltre, confermato gli obiettivi per il 2013 previsti dal piano industriale (di cui invece oggi dubita il quotidiano "Mf") e avrebbe sottolineato come nei primi nove mesi il gruppo editoriale di via Rizzoli sia riuscito a risparmiare più di quanto previsto, così da battere le stime per la fine dell'anno. Sarà probabilmente anche merito della Spagna, che contribuirà con ulteriori esuberi per un centinaio di lavoratori a cui si aggiungerà anche una riduzione degli stipendi.
2- GLI OBIETTIVI DEL PIANO SONO GIA' A RISCHIO
Andrea Montanari per "MF"
Complice la crisi, ai piani alti di Rcs Mediagroup vengono monitorati con attenzione i target finanziari del piano industriale approvato a luglio e presentato alle banche creditrici per ottenere il rifinanziamento e la ristrutturazione del debito. Perché, come trapela, le indicazioni economiche elaborate dall'amministratore delegato Pietro Scott Jovane non sarebbero più così tanto aderenti all'andamento del business.
Tanto che c'è chi sostiene che non siano più attuali gli obiettivi di ebitda (40 milioni per il 2013 e quasi 90 per il 2014) indicati nel piano e di conseguenza i relativi rapporti di sostenibilità rispetto al debito, sceso nel frattempo da 845,8 a 547,4 milioni a fine settembre. Un primo campanello d'allarme è stato suonato dai conti dei nove mesi, dai quali è emerso che i ricavi su base annua non saranno più in calo del 10% rispetto al 2012 (come previsto nella semestrale) ma del 12%. Il che si traduce in un fatturato atteso per quest'anno di 1,33 miliardi contro la precedente stima di 1,36 miliardi.
Ovviamente calano automaticamente le attese sull'ebitda, sempre di poco inferiore al 3% del giro d'affari: si passerà da 40,85 a 39,94 milioni. Quel che è peggio è che se questo trend non si invertirà sarà dura per Rcs raggiungere l'obiettivo dei 90 milioni di ebitda per il 2014. Tanto più che già oggi il consensus di Bloomberg su questo dato (68,3 milioni) si discosta di parecchio.
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