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Fabio Pavesi per la Verità
Nella vita è stato e ha fatto di tutto. Il cavaliere del Lavoro Luigi Abete, classe 1947, si è seduto sullo scranno più alto di Confindustria dal 1992 al 1996. È presidente della Bnl da quasi un ventennio ed è stato presidente di Cinecittà. Imprese, cinema, banche, editoria con l' agenzia di stampa Askanews e come consigliere del Sole 24 Ore, e ora cultura (Civita cultura) e intrattenimento. Curriculum fittissimo. Non ha la potenza economica di un Diego Della Valle, amico di lunga data, o di un Aurelio De Laurentiis, ma il suo peso politico compensa tutto ciò.
Dei tre è l' uomo delle istituzioni. Imprenditore e banchiere contemporaneamente, un Giano Bifronte. E mentre con il cappello da industriale chiede soldi alle banche, con l' altro cappello stringe i cordoni della borsa. La sua Bnl non ha patito più di tanto la crisi bancaria: ha crediti malati al 9%, tutto sommato sotto controllo, e ha chiuso un solo bilancio in rosso nel decennio della crisi bancaria. Ma (come tutte le banche) ha stretto la cinghia. Dal 2011 in poi i prestiti di Bnl sono stati tagliati di quasi il 25%.
Con il cappello del banchiere taglia i rifornimenti all' economia reale, con la sua Italian entertainment group si indebita per quasi 300 milioni, dieci volte il fatturato. La poliedricità del cambio di casacca. Quanto ai suoi affari diretti, scorrono su due linee. L' editoria appunto con la tipografica che porta il cognome di famiglia e governa su Askanews e con quel decennio, il più disastroso, come uomo forte di Confindustria, nel cda del Sole 24 Ore sbarcato sul mercato.
Askanews poggia su 11 milioni di fatturato, chiude di fatto in pareggio i conti. Ma metà del giro d' affari, 5,5 milioni, sono garantiti dal governo, tramite la convenzione annuale con la presidenza del Consiglio. Senza il più grosso cliente (pubblico come per la gran parte delle agenzie di stampa, va detto), Askanews sarebbe sprofondata. E Abete avrebbe rischiato di «fare la fine» di Spelacchio, il malandato albero di Natale della giunta Raggi.
Nonostante chiuda i conti tutto sommato in pareggio Abete ha usato la mano dura. Contratti di solidarietà imposti per risparmiare sul costo del lavoro. Una parte del costo dell' ammortizzatore sociale ricade sulla collettività. Askanews vanta però dei crediti verso le controllanti (quindi lo stesso Abete) per 3 milioni. Basterebbe saldare il conto a monte per risolvere i problemi.
L' altro filone che dà più di un grattacapo è appunto il comparto divertimento e cultura con Ieg. Resta sullo sfondo il grande trauma del Sole 24 Ore. Sarà stato solo un consigliere tra i tanti, ma di fatto era ed è l' uomo forte di Confindustria nel giornale degli industriali italiani. L' aver visto colare quasi a picco sotto 340 milioni di perdite il più autorevole giornale economico del Paese, senza muovere un dito per lunghi anni, quando la crisi era più che conclamata, non depone a favore della lungimiranza imprenditoriale.
Quei 30 milioni messi faticosamente sul piatto dalla Confindustria per evitare il crac sono meno dei 40 milioni incassati da viale dell' Astronomia sotto forma di dividendi straordinari a cavallo della quotazione. Quotazione che ha azzerato il valore per decine di migliaia di piccoli soci.
Il banchiere-imprenditore, l' uomo di lungo corso della Confindustria nel cda del Sole 24 Ore, non ha battuto un colpo nel decennio più amaro della testata economica più autorevole del Paese. In fondo, i soldi bruciati non erano suoi.
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