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Pierluigi Bonora per âIl Giornale'
Due delle «Big Three» ameri¬cane, Gm e Ford, chi per un ver¬so chi per l'altro, stanno attraver¬sando un passaggio molto deli¬cato. Nel primo caso,l'ad ancora fresca di nomina, Mary Barra, 53 anni,da pochi mesi a capo del se¬condo gruppo mondiale dell'au¬to, si trova in forte difficoltà e cr¬e¬scono le voci di una sua possibile uscita di scena già nei prossimi mesi.
Nel secondo, invece, il sempre giovane, nonostante i 53 anni, Mark Fields, si prepara a raccogliere il testimone di Alan Mulally, 68 anni, il top manager che grazie alla lungimiranza e an¬che a una buona dose di fortuna, è riuscito a evitare che il gruppo di Dearborn venisse travolto dal¬la crisi economica, al contrario delle rivali Gm e Chrysler.
In sintesi,c'è Gm che vede tra¬ballare la poltrona del suo ceo, e dall'altra Ford alle prese con il cambio del vertice e il nuovo cor¬so che vedrà il volto da telenove¬la Fields (piace molto al gentil sesso) protagonista.
In mezzo ec¬co Sergio Marchionne, l'italoca¬nadese al vertice di Fiat Chrysler Automobiles che con i suoi 62 an¬ni ( li compirà il prossimo 17 giu¬gno) e il blitz sulla più piccola del¬le tre case americane iniziato nel 2009 e concluso il primo genna¬io scorso, figurare da veterano.
Ma perché Lady Barra, subito descritta (al momento della no¬mina) come la donna più poten¬te del mondo, sarebbe già finita sulla graticola? La sfortuna ha vo¬luto che il suo predecessore Dan Akerson, ora vicepresidente di Carlyle Group, si sia sfilato appe¬na in tempo per evitare di venire travolto dallo scandalo che ha co¬stretto Gm a richiamare oltre 2,6 milioni di veicoli nel mondo (il difetto al blocchetto di accensio¬ne, all'origine di 34 incidenti con 12 vittime, era già noto dal 2006).
Una polpetta, questa, di cui la Barra avrebbe voluto sicuramen¬te fare a meno. E poi, a rendere più dura la vita alla manager, ci sono le dichiarazioni del presi¬dente di Gm, Tim Solso, 67 anni (ex numero uno di Cummins, so¬cietà produttrice di grossi moto¬ri soprattutto diesel), il quale ha chiaramente fatto sapere di vo¬ler essere un presidente operati¬vo e non una bella statuina.
Riu¬sciranno ad andare d'accordo chairman e ceo? Negli Usa sareb¬bero in salita le quotazioni pro¬prio di Solso che, a questo punto, potrebbe assumere anche la cari¬ca di ceo. E Fields? Tra i vari impe¬gni, ci sarà anche quello di rilan¬ciare il marchio premium Lin¬coln, da sempre spina nel fianco di Mulally il quale si è disfatto for¬se con troppa fretta di brand co¬me Jaguar (soprattutto) e Volvo, dotati di un maggior appeal e si¬curamente più conosciuti.
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