DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Alessandro Barbera per "la Stampa"
L'accordo è fatto: entro i primi di marzo Elio Catania sostituirà Andrea Ragnetti come amministratore delegato di Alitalia. Nel giorno di ben altri addii e del sì al prestito ponte da 150 milioni di euro, i soci della ex compagnia di bandiera italiana hanno posto le basi delle inevitabili decisioni che li attendono. Le date sono segnate nelle rispettive agende: il 22 febbraio ci sarà l'assemblea che formalizzerà il sì al prestito, decisione confermata ieri in una riunione informale in un albergo di Milano.
Tre giorni dopo il consiglio di amministrazione approverà il bilancio consuntivo che, grazie soprattutto a qualche maquillage contabile, permetterà di chiudere il 2012 non lontano dal pareggio operativo. Quello sarà l'ultimo atto formale di Ragnetti come capoazienda; di lì a qualche giorno lascerà la poltrona all'ultimo piano del palazzo Alitalia di Fiumicino a Elio Catania, già supermanager di Ibm, presidente dell'azienda dei trasporti milanesi, ma soprattutto discusso gran capo delle Ferrovie dello Stato prima dell'arrivo di Mauro Moretti.
Il fatto che Alitalia chiuda il 2012 vicino al pareggio non tragga in inganno. I numeri riservati che circolano fra i soci parlano di una azienda ormai vicina al collasso finanziario, affossata più che dalla cattiva gestione dalla decisione - quattro anni fa - di tentare la strada dell'autonomia mentre tutte le altre compagnie di medie dimensioni decidevano di fondersi agli unici tre vettori europei ancora in grado di reggere al consolidamento del mercato mondiale: Air France-Klm, British-Iberia, LufthansaSwiss.
Ora, dopo aver compreso che l'avventura dell'italianità imposta a tutti i costi da Berlusconi non ha più alcuna possibilità di successo, i soci (in primis Intesa San Paolo e la famiglia Benetton) sono pronti per la fusione con Parigi, che potrebbe arrivare dopo le elezioni con il placet di un nuovo governo di centro-sinistra. «Il mercato si sta consolidando», ammette Ragnetti al Wall Street Journal. «à essenziale far crescere i ricavi mantenendo la struttura dei costi invariata».
Che l'avventura iniziata nel 2008 sia arrivata al capolinea è simbolicamente confermata dal fatto che di qui a un mese - il 25 marzo - Alitalia perderà ufficialmente il monopolio sulla tratta Fiumicino-Linate con l'inaugurazione del primo volo EasyJet: cinque collegamenti al giorno e tariffe a partire dai trenta euro. Grazie all'immunità Antitrust garantita dal governo di allora, quella è la tratta che l'ha tenuta in vita in questi anni.
Oggi, con la concorrenza del treno che unisce le due città in tre ore, non lo è più. Finite le uova d'oro di quella gallina, Alitalia si trova a fare i conti con i problemi di sempre: pochi aerei e soprattutto pochi collegamenti a lungo raggio, gli unici che ancora garantiscono alle compagne tradizionali europee i margini necessari a reggere la concorrenza dei vettori americani, asiatici ed arabi.
Se fosse dipeso dal presidente Colaninno e dall'amministratore delegato in carica fino all'anno scorso Rocco Sabelli le nozze di Alitalia con i cugini francesi avrebbero dovuto celebrarsi già quest'anno. Ma per diverse ragioni, non ultima la crisi che ha colpito anche Parigi, il redde rationem si è spostato avanti nel tempo. Il celebrante avrebbe dovuto essere lo stesso Ragnetti, uomo di marketing assunto un anno fa con contratto triennale. Ma alcune scelte non azzeccate e poco apprezzate dal socio francese (Air France-Klm è già primo azionista al 25%) hanno convinto i vertici della opportunità di cercare un nuovo traghettatore. Alitalia dovrà comunque riconoscere a Ragnetti due anni di buonuscita per l'addio anticipato. Secondo quanto riferiscono fonti ben informate, il manager sta trattando una cifra non inferiore ai due milioni di euro.
ragnettiELIO CATANIA MAURO MORETTI CON UN CANE SILVIO BERLUSCONI easyjetCOLANINNO E RAGNETTI
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