SULLE SPALLE DI “ATLANTE” - GRAZIE AL FONDO DI SISTEMA, TORNANO DI MODA LE NOZZE TRA UBI E MONTEPASCHI - IL PROGETTO ERA STATO ACCANTONATO DOPO I PESSIMI RISULTATI IN BORSA MA RIPRENDE QUOTA CON LO "SCUDO" SULLE SOFFERENZE

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Ugo Bertone per  “Libero Quotidiano”

 

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Ci vuole altro che il tonfo del petrolio per fermare la primavera delle banche italiane, sospinte dalla dolce brezza che si leva dal fondo Atlante. A nulla valgono le ironie del Wall Street Journal («quattro miliardi son davvero poca cosa») che nascondono il dispetto dei grandi private Usa per la ripresa dei corsi azionari delle banche a rischio e, ancor di più, delle loro sofferenze che, grazie all' intervento del veicolo di sistema, potrebbero spuntare assai di più del 17-18% offerto dagli investitori Usa.

 

victor massiahvictor massiah

La riscossa, non a caso, è partita da Mps, la punta dell' iceberg dei problemi del sistema bancario italiano. Ieri il titolo è partito al galoppo, mettendo a segno un rialzo dell' 8,2%, il più robusto di Piazza Affari. Al top anche Ubi +5%, preceduta solo da Carige. Un'impennata non casuale e che si lega alle indiscrezioni sul possibile ritorno di interesse del gruppo bancario guidato da Victor Massiah per una fusione con l' istituto senese. È un' operazione di cui si è parlato con grande insistenza fino a febbraio, prima del violento ribasso che ha investito in Borsa sia Mps che le banche ex Popolari, compresa Ubi. Di fronte ad una frana indiscriminata e violenta, Ubi ha così dovuto alzare bandiera bianca.

 

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Ma, complice l'arrivo di Atlante, l'istituto lombardo può riprendere in mano il dossier del Monte. La strategia dell' ad Fabrizio Viola è chiara: sfruttare la carta Atlante per agevolare la cessione dei crediti in sofferenza ad un prezzo che non penalizzi i conti della banca. Di qui la decisione di investire 50 milioni nel fondo tanto per prenotare un posto di prima fila nella lista degli interventi.

 

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Nel frattempo, Mps conta di pagare il dividendo al Tesoro in azioni e si propone di liberarsi di 500 milioni di sofferenze entro l'estate. A condizioni forse migliori di quanto previsto grazie all'intervento di Atlante. Certo, ci vorrà ben altro per sistemare il Monte, anche probabilmente assai meno di quanto ipotizzato dall' economista Francesco Giavazzi che suggeriva alla Cdp di vendere i gioielli di famiglia (Eni, Terna, Snam) per iniettare 10 miliardi nella banca.

 

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Ma la missione di Ubi appare oggi meno impossibile di qualche mese fa: Atlante potrebbe agevolare la cessione di altri crediti deteriorati del Monte (5,5 miliardi di sofferenze da smaltire entro il 2018). Nel frattempo anche Ubi, oggi presieduta da Letizia Moratti, ha deciso di far la sua parte per Atlante: 200 milioni che potrebbero tornare preziosi al momento delle nozze senesi. Certo, il possibile merger richiede più di una conferma.

Ma a favore del dossier c' è il ritrovato appeal del mercato per il risiko delle banche italiane.

 

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Piazza Affari ha salutato con grande favore l'alleanza azionaria tra Bper e Unipol, apprezzando tra l' altro l' interesse della banca modenese per il Credito Valtellinese. C' è grande attenzione per le prossime mosse di Carige, alla ricerca di un partner da opporre alla proposta del private americano Apollo. E così via. Non c è dubbio: sbloccata la partita Mps tutto sarà più facile.