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GENERALI DELLE MIE BRAME - FRANCESCO GIAVAZZI DÀ UNA BRUTTA NOTIZIA A CALTA-MILLERI-MELONI: “NEL CASO DI OPERAZIONI OSTILI TALVOLTA LA BCE CHIEDE CHE I NUOVI AZIONISTI CONTROLLINO ALMENO I DUE TERZI DEL CAPITALE, NON IL 51 MA ALMENO IL 60-66 %, CIOÈ ABBIANO LA MAGGIORANZA RICHIESTA PER OPERAZIONI STRAORDINARIE. POICHÉ LA NUOVA ENTITÀ FINANZIARIA CHE NASCEREBBE AVREBBE RILEVANZA ‘’SISTEMICA’’, CIOÈ SE FINISSE NEI GUAI NON POTREBBE ESSERE LASCIATA FALLIRE, IMMAGINO CHE LA BCE SARÀ PARTICOLARMENTE SEVERA…”

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Francesco Giavazzi per il “Corriere della Sera” - Estratto

 

Giavazzi Draghi

L’offerta del Monte dei Paschi di Siena agli azionisti di Mediobanca — scambiate le vostre azioni Mediobanca con azioni Mps in un rapporto di 10 azioni Mediobanca per 23 azioni Mps — è un’offerta ostile, nel senso che non è stata concordata con Mediobanca.

 

Nel caso di operazioni ostili la Banca centrale europea e la Consob, che devono approvarle, per prassi chiedono che, se lo scambio verrà accettato, alla fine i nuovi azionisti controllino almeno il 51% di Mediobanca, cioè possano convocare un’assemblea e cambiare il consiglio di amministrazione.

 

Alberto Nagel Caltagirone

Altrimenti Mediobanca diverrebbe ingestibile: da un lato un management che ha dichiarato l’operazione ostile, dall’altro gli azionisti che hanno lanciato quell’operazione.

 

Talvolta la Bce chiede che i nuovi azionisti controllino almeno i due terzi del capitale, non il 51 ma almeno il 60-66 %, cioè abbiano la maggioranza richiesta per operazioni straordinarie, ad esempio la fusione fra le due banche.

 

Poiché la nuova entità finanziaria che nascerebbe avrebbe rilevanza «sistemica», cioè se finisse nei guai non potrebbe essere lasciata fallire, immagino che la Bce non vorrà correre rischi. E quindi sarà particolarmente severa. Se il progetto industriale dei nuovi azionisti è credibile, spesso i due terzi si raggiungono.

 

FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO

Ma il risanamento di Mps, pur avviato, è lontano dall’essere stato completato. La banca ha ancora bisogno di investimenti importanti per essere competitiva, soprattutto nella tecnologia (It). Oggi l’efficienza di una banca dipende anche dall’efficienza dei suoi sistemi informatici.

 

Qui Mps ha ancora molta strada da percorrere. Nel loro piano industriale 2022-25 Intesa e Unicredit dichiarano, in media, una spesa in It di 13 mila euro l’anno per dipendente: Mps meno di 4 mila. Se rapportiamo la spesa in It, anziché al numero di dipendenti, al reddito della banca, i numeri sono: 4,4% all’anno Intesa e Unicredit, 1,9% Mps, meno della metà.

 

EUROTOWER DELLA BCE - FRANCOFORTE

Ma i due terzi in assemblea si possono raggiungere anche se il piano industriale non convince il mercato. Questo per ora ha reagito male all’offerta, forse anche per il fatto che in poche ore essa ha prodotto una perdita potenziale di 68 milioni per lo Stato ed un guadagno (anch’esso potenziale) di ben 173 milioni per i due maggiori azionisti privati di Mps e Mediobanca: il Gruppo Caltagirone e gli eredi di Leonardo Del Vecchio.

 

In assenza di un piano industriale credibile, per convincere gli azionisti di Mediobanca a scambiare le loro azioni con titoli Mps si potrebbero offrire loro benefici in operazioni diverse. Lo Stato possiede ancora l’11% di Mps e tratta con alcuni azionisti di Mediobanca (ad esempio qualche grande fondo americano) anche su altri tavoli.

MPS - MEDIOBANCA - UNICREDIT - BANCO BPM - GLI INTRECCI

 

Penso alla rete fissa di Tim o a quella che potrebbe essere realizzata grazie ai satelliti di Starlink; penso alle Casse di previdenza che un giorno potrebbero dover chiedere aiuto all’Inps, come è accaduto alla Cassa dei giornalisti, e così via. In questo caso l’operazione dovrebbe essere valutata con parametri diversi: non più solo la credibilità del piano industriale e l’interesse degli azionisti, ma un più generale interesse del Paese. Cioè, conviene questa operazione ai contribuenti che già tanto hanno investito nel risanamento di Mps?

MPS MEDIOBANCA

 

Anche alcuni azionisti importanti di Mps giocano su più tavoli. Essi (segnatamente Caltagirone e gli eredi Del Vecchio) sono azionisti non solo di Mps e Mediobanca, ma anche delle Assicurazioni Generali, e da qualche anno tentano invano di influenzare le strategie della compagnia assicurativa, della quale controllano insieme il 16%.

 

Generali vale ora in borsa circa 50 miliardi. Chi volesse lanciare un’Offerta pubblica di acquisto, sperando che venga accettata dal mercato, dovrebbe offrire un premio di circa 15 miliardi. Cioè pagare 65 miliardi. In Generali il gruppo Caltagirone e gli eredi Del Vecchio possiedono, rispettivamente, un 10 e un 6 per cento; in Mediobanca hanno partecipazioni per 2,5 e 1,5 miliardi e in Mps per 0,8 e 0,6 miliardi.

GLI AZIONISTI DI GENERALI

 

Quindi, avendo investito 14 miliardi influenzerebbero in modo determinante MPS-Mediobanca e si troverebbero ad avere un’influenza rilevante, vicina al controllo, di Generali. Quello che i cittadini esigono è trasparenza.