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DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
Francesco Bonazzi e Carlotta Scozzari per Dagospia
A Torino ancora se lo ricordano, alla vigilia delle primarie del Pd, seduto per terra vicino al sindaco Piero Fassino pur di farsi vedere al comizio di Renzie. E adesso per Francesco Profumo si prepara una poltrona di prima fila: la presidenza di Telecom Italia. Secondo quanto risulta da fonti autorevoli, l'ex ministro dell'Istruzione nel governo Monti sarebbe il prescelto degli azionisti Telecom per prendere il posto lasciato in autunno da Franco Bernabè e ora occupato ad interim dal vicepresidente Aldo Minucci, in occasione della prossima assemblea di bilancio del 16 aprile.
Con l'ex rettore del Politecnico, che a Torino portò Motorola, Telecom tornerebbe ad avere la consueta presidenza "politica" e le deleghe operative dell'amministratore delegato Marco Patuano non sarebbero in alcun modo scalfite. Un "ingegnere" ben introdotto nella capitale sarebbe inoltre adatto a trattare con la politica la delicata questione della rete e del suo eventuale scorporo.
Più in generale, che vada in porto o meno la nomina di Profumo (ma il nome è forte), appare sempre più chiara la strategia dei grandi soci italiani di Telco: allentare la presa su Telecom. Dopo Nego Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, anche Mario Greco delle Generali si è convinto che nel prossimo cda converra' nominare solo "indipendenti" al fianco dei soci spagnoli.
E la stessa riflessione la stanno facendo in Intesa Sanpaolo, il quarto socio di Telco. Una mossa del genere consente di non essere sotto pressione con la politica e i giornali, di gestire al meglio il recupero dei crediti ed eventuali minusvalenze, e di non essere accusati di conflitti d'interesse sulle dismissioni, cosa che è già avvenuta con la vendita di Telecom Argentina e che si ripeterà con quella probabile di Tim Brasil.
Il tutto in attesa di decidere della sopravvivenza stessa della holding che oggi controlla il 22,4% del gruppo telefonico. E' sempre più, probabile, infatti, che i soci italiani sfruttino già la prima finestra disponibile a giugno (tra il 15 e il 30 del mese) per richiedere la scissione di Telco, così da fare scattare finalmente il "liberi tutti". Anche perché dal 2007 (quando hanno rilevato la quota di controllo da Marco Tronchetti Provera) a oggi l'investimento in Telecom per Mediobanca, Generali e Intesa ha comportato una serie continua di svalutazioni a bilancio e poco di più.
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