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SONO ANCORA TEMPI BUI PER CHIARA FERRAGNI – SI APRE LA BATTAGLIA LEGALE SUL FUTURO DI "FENICE SRL", LA SOCIETÀ CHE CONTROLLA IL BUSINESS DELL’INFLUENCER. IL SOCIO “DISSIDENTE”, PASQUALE MORGESE, HA IMPUGNATO DAVANTI AL TRIBUNALE DI MILANO LE DECISIONI APPROVATE DALL’ULTIMA ASSEMBLEA, CHIEDENDO DI INVALIDARE L’APPROVAZIONE DELL’ULTIMO BILANCIO, CHE SAREBBE STATO “TRUCCATO”, E L’AUMENTO DI CAPITALE – DALLE CARTE DELL’IMPUGNAZIONE EMERGE CHE IL GRUPPO DI OCCHIALERIA SAFILO HA FATTO CAUSA A FENICE SRL, CHIEDENDO UN RISARCIMENTO DANNI DA 5,9 MILIONI, IN SEGUITO ALL’INTERRUZIONE DEL CONTRATTO CON LA FERRAGNI…

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FERRAGNI: SOCIO IMPUGNA BILANCIO 2023, 'PERDITE FITTIZIE, E' ILLEGITTIMO'

chiara ferragni Pasquale Morgese

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 19 giu - Si apre la battaglia legale sul futuro di Fenice Srl, la società a cui fa riferimento la galassia imprenditoriale di Chiara Ferragni. Secondo quanto ricostruito da Radiocor, infatti, il socio dissidente Pasquale Morgese, che dopo il maxi-aumento di capitale si è diluito allo 0,2%, ha impugnato nei giorni scorsi davanti al tribunale di Milano le decisioni approvate dall’ultima assemblea, chiedendo di invalidare tutto.

 

Azionisti che in primavera, ma col suo voto contrario, hanno dato il via libera ai conti del 2023, chiusi in ritardo a causa delle vicende del “Pandoro gate” (che hanno portato all’arrivo alla guida di Claudio Calabi).

 

In particolare, scrivono i legali di Morgese nell’atto di citazione, «in spregio ai principi di corretta redazione dei bilanci, sarebbe stata generata una perdita fittizia o quantomeno eccessiva, soltanto per poter registrare la (apparente) totale erosione del capitale sociale», «deliberare il suo azzeramento» e la «successiva onerosa e illegittima ricostituzione» tramite la ricapitalizzazione di Fenice.

 

chiara ferragni 5

La tesi di fondo, in pratica, è che il conto economico sarebbe stato redatto «in modo non imparziale ma (strumentalmente) idoneo a indurre i soci in errore, omettendo la contabilizzazione di poste attive e, al contempo, facendo ricorso con eccessiva disinvoltura all'appostazione di elementi negativi, rappresentando una situazione della società differente ed esponenzialmente peggiore rispetto a quella reale».Il primo round in tribunale potrebbe giocarsi il prossimo 28 novembre. 

 

Al centro dello scontro c’è l’ammontare del “rosso” e la ricapitalizzazione, dopo la quale l’influencer, mettendo di tasca propria 6,4 milioni di euro, ha preso la maggioranza assoluta della galassia che ruota intorno al suo brand con il 99,8% delle quote, mentre l’ex presidente Paolo Barletta è uscito del tutto e Morgese ha mantenuto solo lo 0,2%.

 

Ora il suo team di avvocati, composto da Filippo Garbagnati, Riccardo Silvestri e Walter Caporizzi, chiede al tribunale milanese di invalidare tutte le decisioni assembleari. Questo perché, secondo i legali di Morgese, l’annullamento dell’ok a bilancio 2023 e allo stato patrimoniale nei primi undici mesi del 2024 a cascata «travolge inesorabilmente» le altre delibere, incluso l’aumento di capitale.

 

chiara ferragni fedez

Decisioni prese dal management di Fenice alla luce del passivo della capogruppo, che in poco meno di due anni ha perso nel complesso circa 10,2 milioni. Se invece tutto venisse invalidato, bisognerebbe «redigere un nuovo e corretto bilancio», ridando ai soci il diritto di esprimersi in una nuova assemblea.

 

L’atto è promosso dalle due società con le quali la famiglia Morgese controlla le sue quote residue all’interno della Fenice, cioè Esuriens Srl e N1 Srl, che prima della ricapitalizzazione avevano il 27,5%. Nell’impugnazione di quasi 40 pagine sono ricostruite nel dettaglio le vicende pre e post il caso Pandoro, che ha mandato in sofferenza i conti del gruppo.

 

Si passa dalla nomina di Calabi come amministratore unico fino alla convocazione della contestata assemblea di marzo scorso, con all’ordine del giorno conti e aumento di capitale (approvati con l’ok di Ferragni e Barletta). Riunione durante la quale, come noto, è andato in scena un duro botta e risposta tra gli avvocati di Morgese e lo stesso Calabi proprio sui criteri di redazione del bilancio.

 

Pasquale Morgese

Le accuse, rivolte a suo tempo in assemblea, ricalcano in buona parte quelle portate in tribunale e sono svariate: si parla di conti «redatti in maniera errata», del «superamento dei termini legali per l’approvazione del bilancio» e, più in generale, «della esistenza di una manovra» che «ha fatto sì che venissero accumulate quante più componenti passive possibili in modo da giustificare una unica e decisiva operazione di azzeramento del patrimonio sociale».

 

La tesi di fondo sarebbe che «una rappresentazione non veritiera e oltremodo negativa della situazione patrimoniale della società abbiano portato» Chiara Ferragni «a poter detenere praticamente l’intero capitale sociale di Fenice, eliminando così i soci ‘scomodi’», cioè Morgese. E questo anche includendo nei conti 2023 «alcune passività sorte successivamente».

 

CHIARA FERRAGNI 8

Tra le contestazioni, l’assenza del bilancio della controllata Fenice Retail, quella che gestiva il negozio di Roma, che poi finirà in liquidazione, e la «erronea, abnorme e abusiva appostazione di fondi rischi legali».

 

Tirando le somme, sostengono sul finale gli avvocati di Morgese , «in un contesto societario corretto, Chiara Ferragni avrebbe dovuto risarcire i danni causati dalla sua imperizia alla società, salvaguardandone il patrimonio e i soci», invece «con un comportamento certamente censurabile» e «con l'appoggio dell'amministratore unico e di Alchimia (che si è poi tirata fuori), si è impossessata della quasi totalità di Fenice (e del marchio) consapevole che, in breve tempo, la grande maggioranza delle somme che ha versato le sarebbero tornate come sopravvenienze attive per inesistenza o sopravvalutazione del Fondo rischi e delle svalutazioni».

 

FERRAGNI: DUELLO LEGALE TRA FENICE E SAFILO DOPO RESCISSIONE CONTRATTO

CHIARA FERRAGNI - OCCHIALI IN PARTNERSHIP CON SAFILO

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Una causa di risarcimento danni da 5,9 milioni di euro avviata da Safilo in tribunale contro la Fenice Srl di Chiara Ferragni, dopo che il gruppo dell’occhialeria aveva deciso la rescissione dell’accordo di licenza con l’influencer a dicembre 2023 a seguito del cosiddetto “Pandoro gate”.

 

Mossa in seguito alla quale la stessa Fenice, respingendo la legittimità del recesso, ha chiesto a sua volta 3,65 milioni a Safilo per «importi dovuti». E poi, il procedimento di mediazione con la veneta Swinger International, licenziataria della linea di abbigliamento, che vorrebbe un risarcimento «per asseriti danni di immagine e di fatturato», il recesso della casa farmaceutica Angelini dal contratto di licenza per la linea di profumi e quello rinegoziato con il partner della linea bambino, Monnalisa Spa (che poi ne ha chiesto comunque la risoluzione anticipata più il rimborso).

 

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È l’elenco delle controversie legali, ricostruite da Radiocor, che emergono tra le carte dell’impugnazione con la quale il socio Pasquale Morgese chiede al tribunale di Milano di annullare le delibere assembleari di Fenice Srl su conti e ricapitalizzazione.Nel passaggio con il quale i legali di Morgese contestano l’ammontare, a loro dire eccessivo, del fondo rischi, emergono infatti anche i potenziali contenziosi che a febbraio scorso ancora gravavano sulla Fenice (elenco fornito ai soci nel corso dell’ultima assemblea).

 

Il più oneroso è quello relativo al gruppo Safilo con cui c’era un contratto di licenza del marchio Chiara Ferragni per il settore eyewear, oltre a un contratto parallelo di servizi pubblicitari. A dicembre 2023, Safilo comunica il recesso unilaterale da entrambi gli accordi a seguito dell'intervento dell’Autorità garante della concorrenza sul caso Pandoro (al tempo in una nota parlò di «violazione di impegni contrattuali» da parte dell’influencer).

 

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Passano pochi mesi e a maggio 2024, il gruppo dell’occhialeria fa causa in tribunale a Milano chiedendo un risarcimento di 5,9 milioni di euro. Fenice e Sisterhood (la holding di Ferragni) ritengono non legittimo il recesso, sostenendo invece che le clausole contrattuali richiamate da Safilo siano generiche e non applicabili in questo specifico caso.

 

In via riconvenzionale, la stessa Fenice domanda allora la risoluzione del contratto per inadempimento e un risarcimento per mancato incasso di royalties e danno d'immagine, per complessivi 3,65 milioni di euro. In questo specifico contenzioso, Fenice stima come «possibile se non anche probabile l'esistenza di un rischio di soccombenza di circa 1,8 milioni».Safilo, contatta, non ha fornito commenti sulla vicenda.

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