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1. TIM, ECCO QUANTO COSTERÀ AFFITTARE LA RETE FINO AL 2039 CON IL NUOVO MSA. E PER FIBERCOP SONO ATTESI DEI MARGINI STELLARI
Estratto dell’articolo di Alberto Mapelli per “MF”
Circa due miliardi all’anno almeno fino al 2029 per utilizzare la rete e usufruire dei servizi aggiuntivi che le verranno forniti da Netco e che dovrebbero lievitare negli anni fino al 2039 per avvicinarsi a 2,5 miliardi. Mentre, allo stesso tempo, gli incassi per i servizi resi con i data center e la connettività mobile dovrebbero scendere progressivamente tra 177 e 100 milioni.
Sono le cifre che Tim dovrebbe versare a Fibercop (o in misura minore incassare) ogni anno ora che la scissione è effettiva. Nel giro di 10 anni mal contati, insomma, Tim ripagherà sotto forma di canoni un importo analogo alla valutazione della rete al massimo della forchetta, earn out compresi: 22 miliardi.
pietro labriola a Italian Tech Week
Le previsioni emergono dalla relazione di stima del ramo d’azienda che Tim ha conferito in Fibercop prima della cessione dell’infrastruttura al consorzio guidato da Kkr. Numeri che arrivano dopo la seconda seduta consecutiva pesante a Piazza Affari, con il titolo che ha perso il 2,88% chiudendo a 0,226 euro dopo una brusca accelerata al ribasso nel pomeriggio, e volumi di nuovo alti (oltre 410 milioni di pezzi scambiati).
Tornando al documento che MF-Milano Finanza ha visionato, la relazione è stata realizzata a metà giugno da Alberto Dello Strologo, docente di Economia aziendale all’Università degli studi di Roma Tre.
Lo studio, messo agli atti dalla società della rete, si basa sulle nuove condizioni stipulate tra Netco (ora Fibercop) e Tim nel master service agreement (msa) e sul business plan della società della rete realizzato dal management del gruppo guidato da Pietro Labriola.
Nel documento sono riassunti i legami stretti nell’ambito dell’msa che durerà 15 anni fino al 2039, con possibilità di rinnovo per altri 15 anni. Fibercop fornirà i servizi di accesso basati su fibra e rame, quelli di network - come quelli di ingegneria, per l’attivazione dei servizi ai clienti Tim e per risolvere le problematiche di funzionamento -, immobiliari ed energetici. A questi si aggiungono i servizi di connettività b2b, tra cui servizi di connessione p2p (point-to-point) su fibra.
[…] Premessa doverosa: si tratta di numeri […] legati al business plan redatto da Tim per Netco e non al piano industriale dei nuovi management e proprietà, anche se ci sono dei punti fermi importanti e difficilmente modificabili come gli investimenti legati al Pnrr che Netco dovrà fare, i contratti di lungo corso già stipulati con gli altri operatori o il fatto che Tim contribuirà, seppur oscillando negli anni, per almeno la metà degli incassi di Fibercop.
La relazione stima un’esplosione della capacità di generare cassa già a partire dal 2028/2029, quando gli investimenti inizieranno a diminuire. Dagli 1,9 miliardi all’anno attesi nel 2024 si arriverà intorno a 600 milioni nel 2030.
A incidere sulla sforbiciata degli investimenti il fatto che quelli legati alla costruzione dell’infrastruttura in fibra - ossia la fetta maggiore dei capex - dovrebbero passare dai 1,3/1,5 miliardi annuali attesi tra il 2024 e il 2027 intorno a 730 milioni nel 2028, quando dovrà essere completata la copertura per il Pnrr, per poi attestarsi oltre i 200 milioni nei quattro anni successivi. Così la differenza tra ebitda al e capex esploderà: dai -7 milioni del 2024 agli 1,8 miliardi del 2030, fino ad arrivare al 2,44 miliardi nel 2039 anche grazie a un ebitda margin atteso al 61%.
2. LA PRECISAZIONE DI TIM
Riceviamo e pubblichiamo:
Con riferimento alle ricostruzioni di stampa pubblicate da Voi oggi, si precisa quanto segue:
Sostenere che il Gruppo TIM, tramite i propri rapporti con FiberCop legati al Master Service Agreement (MSA) siglato tra le parti, ripaghi alla stessa FiberCop in 10 anni quanto ricevuto per la cessione di NetCo è una ricostruzione oltremodo semplificativa e fuorviante e non rappresenta in modo corretto le implicazioni dell’operazione sulla struttura economica, finanziaria e patrimoniale del Gruppo.
Tale ricostruzione, infatti, non tiene conto del fatto che, con l’operazione perfezionata lo scorso primo luglio, non sono stati trasferiti solamente degli asset ma anche le strutture operative e i relativi costi di gestione, compresi quelli relativi al personale (20 mila dipendenti).
Inoltre, coerentemente con il piano e con lo scorporo della rete fissa, derivano per TIM minori investimenti, quantificabili in circa 1,9 miliardi di euro l'anno.
Va poi aggiunto che la riduzione del debito ha già permesso a TIM di vedere un miglioramento del proprio merito di credito, confermato dai recenti rialzi di rating di Standard & Poor’s e Moody’s, che si tradurranno in una riduzione degli oneri finanziari.
Sotto il profilo industriale, lo scorporo consente da subito una gestione più efficiente di business specifici e il superamento di vincoli regolamentari previsti dalla precedente integrazione verticale.
I PRINCIPALI AZIONISTI DI TIM - PIETRO LABRIOLA
Il Gruppo, a valle dell’operazione, vedrà un miglioramento della generazione di cassa operativa (Ebitda After Lease – Capex), che nel 2026 è attesa in aumento a 2,2 miliardi.
Infine, in considerazione dell’evoluzione del contesto macroeconomico e di settore, grazie alla capacità di generare cassa e a una struttura patrimoniale e finanziaria più solida, l’Azienda potrà valutare azioni che accelerino la crescita prevista nel piano 2024-2026 ed eventuali opzioni per remunerare gli azionisti.
TIM Press Office
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