UN TOCCO DI CLASS (ACTION) - I RISPARMIATORI S’ATTIVANO CONTRO I LIGRESTOS, SCARICATI COME I “CATTIVI” DI TURNO DAGLI STESSI POLITICI, BANCHE E MAGNAGER CHE LI HANNO FAVORITI FINO A IERI

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1 - VICENDA UNIPOL-FONSAI
Bankomat per Dagospia

Sulla intera vicenda Fonsai Unipol Ligresti Mediobanca Unicredit, perché così va chiamata, si stanno radicalizzando due filoni di pensiero. Chi vuol mettere tutto rapidamente a tacere, chi vuol vederci chiaro. A leggere ad esempio La Stampa oggi, che racconta della nascente class action, si comincia a capire qualcosa di più.

Anche se sotto traccia, perché bisogna mettere in fila alcuni fatti ed alcuni segnali, poi naturalmente tutto può esser visto da un lato o dall'altro. Ma val la pena provarci.
Come sempre in Italia, e si potrebbe dire nel mondo dei grandi affari, una parte di interessi cerca di portare a casa un risultato semplice: isolare e abbandonare il bambino cattivo di turno, per tornare a fare affari come nulla fosse.

A suo tempo fu Tanzi, con il Rag.Tonna, che da soli imbrogliarono le banche di mezzo mondo. Non ci crede ovviamente nessuno. Qui sembra di nuovo facile individuarlo, il cattivo, perché si tratta del clan Ligresti. Che pare facesse di tutto in solitudine, senza amici e consiglieri e banchieri che lo consentivano e lo deliberavano.

Anche se poi va ricordato che tale clan ha confini notori ed ampi, e definirlo non sarebbe male: ad esempio, la vita e le opere dei vari Nagel, La Russa e Cancellieri Peluso sono forse tali da identificarli come amici stabili del clan. Il che non e' un reato, ma tratteggia assai bene lo scenario, gli amici e le chiavi di lettura.

Poi ci sono banche e consulenti che si muovono con grande talento per consentire la rapida chiusura dello scandalo, se serve "tradendo" i Ligresti dopo averli favoriti oltre ogni ragionevole buon senso. Allora si comprende che, ad esempio, il fallimento milanese delle due holding ligrestiane ( sinergia e Imco) sia adesso oggetto di abili proposte di concordato post fallimentare, proposte che chiaramente tendono a portar via tutto, spegnere la luce, mandare a casa i curatori e sgonfiare ogni possibile azione giudiziaria.

E tanti saluti alla giustizia. I concordati sono leciti e ben strutturati, ma fa strano che non siano proposti in proprio da imprenditori immobiliari ( perché questo e' il settore delle holding) davvero autonomi e terzi rispetto al fallimento. Sono proposti dal Fondo di Manfredi Catella, storico amico di Don Salvatore, e dalle banche stesse creditrici principali dei fallimenti.
Adesso ci si mettono pure i piccoli azionisti che hanno incaricato un legale milanese, Fabio Belloni, di tutelarli nelle varie sedi giudiziarie, con una class action, per vederci chiaro, come informa La Stampa.

La class action vuol far emergere le vere e complete responsabilità, chiedere danni, ottenere risarcimenti, capire se l'operazione Unipol fu pilotata, se nelle holding a monte di Fonsai fu tutto chiaro e limpido ( la procura di Milano infatti indaga perché non lo pensa) e se va bene adesso tentar di spegnere la luce con un bel concordato sanatoria,oppure no. Magari capire anche se Isvap e Consob dormivano ed hanno danneggiato i risparmiatori.
All'establishment capire e poi rispondere, pagando, non fa mai comodo. Magari alla Giustizia si.

2 - FONSAI, PRONTA UNA CLASS ACTION CONTRO I LIGRESTI
Paolo Colonnello per "la Stampa"


I nuovi guai per la famiglia Ligresti, e non solo per loro, stanno arrivando da una class action che un migliaio di risparmiatori, radunati sotto le bandiere del Si.ti, il sindacato di tutela investimenti, ha deciso di promuovere costituendosi parte civile nei processi di Torino e, prossimamente, di Milano. Il valore complessivo del «portato» nella causa è pari a un capitale di oltre 20 milioni di euro ma il penalista che assiste i risparmiatori, l'avvocato Fabio Belloni, non esclude che da qui al 4 dicembre, quando le costituzioni verranno ufficialmente depositate partendo da Torino, la cifra possa notevolmente salire.

Si tratta dei titolari di azioni Fonsai e Milano Assicurazioni, ma anche Premafin, che vedono nelle inchieste che hanno rivelato bilanci allegri, consulenze fittizie e gestioni poco trasparenti, un danno personale al loro portafoglio azioni e che chiedono adesso di individuare le responsabilità civili per rivalersi in ogni sede. A partire dai Ligresti per seguire con i vari manager e personaggi che si sono affacciati nell'operazione Fonsai e Premafin.

Tecnicamente si tratta di un'azione collettiva e ricorda da vicino la situazione che si era venuta a creare con gli azionisti di Parmalat che si costituirono all'epoca contro l'ex patron di Collecchio, difeso allora tra gli altri proprio dall'avvocato Belloni. Nel mirino delle domande risarcitorie, spiega il legale, «ci saranno sicuramente i Ligresti, i vertici di Fonsai ma non si esclude Unipol». La domanda che si pongono i legali è per esempio se le scelte di fusione furono pilotate e con quali vantaggi.

Di certo c'è grande attesa per la chiusura dei vari filoni delle inchieste milanesi, di cui un anticipo si è avuto l'altro ieri con il primo stralcio relativo alle consulenze fittizie nella Milano Assicurazioni, attraverso le quali l'ex re del mattone avrebbe ricevuto 7 milioni e mezzo di euro in tre anni (dal 2008 al 2011), grazie alla benevolenza dell'ex condirettore del gruppo assicurativo Emanuele Erbetta.

Al varco si attendono la chiusura delle indagini per l'aggiotaggio sulle azioni Premafin, con il ruolo attivo del finanziere francese Bollorè che avrebbe contribuito al pompaggio del titolo che serviva da garanzia alle banche. È nel contesto di questa vicenda che il pm Orsi ha fatto sequestrare i trust off-shore (Bahamas e Lussemburgo) attraverso i quali Ligresti e i suoi figli controllavano oltre il 70 per cento (rispetto al 50 per cento ufficialmente dichiarato) di Premafin.

C'è poi l'ipotesi di bancarotta per le due società controllate, Imco e Sinergia e gli spostamenti di finanziamenti preferenziali a Unicredit nel 2010, quando già le società erano in difficoltà. Quindi l'inchiesta sulla corruzione del capo dell'Isvap, l'ente di controllo sulle assicurazioni, Giancarlo Giannini, amico di Ligresti e, secondo le accuse, fin troppo tenero con i controlli verso Fonsai.

Infine, c'è la storia del cosiddetto «papello» firmato da Alberto Nagel di Mediobanca (ma scritto da Lionella Ligresti) e che avrebbe garantito ai Ligresti una buonuscita di 45 milioni di euro oltre diversi benefit in cambio del passaggio indolore di Fonsai a Unipol. Un accordo sottaciuto al mercato.

 

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