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Luca Fornovo per "La Stampa"
Ormai è guerra a colpi di carte bollate tra Marco Tronchetti Provera, numero uno di Pirelli e il suo socio, la famiglia genovese Malacalza, su come ridurre il debito di Camfin, la holding che controlla il gruppo degli pneumatici. Ieri con un esposto arrivato in Consob e alla procura di Milano, i Malacalza hanno chiesto di annullare delibere del 10 e del 29 agosto 2012 con le quali il Cda di Camfin ha deciso di procedere all'emissione di un bond convertibile in azioni Pirelli.
La conferma è arrivata nella tarda serata di ieri con un comunicato emesso dalla stessa Camfin e imposto dall'autorità di controllo sui mercati, dopo che per tutta la giornata erano circolate indiscrezioni sull'argomento. Con l'esposto i soci liguri di Camfin denunciano «violazioni delle norme in tema di interessi degli amministratori, asserite violazioni dell'obbligo degli amministratori di agire in modo informato, asseriti errori nella formazione della volontà dell'organo amministrativo».
E continuano a perorare l'aumento di capitale per Camfin al posto del bond convertibile, la linea voluta da Tronchetti e poi approvata due volte dal Cda della holding di Pirelli. La prima udienza potrebbe essere fissata il 19 marzo 2013. I Malacalza sono assistiti tra gli altri legali dall'avvocato Giampiero Succi dello studio Bonelli Erede Pappalardo che è anche amministratore dell'azionista di controllo Gruppo Partecipazioni Industriali (Gpi). Chi conosce i Malacalza dice che sono sereni e convinti di avere tutti gli elementi per far valere le proprie ragioni in Tribunale.
Secondo fonti finanziarie, i Malacalza contestano la decisione con cui si è arrivati al bond nel Cda del 10 agosto col parere di Banca Leonardo e considerano irrituale la decisione nel Cda del 29 agosto di votare per la seconda volta il bond convertibile. Decisione che peraltro non sarebbe stata messa all'ordine del giorno del Cda.
Banca Leonardo aveva però ampiamente spiegato le ragioni a favore del bond convertibile e tra le motivazioni contro l'aumento di Camfin erano state indicate l'attuale situazione di mercato che avrebbe comportato costi molto elevati (onerose commissioni per un eventuale consorzio di garanzia e per la strutturazione dell'operazione). Secondo i legali di Malacalza, invece, nella scelta del bond ci sarebbe un interesse personale, cioè riferibile a Marco Tronchetti Provera, e non dell'azienda. Nel comunicato diffuso ieri, Camfin ricorda che il via libera «a larga maggioranza» del bond è arrivato dopo «approfondite analisi tecniche e dopo oltre un anno di discussione».
Oggi intanto è previsto un nuovo Cda della holding che dovrà esaminare i dettagli del bond che dovrebbe aggirarsi intorno ai 170 milioni di euro. Finora la consultazione tra Tronchetti e Malacalza, prevista secondo l'articolo 6 del patto di Camfin, non sarebbe ancora avvenuta. Ma ormai sembra solo un atto puramente formale.
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