TRONCHETTI-MALACALZA 1-0 - L’AUMENTO DI CAPITALE SI FARA’ IN GPI, E NON IN CAMFIN COME VOLEVANO I GENOVESI, CHE AL VOTO SI DIVIDONO (O FANNO IL GIOCO DELLE PARTI?) - LA SCELTA DI RICAPITALIZZATE DIRETTAMENTE LA “CASSAFORTE” DEL GRUPPO PIRELLI DETTATA DAL FATTO CHE GPI NON E’ QUOTATA E NON HA AZIONISTI DI MINORANZA A “RISCHIO DILUIZIONE” - SULLA QUERELLE-CAMFIN CHIESTO UN PARERE PRO VERITATE…

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Federico De Rosa per il "Corriere della Sera"

L'aumento di capitale si farà. Ma non in Camfin come vorrebbe la famiglia Malacalza. La ricapitalizzazione avverrà a monte, in Gpi, la cassaforte della galassia Pirelli. La proposta è stata portata ieri in consiglio da Marco Tronchetti Provera. Il presidente di Gpi e Pirelli ha giocato d'anticipo mettendo sul tavolo il rafforzamento del capitale della società per fare fronte a un debito di 41 milioni che scade a novembre. La proposta è stata approvata a maggioranza. Mattia Malacalza ha votato a favore, ma uno dei tre rappresentanti della Malacalza Investimenti ha espresso un voto contrario.

Il consiglio della Gpi era stato convocato per un chiarimento dopo il braccio di ferro partito questa estate sul tema del rifinanziamento dei debiti della Camfin, con la famiglia genovese che ha messo sul tavolo una proposta di aumento di capitale in alternativa all'emissione di un bond convertibile, su cui il consiglio era già allineato. Il braccio di ferro è proseguito poi in Prelios, con la bocciatura del bilancio semestrale da parte degli ormai ex alleati di Tronchetti.

La scelta di un aumento di capitale al piano di sopra, e non in Camfin, sarebbe legata alla diversa struttura delle due società: una è quotata, ha soci di minoranza che si diluirebbero facendo rischiare a Gpi di dover lanciare un'Opa, e in questo momento una eventuale ricapitalizzazione dovrebbe per forza di cose essere lanciata a sconto. Sono le ragioni per cui il board di Camfin ha deciso di procedere con il bond convertibile. In Gpi è tutto più semplice, non essendo quotata e non avendo minoranze di mercato.

L'incontro di ieri non è stato risolutivo per la contesa su Camfin. Tronchetti e Malacalza sono rimasti fermi sulle rispettive posizioni. Al termine del board una nota ha annunciato che su proposta del presidente è stato deciso di chiedere un parere «pro veritate» per dirimere la questione. I Malacalza, appellandosi alle regole del patto, a più riprese avevano chiesto di attivare la consultazione in Gpi prima di prendere decisioni sul debito di Camfin.

Secondo Tronchetti il passaggio non sarebbe necessario. Ora sarà un giurista a «formulare un parere "pro veritate" - ha spiegato Gpi nella nota -, a tutela della correttezza dell'agire della società, circa gli adempimenti facenti capo a Gpi ai sensi degli accordi parasociali in essere tra la stessa Gpi, Marco Tronchetti Provera Sapa e Malacalza Investimenti Srl aventi ad oggetto Camfin Spa». Anche questa decisione è stata assunta a maggioranza e dunque l'ipotesi di uno scioglimento dell'alleanza tra i due soci è tutt'altro che scongiurata.

Il parere potrebbe anche dare l'avvio alle procedure previste dagli accordi parasociali per lo scioglimento e la scissione di Gpi. Al termine della riunione Mattia Malacalza, insieme agli altri due membri del board Camfin espressione della famiglia genovese, ha fatto il punto per oltre due ore con gli avvocati dello studio Bonelli, Erede, Pappalardo che lo stanno assistendo nel braccio di ferro. Per ora dunque è tregua armata. Nel frattempo Tronchetti, parallelamente al lavoro preparatorio sul bond Camfin avvierà le procedure per l'aumento di capitale da 45 milioni di euro per Gpi.

 

 

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