TRONCHETTI E MALACALZA COSTRETTI ALLA PACE - SE I GENOVESI ESCONO DAL PATTO PIRELLI, FINIRANNO DI ESSERE SOLO AZIONISTI DI MINORANZA - SE RESTANO E BLOCCANO L’OPA SU CAMFIN, POSSONO INCHIODARE IL GRUPPO E LA GESTIONE DI TRONCHETTI - QUINDI O TROVANO UN ACCORDO O FINIRANNO PER DANNEGGIARE PIRELLI - PER ENTRARE NELLA PARTITA, SPOSITO E BONOMI POTREBBERO SGANCIARE OLTRE 200 MILIONI…

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Antonella Olivieri per "Il Sole 24 Ore"

Se tutti i tasselli andranno a posto, Pirelli avrà in tempi brevi un azionariato più lineare, con i soci di riferimento direttamente nel capitale. La MTP Sapa, l'accomandita di Marco Tronchetti Provera, sta trattando in esclusiva fino al 15 dicembre con i fondi di private equity Investindustrial e Clessidra per un'operazione che si articola nel quadro di un accorciamento della catena societaria del gruppo della Bicocca, dai piani alti non quotati alla holding Camfin.

In questo contesto MTP Sapa provvederebbe, con l'aiuto di finanziamenti Intesa-Sanpaolo, a sottoscrivere la quota-parte del l'aumento di capitale, già deciso fino a un massimo di 45 milioni, di Gpi, la scatola che detiene il controllo di Camfin e a cui partecipa anche Malacalza Investimenti. Le azioni di Gpi detenute dalla MTP verrebbero trasferite in una newco che fungerebbe da veicolo per l'Opa che i due fondi di Andrea Bonomi e Claudio Sposito lancerebbero su Camfin, preparandosi a un esborso anche superiore ai 200 milioni, dato che ci sarebbe alta probabilità di adesione anche da parte di soci stabili che non fanno parte dell'azionariato flottante.

Successivamente la newco, Camfin e Gpi si fonderebbero in un'unica entità che, a logica, potrebbe poi essere scissa per portare gli azionisti direttamente nel capitale Pirelli. A Tronchetti resterebbe comunque la gestione di Pirelli per alcuni anni.

Ma perchè lo schema possa essere portato avanti senza intoppi, occorre risolvere la lite che ha contrapposto Tronchetti e i Malacalza. I patti che legano le due controparti, a meno di volontà unanime di scioglimento anticipato, resterebbero in vigore fino al 20 luglio dell'anno prossimo. Finchè è presente nel cda di Gpi, la famiglia genovese avrebbe la possibilità di impedire l'Opa su Camfin.

Con la scissione di Gpi, prevista dagli accordi in caso di divorzio, e la relativa ripartizione di azioni Camfin, i Malacalza, con una quota del 25,6%, potrebbero ancora ostacolare la fusione della holding con le scatole soprastanti e addirittura bloccarla se riuscissero a raggiungere la soglia del 33,3% che non permetterebbe di ottenere il quorum per far passare operazioni straordinarie nelle assemblee straordinarie. Lo scenario di contenzioso a oltranza non sembra però plausibile, perchè alla fine, rischiando di interferire su Pirelli, danneggerebbe tutti.

Restano due alternative per ricomporre la situazione. La prima, che i Malacalza apportino le loro azioni all'Opa Camfin, ma non pare essere questa l'intenzione. La seconda, che aderiscano allo schema, trovandosi alla fine con quel 5-6% di Pirelli detenuto oggi in trasparenza, quota analoga a quella di MTP. Il punto è che oggi quell'investimento, tramite Camfin, fa parte dell'azionariato di riferimento, riunito nel patto Pirelli. Domani, uscendo dalla compagine, sarebbe una pura quota di minoranza.

Sulla carta, un possibile accordo potrebbe passare da uno "scambio": i Malacalza non si oppongono a che la gestione del gruppo dei pneumatici resti a Tronchetti, MTP non si oppone a che la quota di Malacalza Investimenti, detenuta al termine direttamente in Pirelli, resti nel patto. Soluzione praticabile? Le tensioni che ci sono state finora, sfociate in una battaglia di carte bollate, non permettono di considerare scontato l'esito.

 

VITTORIO MALACALZA E MARCO TRONCHETTI PROVERA IN TRIBUNA ALLO STADIO MEAZZA tronchetti malacalzaCLAUDIO SPOSITOANDREA BONOMI