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Paolo Ziliani per il "Fatto quotidiano"
Dunque, è ufficiale: se i giocatori delle squadre che guida (vedi Siena, vedi Bari) taroccano le partite sotto i suoi occhi, vendendo la partite agli avversari e dividendosi i soldi nello spogliatoio - e non una o due volte, ma una dozzina almeno - lui, Antonio Conte, non si accorge di nulla. Se invece ha notizia - come nell'ultima giornata del campionato di Serie B 2006-2007 - che in una partita giocata a 400 km di distanza si è verificato un risultato imprevisto che lo danneggia, allora i suoi radar scattano potenti e lui denuncia: si è trattato di un tarocco fatto apposta per danneggiare lui e la sua squadra. Perché il calcio è marcio.
Strano allenatore e strana persona questo Antonio Conte che dopo aver vinto l'ultimo scudetto sulla panchina della Juventus sta scontando dieci mesi di squalifica per un'omessa denuncia ai tempi del Siena che - come hanno spiegato i giudici della Corte Federale - meritava forse di essere punita più duramente come illecito. Giovedì, Conte è stato interrogato per quattro ore nella caserma dei carabinieri di Monopoli dal procuratore Laudati e dal sostituto Angelillis a proposito delle partite Bari-Treviso 0-1 (11 maggio 2008) e Salernitana-Bari 3-2 (28 maggio 2009).
Quel Bari, che gli inquirenti hanno definito "una vera squadra di calcioscommesse", e nella quale spiccava il giocatore esperto Stellini (che poi Conte portò con sé come suo braccio destro e collaboratore fidatissimo prima al Siena, poi alla Juventus: nel processo sportivo ha patteggiato 2 anni e 6 mesi per illecito), vendeva partite come noccioline: le più "importanti", come quelle di fine stagione sopra menzionate, alla tariffa di 250mila euro che i giocatori si dividevano nello spogliatoio, in quote maggiori per gli "anziani" e minori per i "giovani", come da confessione di Masiello e Micolucci già confermate da altri giocatori interrogati (in tutto 25, molti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere) come Lanzafame, Kutuzov e - parzialmente - lo stesso Stellini.
Lei era al corrente?, hanno chiesto gli inquirenti a Conte. Che per quattro ore ha risposto che no, lui non si è mai accorto di niente: e che colpa ne ha lui se è più ingenuo di Heidi! Pare che Laudati e Angelillis gli abbiano detto di tornare a casa a rinfrescarsi le idee: lo interrogheranno ancora, magari, chissà , con un po' di sforzo gli torna la memoria.
Detto che Palazzi, fra poco, aprirà un'inchiesta su questo nuovo filone di calcioscommesse, e che Conte nella migliore delle ipotesi rischia un'altra squalifica per omessa denuncia (sic), è istruttivo ricordare quel che successe all'allenatore col parrucchino nella stagione precedente a quelle di Bari oggetto della nuova inchiesta.
Nell'ultima giornata del campionato di B 2006-2007, l'Arezzo allenato da Conte, pur vincendo a Treviso, retrocesse in Serie C perché lo Spezia - avversario diretto - vinse a sorpresa 3-2 (gol nel finale di Padoin) indovinate dove? Tenetevi forte: proprio sul campo della Juventus finita in B dopo lo scandalo di Moggiopoli (e con Corradini in panchina dopo le dimissioni che Deschamps rassegnò a due giornate dalla fine).
Ebbene: sapete che cosa disse Conte, che pure si trovava a 400 km di distanza da Torino, per l'esattezza nello spogliatoio di Treviso, a fine partita? "Retrocedere così fa male, però mi fa capire cose che già sapevo. Nel calcio si parla tanto, tutti sono bravi a parlare, adesso sembrava che i cattivi fossero fuori e che ci fosse un calcio pulito, infatti siamo contenti tutti, evviva questo calcio pulito. C'è profonda delusione e profonda amarezza, rispetto tanto i tifosi juventini, ma ho poco rispetto per la squadra Juventus". Così parlò Antonio Conte. L'uomo che vede solo i biscotti degli altri.
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