xi jinping donald trump

TRUMP SPACCA IL MONDO CON I DAZI? E LA CINA SI RIAVVICINA - XI JINPING INCONTRA I VERTICI DI 40 GRANDI AZIENDE OCCIDENTALI (TRA CUI BLACKSTONE, BRIDGEWATER, HSBC, MERCEDES, SAUDI ARAMCO, SAMSUNG, TOYOTA E APPLE) – IL PRESIDENTE CINESE SI ERGE A PALADINO DEL LIBERO SCAMBIO E TENDE UNA MANO ALLE IMPRESE (VISTO IL COSTANTE CALO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN CINA: NEL 2024 SONO CROLLATI DEL 27,1%) – SI RIAPRE IL CANALE PECHINO-BRUXELLES: IL MINISTRO DEGLI ESTERI, WANG YI, HA CHIESTO “MAGGIORE AUTONOMIA STRATEGICA” DELL'EUROPA NEI CONFRONTI DEGLI STATI UNITI - ALLA CORTE DI XI SI ALTERNERANNO PRIMA IL PREMIER SPAGNOLO SANCHEZ E POI MACRON - NEI PROSSIMI MESI, BRUXELLES STENDERÀ IL TAPPETO AI VERTICI DEL GOVERNO CINESE PER UN SUMMIT SUI 50 ANNI DELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE…

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Estratto dell’articolo di Lorenzo Lamperti per “la Stampa”

 

xi jinping donald trump

«Siamo in un'epoca di difficili sfide per il libero scambio, ma insieme possiamo tutelare lo sviluppo contro unilateralismo e protezionismo». È il passaggio chiave del discorso con cui Xi Jinping si è rivolto ieri a circa 40 leader di grandi aziende straniere, soprattutto occidentali, radunati nella Grande Sala del Popolo di Pechino. La Cina si erge a paladino del commercio globale, con un messaggio rivolto all'Occidente attraverso due binari: multinazionali e diplomazia. In questi giorni, la capitale cinese è affollata da manager di spicco, ministri degli Esteri e commissari europei.

 

donald trump xi jimping

Non è un caso che ciò avvenga dopo la nuova raffica di dazi imposta da Donald Trump, da ultimo sulle auto. Consapevole di non potersi permettere due guerre commerciali contemporanee con le due prime economie al mondo, l'Europa cerca di capire i margini di un possibile miglioramento dei rapporti con la Cina, che mostra il volto buono nella speranza di trovare partner inattesi nella prova di resistenza contro la battaglia commerciale della Casa Bianca.

 

donald trump

«La porta della Cina si aprirà sempre di più. La politica di accoglienza degli investimenti stranieri non è cambiata e non cambierà», ha detto il presidente cinese. Ad ascoltarlo una folta truppa di presidenti e amministratori delegati di fondi di investimento, giganti dell'auto, colossi dell'elettronica e del petrolio. Tra gli altri: Ray Dalio di Bridgewater, Bill Winters di Standard Chartered, Steven Schwartzman di Blackstone, Georges Elhedery di Hsbc, Ola Kallenius di Mercedes-Benz e Raj Subramaniam di FedEx, Amin Nasser di Saudi Aramco.

 

xi jinping

Presenti anche i vertici dei colossi sudcoreani dei chip Samsung e SK Hynix, oltre a quelli di Toyota, 24 ore dopo la doccia gelata dei dazi trumpiani. Nei giorni scorsi hanno partecipato al China Development Forum anche Tim Cook di Apple, che ha incontrato il vicepremier He Lifeng, e alti dirigenti di 80 aziende tra cui Bmw, Qualcomm, Total Energies e Maersk.

 

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Insomma, di fronte a Xi era seduta una parte rilevante del gotha dell'economia mondiale. Un grande colpo d'immagine per la Cina, che sta cercando di invertire una tendenza negativa che negli ultimi anni ha visto un costante calo degli investimenti esteri, che nel 2024 sono crollati del 27,1%, dato peggiore dalla crisi finanziaria del 2008.

 

Da una parte a causa dei dazi e delle restrizioni alle catene di approvvigionamento imposte dagli Stati Uniti, dall'altra per un aumento del controllo statale sull'economia.

Già da qualche tempo, però, Xi sta provando a rassicurare le imprese. Lo scorso mese ha ricevuto i manager delle Big Tech nazionali, riabilitando anche Jack Ma, il fondatore di Alibaba. E annunciando una serie di misure di sostegno e stimolo al settore privato, ufficializzando la fine della campagna di rettificazione degli anni passati.

XI JINPING DONALD TRUMP

 

Ora tocca ai manager internazionali, con Pechino convinta di capitalizzare il malcontento diffuso per le politiche della Casa Bianca. «Le relazioni tra Cina e Stati Uniti siano sane e sostenibili, possiamo risolvere i problemi col dialogo», ha detto Xi ai manager, rafforzando la retorica degli scambi «people-to-people», con cui si spera di ottenere supporto contro i dazi attraverso pressioni delle aziende sui rispettivi governi. Il tutto mandando un messaggio all'esterno: se qualcosa non va nei nostri rapporti con l'Occidente, è colpa solo della Casa Bianca.

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Lo stesso concetto è stato ribadito anche al commissario europeo per il commercio Maros Sefcovic, a cui il vicepremier e zar dell'economia cinese He Lifeng ha detto che Pechino «è disposta a collaborare con l'Unione Europea per resistere al protezionismo». Il ministro degli Esteri, Wang Yi, ha fatto lo stesso con l'omologo francese Jean-Noel Barrot, a cui ha richiesto «maggiore autonomia strategica» dell'Europa nei confronti degli Stati Uniti.

 

La prossima settimana, alla corte di Xi arriverà anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, alla terza visita cinese in poco più di due anni. Tra fine maggio e inizio giugno sarà la volta del presidente francese Emmanuel Macron, già celebrato come il «vero interlocutore della Cina in Europa», […]  Nei prossimi mesi, Bruxelles stenderà il tappeto ai vertici del governo cinese per un summit utile anche a celebrare i 50 anni delle relazioni diplomatiche. […]

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