DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1. TUTTI A CONCENTRARSI SULLA SEDE OLANDESE E SULLE TASSE IN UK. MA NESSUNO CHE FACCIA LA DOMANDA FONDAMENTALE: TRA UN ANNO LA FIAT SARÀ FRANCESE, QUALI SARANNO GLI EFFETTI DELLA FUSIONE E COSA POTRÀ PRETENDERE IL GOVERNO ITALIANO IN CAMBIO DELLA GARANZIA SUI 6,3 MILIARDI IN PRESTITO?
DAGONOTA
La domandina sul finanziamento a FCA è stata sollevata tra i primi da Dagospia, con questo titolo di venerdì scorso:
Ma quanto sono bravi gli Elkann/Agnelli a fare i froci con il culo degli altri!
Perché lo stato italiano deve garantire, attraverso la società pubblica Sace, il prestito di 6,3 miliardi di euro chiesti da FCA a Banca Intesa? Ricordiamo che FCA è un’azienda italo-statunitense con sede legale in Olanda e sede fiscale in Gran Bretagna, che sta per fondersi con la francese PSA: perché John Elkann non li va a chiedere a Trump, a Macron, a Boris Johnson o al simpatico premier olandese Rutte?
Il punto non era affatto peregrino, come dimostrano le polemiche che sono seguite. Solo che tutti si sono concentrati sulla più vecchia delle notizie, cioè lo spostamento di sede legale in Olanda e sede fiscale in Regno Unito, mentre si sono fatti sfuggire quella più recente e più rilevante: FCA si sta fondendo con la francese PSA. Questo ha delle ricadute enormi sui livelli occupazionali, la gestione del gruppo, e anche sulla possibilità di ''interferenza'' che potrà avere il governo italiano in una Fiat ormai gestita da Parigi.
CARLOS TAVARES E MIKE MANLEY ANNUNCIANO LA FUSIONE TRA PSA E FCA
Sul dividendo in particolare, c'è da ridere: FCA Italy è in perdita da tre anni, quindi c'è poco da vietare. Però il gruppo ha deciso un dividendo straordinario da 1,6 miliardi solo per Exor grazie alla fusione coi francesi. Che tra un anno prenderanno decisioni sulla ex Fiat e dunque è ancora più lecito capire cosa intendono fare dirigenza e governo con la fetta italiana della multinazionale.
TUTTI GLI IMPEGNI BALLERINI DI FCA SULL’ITALIA CON PSA. PARLA BERTA
“Se ottengo condizioni agevolate devo dare delle garanzie. Ma la domande è: che impegni si possono chiedere in vista del fatto che il prossimo piano industriale sarà presentato da un nuovo gruppo?”. Inoltre le “riguardano in primis gli impianti, le fabbriche e l’occupazione ma questo impegno credo che non possa essere preso senza tener conto della situazione di cambiamento generale del settore dell’auto”.
E’ quanto ha detto il professore Giuseppe Berta, docente di Storia economica all’Università Bocconi di Milano, e uno dei massimi esperti in Italia del gruppo Fiat, in una conversazione con l’Agi, l’agenzia stampa diretta da Mario Sechi.
LA RICHIESTA DI FCA
Secondo Berta, la richiesta di Fca di accedere a una linea di credito con garanzia pubblica di Sace da circa 6,3 miliardi di euro presenta “alcune incognite” a partire dal “ruolo” che la Francia potrà giocare alla luce del progetto di fusione tra il gruppo proprietario di Fiat e Chrysler e il colosso francese Psa.
DOSSIER PSA PER FCA
“La Francia è già nel capitale di Renault e Psa e non uscirà, anzi il governo francese ha intenzione di far pesare la sua voce sul destino della produzione automobilistica nazionale”, ha detto all’Agi l’editorialista e storico, sottolineando che “i due gruppi non sono nella stessa posizione rispetto ai due governi interessati dall’operazione e forse a questo tavolo manca un convitato”.
rebaudengo, terzo da sinistra, con giuseppe berta, gianluigi gabetti e giuseppe gherzi
LO SCENARIO PER FCA E PSA
Ha aggiunto Berta: “I due gruppi, Fca e Psa, hanno confermato l’intenzione di procedere con la fusione al massimo entro l’inizio del 2021 – ricorda ancora il professore – poiché siamo ormai a metà maggio, è chiaro che abbiamo davanti un orizzonte di pochi mesi in cui Fca resterà un gruppo autonomo. Non si può non tener conto del fatto che non ci sarà più un piano industriale Fca dal momento che il prossimo piano industriale sarà presentato dal nuovo gruppo che nascerà dalla fusione”.
IL DESTINO DI FCA
“Quindi – osserva lo storico esperto del settore auto – il destino industriale del settore automobilistico italiano non sarà più nelle mani di Fca ma del nuovo soggetto che nascerà dall’operazione. La presidenza andrà a John Elkann, attuale presidente di Fca, ma la guida strategica sarà nelle mani del gruppo francese. Sono quindi tante le domande da porsi”.
LO SCENARIO TRA FCA E PSA
Se l’operazione Fca-Psa andrà in porto nel giro di pochi mesi, prosegue Berta, “è chiaro che con la fusione è destinato radicalmente a cambiare il nuovo perimetro del gruppo perché sarà un perimetro più ampio e in cui la componente francese sicuramente sarà forte e avrà la gestione operativa del gruppo”.
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