DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Tagliare. Questa è la prima mossa ufficiale di Jack Dorsey, dopo il ritorno alla guida di Twitter. Il cofondatore e nuovo chief executive officer ha annunciato con una mail inviata ieri ai dipendenti che la compagnia licenzierà 336 persone, cioè circa l’8% della forza lavoro. Questo insieme alle iniziative che sta meditando per rendere il suo social network più facile da usare, attirando più utenti che poi dovrebbero attirare più pubblicità.
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«Team - dice la mail di Dorsey - siamo convinti che il settore dell’ingegneria si muoverà molto più velocemente con una squadra più piccola e rapida. Il resto dell’organizzazione sarà alleggerita in parallelo. Questo non è facile. Ma è giusto». Jack ha promesso liquidazioni generose a chi andrà via, e l’azienda ha messo da parte fino a 15 milioni di dollari per i costi associati alla ristrutturazione. Nello stesso tempo verranno rimandate le spese per ampliare la sede.
Alla fine del secondo trimestre, Twitter aveva 316 milioni di utenti, cioè il 15% in più dell’anno scorso. I suoi dipendenti dal giugno del 2014 a oggi sono aumentati del 24%, arrivando ad un totale di 4100 persone. I ricavi previsti per il terzo trimestre del 2015 sono 560 milioni di dollari. Tutto ciò non basta: gli utenti sono troppo pochi rispetto ai rivali come Facebook, i dipendenti sono troppi, e le entrate della pubblicità non sono sufficienti per continuare a crescere.
JACK DORSEY DI TWITTER PUBBLICA UN MICRO VIDEO SU VINE
OLTRE I 140 CARATTERI?
Perciò, oltre a ridurre la forza lavoro, Dorsey sta valutando altre novità su almeno due fronti. Il primo riguarda il funzionamento del servizio, che molti considerano troppo complicato, a partire dall’idea di andare oltre i 140 caratteri consentiti finora per comunicare.
Questo serve per attirare più utenti, un passo indispensabile per restare competitivi. Il secondo fronte invece è quello dei ricavi, dove il problema è attirare più pubblicità. Gli inserzionisti preferiscono i competitori come Facebook e Google non solo perché hanno un pubblico più ampio, ma anche perché offrono servizi più efficaci, ad esempio nell’uso dei video. Twitter limita gli spot a 6 secondi, e alcuni analisti pensano che il suo mercato sia già saturo di pubblicità.
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