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Paolo Lepri per il "Corriere della Sera"
La guerra a Uber è stata vinta in Germania dai tassisti. La società nata a San Francisco, diventata rapidamente un fenomeno planetario, è stata bloccata da una sentenza del tribunale regionale di Francoforte valida per tutto il territorio tedesco. La possibilità di trovare una macchina privata e un autista grazie ad un’applicazione sullo smartphone, rompendo con le consuetudini del passato, «viola le disposizioni sulle licenze commerciali». Tutto da rifare, dunque, anche se la risposta dei grandi accusati è una sfida: «Continueremo a svolgere la nostra attività».
«Non è una buona idea — ha detto un portavoce di Uber — ridurre le possibilità di scelta del pubblico, perché innovazione e competitività fanno bene a tutti e sono un vantaggio per i conducenti e i passeggeri. Non si può frenare il progresso». Come si può vedere da queste parole, lo scontro non riguarda soltanto la conquista, pur importante, di fette di mercato, ma è ormai diventato una battaglia tra vecchio e nuovo.
Le regole europee da una parte e, dall’altra, un’idea rivoluzionaria che le mette in discussione. Non è un caso che Dieter Schenkler, presidente di Taxi Deutschland, abbia accusato Uber di essere una «locusta» che opera con i miliardi in contanti di Goldman Sachs e di Google, accreditandosi invece come una start-up e la salvatrice della new economy. «La sua azione non può che danneggiare — ha aggiunto — lo Stato, la società e i lavoratori». Questa dimensione più ampia del problema è stata compresa dalla commissaria Ue per l’agenda digitale Neelie Kroos, secondo cui le leggi vanno rispettate «senza chiusure nei confronti del nuovo».
Tutto è cominciato con un ricorso alla magistratura proprio di Taxi Deutschland, che riunisce le compagnie di auto pubbliche delle principali città della Germania. I giudici di Francoforte hanno dato ragione ai tassisti (l’ordinanza è comunque temporanea, in attesa dell’appello), che hanno accolto la decisione come una grande vittoria, convinti che il trasporto dei clienti debba avvenire «nel rispetto della legge». «Nessun passeggero può controllare l’autista, la società e il veicolo con cui si sposta in città», ha dichiarato Schenkler. Le principali argomentazioni contro Uber riguardano la mancanza di un’adeguata copertura assicurativa, l’assenza di esami medici per i conducenti, le scarse garanzie di sicurezza dei veicoli che vengono utilizzati.
protesta tassisti a trafalgar square
Ora la compagnia fondata nel 2009 in California, valutata attualmente 18,2 miliardi di dollari, rischia multe di 250.000 euro o arresti se le ordinanze verranno violate. Ma Uber non si vuole certamente fermare, anche perché è convinta di essere non solo un servizio di trasporto cittadino ma soprattutto una piattaforma tecnologica multinazionale che intende trasformare il modo con cui sono stati gestiti per decenni gli spostamenti delle persone. In Germania le offerte messe a punto sono due.
Accanto a una più tradizionale, grazie alla quale si possono trovare vetture a costi più bassi di un taxi, era stata introdotta anche l’Uberpop, pensata per mettere in contatto autisti privati e passeggeri. È stata questa al centro dei rilievi del tribunale regionale di Francoforte.
La presenza tedesca di Uber ha già vissuto altri momenti difficili. Al contrario di quanto è avvenuto a Francoforte, un tribunale di Amburgo la settimana scorsa ha annullato il blocco delle attività deciso dal ministero dell’Economia del Land. A Berlino la società che ha rivoluzionato il trasporto urbano non si è fermata, attendendo una decisione finale dopo la presentazione di un appello contro il divieto annunciato a metà agosto dalle autorità locali. Questa situazione di incertezza legale non ha impedito un piano di potenziamento che dovrebbe riguardare molte città tra cui Colonia, Stoccarda, Norimberga e Dortmund. Giudici di Francoforte permettendo, naturalmente. Intanto, chi vuole può chiamare un taxi con lo smartphone .
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