DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1 - DAGOREPORT
Unicredit, unicaos. A partire dal conflitto tra il presidente del Comitato Nomine, il consigliere Sergio Micossi, che ha dato incarico a Spencer Stuart di scovare il sostituto di Mustier a livello internazionale, e il presidente designato Piercarlo Padoan che invece lo vuole con passaporto italiano.
E Micossi, giustamente, non accetta interferenze da un presidente designato che, per paura del Covid, ancora non ha mai messo piede a Milano.
Il nome che circola sui giornali è quello di Andrea Orcel che, all’epoca, fu rifiutato dal Banco di Santader perché i Botin scoprirono che per averlo dovevano pagare una penale a Ubs. A spingere il nome di Orcel è il consigliere di amministrazione di UniCredit banchiere Diego De Giorgi che fu l’erede di Orcel in Merril Lynch.
Da parte sua Orcel, che non ha mai gestito una banca, è molto legato ad Alessandro Profumo.
Poi c’è la rogna della fusione con Mps che ha portato a un conflitto tra Gualtieri e il suo direttore generale al Mef Alessandro Rivera dopo che il ministro non ha avuto le palle necessarie per scontrarsi con i 5Stelle che non vogliono la fusione con Unicredit. ‘’Allora proviamo con un’altra banca’’, ha balbettato Gualtieri. E ha buttato lì la BPM ma il Ceo Campagna non ci pensa proprio avendo già trattative in corso con la Bpr di Cimbri.
Aggiungere che si sono messi di traverso alla fusione anche tre azionisti di Unicredit del calibro di Del Vecchio, Cariverona e Cassa Risparmio Torino perché l’operazione, per ora, non è conveniente all’istituto di piazza Gae Aulenti.
Il patron di Luxottica sta diventando, giorno dopo giorno, davvero un grosso problema per lo scenario economico italiano: si è messo contro Nagel in Mediobanca, contro Donnet in Generali, contro il Mef su Mps. Troppi fronti aperti anche per il billionaire di Agordo.
In questo stallo pericoloso, brilla l’assordante silenzio di Bankitalia. Domani a Milano è in agenda un incontro per tentare di sbrogliare la matassa.
2 - LEONARDO DEL VECCHIO UNICREDIT, DEL VECCHIO «MUOVE» SUL CDA
IPOTESI CONTRO-LISTA. E MPS VEDE 562 MILIONI DI ROSSO, NOZZE DIFFICILI
Gian Maria De Francesco per “il Giornale”
Leonardo Del Vecchio vuole giocare un ruolo da king maker nel rinnovo del cda di Unicredit e, forte dell' appoggio di Fondazione Crt e Cariverona, inserire persone di fiducia nel prossimo consiglio di Piazza Gae Aulenti.
Trovano così conferma le indiscrezioni, rilanciate ieri dal sole24ore.it, secondo cui l' asse degli azionisti italiani (titolari del 5,3% del capitale complessivamente) potrebbe addirittura preparare una lista alternativa a quella che sta elaborando il cda in scadenza con le mediazioni del presidente Cesare Bisoni, del suo successore designato Pier Carlo Padoan e del presidente del comitato nomine Stefano Micossi assieme all' advisor Spencer Stuart.
Secondo fonti accreditate, il presidente di EssiLux avrebbe espresso gradimento per la designazione di un top banker come Andrea Orcel in luogo dell' uscente Jean-Pierre Mustier, ma la questione dirimente pare essere un' altra.
Del Vecchio e le Fondazioni da giorni stanno cercando assolute garanzie che la banca non si presterà a operazioni «politiche» di fusione con Monte Paschi per fare un «favore» al Tesoro, obbligato a uscire dal capitale (ha il 64,2%) entro fine anno. Di qui anche la possibilità che l' idea di una contro-lista sia stata ventilata in funzione deterrente.
Non è detto, comunque, che l' opera di mediazione svolta da Bisoni, Padoan e Micossi non riesca ad addivenire a un risultato. Occorre, comunque, ricordare che Del Vecchio potrebbe esercitare un' azione di moral suasion nei confronti dei fondi azionisti di Unicredit.
E rischia di essere solo un dettaglio il fatto che l' eventuale «manovra di disturbo» potrebbe indirettamente nuocere allo stesso Del Vecchio che è il primo socio con l' 11,9% di Mediobanca, principale advisor di Mps nella ricerca di un partner al quale questa settimana è stato affiancato il Credit Suisse.
Nella notte tra venerdì e sabato è stato pubblicato, su richiesta della Consob, il piano industriale predisposto dall' ad di Rocca Salimbeni, Guido Bastianini, e che prevede per l' anno in corso una perdita di 562 milioni di euro per poi tornare in utile già nel 2022 per 41 milioni, dato che salirà a 292 milioni nel 2023, a 454 milioni nel 2024 e infine a 559 milioni nel 2025, anno in cui il margine operativo lordo si attesterà a 1,25 miliardi di euro.
I ricavi nei 5 anni cresceranno con una media del 2% annuo. Confermati gli esuberi, che saranno pari a 2.670 unità. Il piano, comunque, tiene conto dell' impegno del Tesoro alla dismissione della quota. Un obiettivo sulla cui realizzazione né a Roma né a Milano non c' è, al momento, alcuna certezza.
3 - MPS E IL PIANO RITROVATO
Francesco Spini per “la Stampa”
S'è svegliata la Consob. Con calma, come suo costume, ma s' è svegliata. E dai cassetti sono saltati fuori documenti altrimenti tenuti sotto chiave. Cosa sarà mai la trasparenza? L' ultimo è il piano strategico che il Monte dei Paschi ha approvato mica ieri, ma il 17 dicembre.
Indiscrezioni a riguardo definite dal Monte «decettive» (cioè ingannevoli, nel legalese del comunicato stampa) si confermano così nel documento di 64 pagine, dove si prevede, per quest' anno, un rosso da 562 milioni per tornare in utile dal 2022 fino ai profitti da 559 milioni nel 2025.
Se ci saranno le nozze con Unicredit resterà ipotesi di scuola. Meno scolastica è la dura reprimenda dell' Ivass a Cattolica Assicurazioni, specificata meglio giovedì dalla compagnia su ordine degli sceriffi di Borsa non soddisfatti della prima versione alla camomilla.
Oggi il cda darà le prime risposte, in attesa che, dopo il passaggio a Spa, scatti il «profondo ricambio» richiesto.
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