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L'inverno vero non è ancora cominciato, ma a Genova è già arrivato il grande freddo. I rapporti fra la famiglia Malacalza, prima azionista della disastrata Banca Carige con una quota del 17,5%, e l'amministratore delegato Pier Luigi Montani, sono precipitati sotto lo zero.
In pratica hanno seguito il movimento di Borsa del titolo, che nell’ultimo mese ha perso il 24% (il 40% in un anno) ed è crollato dopo che il genovese Montani ha venduto una parte delle proprie azioni, dando così un segnale micidiale al mercato.
Da settimane, ormai, Vittorio Malacalza, insieme ai figli Davide e Mattia, imputa all’ad tutta una serie di colpe, che vanno dal mancato taglio dei costi alla presunta “incapacità di sviluppare Carige” – nonostante i tanti proclami espressi in diverse interviste rilasciate quest'anno – fino all'assenza nel grande risiko bancario in corso, dove l’istituto ligure rischia di rimanere isolato dal processo di consolidamento che sta interessando molte delle grandi banche del Nord.
Sembra poi che Malacalza senior abbia verificato personalmente che la tanto sbandierata protezione di cui Montani godrebbe da parte di Drago Draghi e, per li rami, di Ignaro Visco, sia in realtà una leggenda metropolitana.
La leggenda è in voga almeno dal 1999, quando il manager venne mandato dall’allora governatore Antonio Fazio a “fare pulizia” nella Banca Popolare di Novara, nonostante fossero abbastanza noti i suoi antichi legami d’amicizia con il mitico Massimo Faenza (quello del crac Italease). Con Faenza, aveva lavorato gomito a gomito al Rolo e non a caso Montani se lo portò anche nell’istituto piemontese.
Da allora, da quel lontano 99, questa “Piero’s version” non è mai stata quasi mai smentita. Anzi. La stampa finanziaria e le famose redazioni economiche dei giornaloni l’hanno ripetuta sciattamente per anni, con formule tipo “banchiere di fiducia di Via Nazionale”, “specialista in salvataggi”, “molto ben visto dal Governatore” “uomo di Bankitalia ”e via salmodiando. Però Malacalza, dopo averlo visto al lavoro a Genova, ha deciso di “vedergli le carte” con le autorità di vigilanza. E il risultato è che ha fatto proprio bene a farlo.
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