LE MANI SUL “CORRIERE” - DELLA VALLE PRENDE A SCARPATE “L’ARZILLO VECCHIETTO” BAZOLI, CAPO DI INTESA E GRAN DIFENSORE DELLA RCS A TRAZIONE FIAT-AGNELLI: “DEVE DIMETTERSI. E’ SCANDALOSO IL MODO IN CUI HA USATO IL SUO POTERE”

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GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN

Massimo Restelli per “il Giornale”


La crociata per mettere le mani sul Corriere della Sera a «trazione» Fiat (e sul suo diret­tore) può ricominciare. A sferra­re l’attacco è stato ancora una volta il patron della Tod’s, Die­go Della Valle, che in una lette­ra pesante come piombo ha scritto ieri che se il presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, «avesse un briciolo di di­gnità, dovrebbe chiedere scusa agli italiani e dimettersi imme­diatamente da ogni incarico pubblico».

 

A offrire il casus belli a Mr Tod’s sono stati gli svilup­pi dell’inchiesta - scaturita dal­la denuncia dell’imprenditore Giorgio Jannone- su un presun­to patto occulto tra le due maggiori associazioni di soci Ubi Banca, rette appunto dal bre­sciano Bazoli e dal bergamasco Emilio Zanetti, per controllare l’istituto.

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Bazoli avrebbe inoltre pilota­to­le nomine interne alla coope­rativa lombarda, nelle cui controllate militano sia la figlia Francesca sia Matteo Zanetti. Dall’interrogatorio di Jannone, riportato da Repubblica , emer­gerebbero poi somme di dana­ro versate da Ubi a Mario Massa­ri, genero di Zanetti, e consulen­ze allo studio di Gregorio Gitti, genero di Bazoli.

 

RCS RCS

Notizie che Della Valle, appellandosi an­che a «compari» del banchiere di Ca de’ Sass,ha definito«scon­certanti ».Fatti-ha insistito l’im­prenditore - che «non possono passare inosservati e tanto me­no rimanere impuniti». Perchè «i cittadini italiani perbene non meritano di subire altri scanda­li e soprattutto non meritano di vedere che, se a commetterli so­no persone potenti, tutto passa nel dimenticatoio».

ANDREA AGNELLI, MARCHIONNE, ELKANNANDREA AGNELLI, MARCHIONNE, ELKANN


Per questo- ha concluso il pa­pà delle Tod’s - «se dobbiamo credere ad un nuovo corso poli­tico, dove tutti i cittadini siano considerati giustamente ugua­li. Il caso Bazoli sarà il vero esempio da usare per capire se veramente si vuol cambiare, al­lontanando un certo mondo che ha fatto enormi danni al Pa­ese. Se questo signore ed i suoi sodali rimarranno al loro posto vorrà dire che nulla cambia ve­ramente e che la questione mo­rale, ancora prima di quella giu­diziaria, viene valutata con pesi e misure diversi.

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La guerra non è certo una no­vità tra Bazoli e Della Valle, che dopo aver chiesto il pensiona­mento del banchiere, definen­dolo un «arzillo vecchietto», la scorsa estate ha inviato una let­tera aperta a Giorgio Napolita­no per chiedere aria nuova in Rcs (all’epoca in pieno aumen­to di capitale). E la partita di via Solferino resta anche oggi cen­trale. Intesa lavora per preserva­re uno status quo che neutraliz­zi il possibile ribaltone al cen­tro dello scontro in corso anco­ra una volta tra Della Valle (se­condo socio di Rcs con l’ 8,9%) e la Fiat di John Elkann (20,5%).

 

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In particolare Bazoli (Ca de’ Sass possiede il 6,5%) non ha mai nascosto il suo apprezza­mento per il direttore Ferruc­cio de Bortoli, con cui sarebbe invece da tempo in contrasto il capo azienda Pietro Scott Jova­ne. Il manager scelto e difeso dal Lingotto, ma che Della Val­le ha invece subito bollato co­me «assolutamente inadegua­to », suggerendo anche di mette­re al suo posto un «editore pu­ro » come Urbano Cairo, cui fa capo anche La7.