1. TRA IL DUPLEX FOSSATI-GAMBERALE E GLI SPAGNOLI DI TELEFONICA E’ GUERRA APERTA 2. GAMBERALE, EX AMMINISTRATORE DELEGATO DI SIP E FONDATORE DI TIM, ORA ALLA GUIDA DEL FONDO DELLE INFRASTRUTTURE F2I, È L’ATTIVISSIMO GRAN BURATTINAIO IN ITALIA E A LONDRA, PER CONVINCERE I FONDI ESTERI E I GRANDI INVESTITORI ISTITUZIONALI SOCI DI TELECOM A SCHIERARSI A FAVORE DI UN NETTO CAMBIO DELLA GOVERNANCE IN DIREZIONE DELLA "PUBLIC COMPANY", PER AFFOSSARE TELEFONICA DI ALIERTA 3. CLIMA CALDO ANCHE PER LA POLTRONA DELL’AD PATUANO: SI FA SOTTO GABRIELE BURGIO CHE VUOLE CONQUISTARE GLI SPAGNOLI E PER FARLO CONTA SU MICCICHè DI INTESA 4. SAWIRIS PRONTO A ENTRARE TELECOM. LETTA VUOLE CHE INVESTA NELLA BANDA LARGA

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Carlotta Scozzari per Dagospia

In vista del consiglio di amministrazione di Telecom Italia che il 6 febbraio dovrà decidere sulle modifiche alla governance, due fazioni vanno via via delineandosi: da una parte, gli spagnoli di Telefonica che gradirebbero uno spacchettamento della controllata sudamericana Tim Brasil e il mantenimento dello status quo in termini di poteri in consiglio, e, dall'altra, il tandem composto da Marco Fossati e Vito Gamberale.

L'ex mister Dado Star, socio di Telecom al 5% e da tempo in polemica con la gestione di Telco, la cassaforte che controlla la società con il 22,4%, negli ultimi mesi ha stretto un asse con l'ex amministratore delegato di Sip e fondatore di Tim, ora alla guida del fondo delle infrastrutture F2i.

Si racconta che proprio in questi giorni Fossati e Gamberale siano attivi più che mai, in Italia e oltre confine, per convincere i fondi e i grandi investitori istituzionali soci di Telecom a schierarsi a favore di un netto cambio della governance in direzione della "public company", nel caso in cui fosse convocata un'assemblea chiamata a decidere sulla questione.

Chi invece della modifica della governance non vuole nemmeno sentire parlare è Telefonica, così come, in parte, anche Mediobanca, mentre Intesa Sanpaolo non avrebbe ancora preso una decisione definitiva sulla questione e le Generali (che nel board esprimono il proprio presidente, Gabriele Galateri di Genola) gradirebbero invece un deciso cambio di passo per favorire una maggiore presenza di indipendenti nel consiglio di Telecom.

E se Fossati e Gamberale si danno da fare con i fondi, c'è qualcun altro che di questi tempi si sta dando un bel da fare, ma per salire direttamente al vertice della società. Si tratta di Gabriele Burgio, ora presidente e amministratore delegato di Alpitour e numero uno di Nh Hotels fino al 2011, quando i soci spagnoli della catena alberghiera ne chiesero la testa.

Forte anche dei suoi contatti in terra iberica, Burgio starebbe cercando più che mai di guadagnare la fiducia del grande capo di Telefonica, Cesar Alierta, anche contando sul fatto che proprio negli ultimi tempi i rapporti tra gli spagnoli e l'attuale amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, non sembrano essere più quelli di una volta.

Del resto, in questa partita, Burgio potrebbe avere il sostegno di un altro dei soci di Telco, Intesa, con la quale il manager nel 2006 aveva condotto l'operazione che aveva portato all'acquisizione da parte di Nh di Jolly Hotels. Non a caso, già in passato, il nome di Burgio era circolato per la guida di Telecom proprio come candidato in quota Intesa.

Nel frattempo, mentre le fazioni Fossati-Gamberale e Telefonica si fronteggiano a distanza, un outsider potrebbe irrompere sulla scena: il magnate egiziano ex proprietario di Wind, Naguib Sawiris, che si è detto interessato a Telecom a patto che non sia ceduta, come invece vorrebbe Telefonica, la controllata Tim Brasil e che i soci spagnoli escano di scena.

Sawiris, in una nota fresca di giornata, ha dichiarato che la società italiana guidata da Patuano avrebbe bisogno di una ricapitalizzazione da 3-4 miliardi. "Tutti sono benvenuti in Italia se investono nella banda larga", ha dichiarato oggi il premier Enrico Letta, con riferimento a Sawiris, presentando il rapporto Caio. Quanto allo scorporo della rete in rame, dossier che è stato da poco rispolverato dal governo, Letta ha dichiarato che l'operazione deve essere considerata solo come "extrema ratio".

 

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