COCA COLA CON CHI VUOI MA NON CON GLI OMO – L’AZIENDA SPONSOR DEI GIOCHI DI SOCHI CENSURA LA PAROLA ‘GAY’ (UN NUOVO CASO BARILLA?)

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Caterina Soffici per ‘Il Fatto Quotidiano'

La Coca Cola, uno degli sponsor delle Olimpiadi invernali di Sochi, sul sito non permette di usare la parola "gay". È successo che una iniziativa promozionale di sostegno agli atleti permetteva di inviare una lattina di Coca virtuale personalizzata a un amico: l'utente poteva scrivere un nome e spedirla via web. Si può scrivere qualsiasi cosa, cioè non ci sono limitazioni a nomi di uomini, donne, cose o altro. Però il sito non permette di digitare la parola "gay".

Chi ha provato a farlo, prima che l'applicazione fosse disattivata, ha visto apparire la scritta: "oops, facciamo finta che non ha digitato questa parola". Se invece si digita "straight" che vuol dire "eterosessuale", la parola è accettata.

La Coca Cola è stata tempestata da messaggi di protesta e si trova tra due fuochi, come altre delle multinazionali che hanno legato il loro nome ai giochi invernali. Se seguono la linea della censura imposta da Putin rischiano di inimicarsi le lobby gay e far la fine della pasta Barilla, costretta a ritrattare le sparate anti omosessuali per limitare i boicottaggi.

Se invece strizzano l'occhio alle coppie omosex avranno problemi, anche legali, con Mosca. Sponsorizzare i Giochi di Sochi non si sta dimostrando un affare neppure per la Mc Donald's, che ha lanciato su Twitter l'ashtag #CheersToSochi del quale si sono impossessati gli attivisti della lega Lgbt (gay, bisex e transgender) tempestando di messaggi anti Putin.

 

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