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Una settimana in più. Yahoo! ha deciso di dare sette giorni di tempo in più ai gruppi che potrebbero essere interessati a comprare il suo core business e Verizon sembra in pole position per presentare un'offerta.
Secondo indiscrezioni mai smentite, il gruppo media americano sarebbe interessato a rilevare le attività che comprendono siti come Yahoo sport, Yahoo notizie e Yahoo finanza ma anche l'omonimo motore di ricerca, il servizio di email, la piattaforma per blog tumblr e quella per immagini flickr.
Sono esclusi, invece, dalla transazione gli asset più preziosi della società internet: le partecipazioni in Yahoo Japan e nel sito cinese di commercio elettronico Alibaba.
L'idea sarebbe quella di unire le attività internet di Yahoo! con quelle di Aol, rivelata lo scorso anno da Verizon. In questo modo il gruppo tlc potrebbe mettere insieme due aziende note, ma in crisi da tempo. Come Aol, infatti, Yahoo! genera ricavi creando contenuti internet e vendendo pubblicità online.
Per gli osservatori, quella di Verizon sarebbe una mossa naturale visto che il gruppo di Marissa Mayer ha un portafoglio di prodotti tecnologici, media e pubblicitari simile a quello dell'azienda internet che comprende Techcrunch e Huffington post.
Con Yahoo! e Aol sotto lo stesso tetto, Verizon sarebbe in grado di unire i team dedicati alle attività pubblicitarie. All'operazione sarebbe interessata anche Google, controllata di Alphabet, che potrebbe lanciare una controfferta, ma con diversi punti interrogativi.
I contenuti di Yahoo! potrebbero, infatti, non legarsi bene con il motore di ricerca che agisce come una piattaforma per i contenuti altrui e non per quelli propri. Inoltre, rivelando gli asset di Yahoo, Google diventerebbe ancora più forte in settori dove è già leader: ricerca internet e email. Abbastanza per sollevare l'attenzione delle authority Antitrust in giro per il mondo.
Solo per il 'core business' di Yahoo!, Verizon sarebbe pronta a mettere sul piatto quasi 8 miliardi di dollari in considerazione soprattuto del portafoglio da 6 mila brevetti (in settori che vanno dalla telefonia mobile alla pubblicità online) che, secondo le stime del New York Post, varrebbe 4 miliardi di dollari.
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