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Andrea Montanari per MF-Milano Finanza
Diciamola tutta: il vero obiettivo degli acquirenti di La7, tv che seppure di prestigio grazie ai suoi anchorman perde oltre 100 milioni a causa degli elevati cachet (200 milioni il costo del palinsesto nel 2012) è proprio il numero 7. Quel tasto nella prima decina del telecomando, subito a ridosso dei canali Rai e Mediaset, fa gola a tanti, forse tutti i broadcaster.
Non per nulla in tempi non sospetti si erano mossi dapprima Carlo De Benedetti con il gruppo L'Espresso che ha una tv digitale che fatica a decollare e poi il colosso Usa News Corp, leader della pay tv in Italia con Sky. Al tycoon Rupert Murdoch interessava scalare le gerarchie nel digitale terrestre gratuito e portare il suo unico canale, Cielo (0,74% di share), dal 26 ai primi posti.
Stesso discorso per l'altro big d'Oltreoceano, Discovery Channel (share complessivo 2,92% per i suoi canali sparsi nell'etere), che era pronto a metter sul piatto 100 milioni per conquistare La7. Poi però gli americani di Discovery, che prima di tutto guardano i numeri e la redditività delle aziende, hanno scoperto che in Italia vi era un altro player del mercato con i conti a posto e soprattutto profittevole che con emittenti di nicchia era riuscito in pochi anni a conquistarsi il suo spazio fino a superare il 2% di share totale.
Così, invece, che proseguire nella lunga ed estenuante e financo più costosa asta per La7, Discovery nel silenzio più assoluto si è aggiudicata per soli 40 milioni la romana Switchover Media, che al 30 giugno scorso fatturava 23,16 milioni con un utile di 4,23 milioni. Adesso il gruppo made in Usa è diventato in men che non si dica il terzo operatore del mercato italiano con uno share complessivo del 5,03% superando di slancio la stessa emittente di TiMedia (3,67%) e la consolidata Sky Italia (4,87%).
A questo punto ci si interroga anche sul reale interesse di un fondo di private equity quale Clessidra che fa dell'irr (il ritorno dell'investimento) il suo mantra e che ha altri grattacapi da risolvere (le partecipazioni in Giochi Preziosi, Moby-Cin, Metalcam e nelle bisarche dei Fratelli Elia).
O sul ruolo che potrebbe avere un operatore di nicchia e tutto da scoprire come il Centro Europa 7 di Francesco Di Stefano, che non ha i capitali né la struttura per fare il deal. L'unico che pare avere un vero interesse è Urbano Cairo. Del resto la sua concessionaria raccoglie la pubblicità di La7 dal 2002 e con un contratto blindato fino al 2019 che è fondamentale per i conti della Cairo Communications.
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