DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA…
Ferruccio Sansa per ''il fatto Quotidiano''
Un' inchiesta gemella.
L' indagine sul crollo del viadotto sull' autostrada A6 , vicino a Savona, sembra la copia con carta carbone di quella genovese sul Morandi. Si parte da un disastro - stavolta senza vittime - ma si mette il naso nei controlli e nella manutenzione. Tanto che la Guardia di Finanza di Savona è in stretto contatto con i colleghi di Genova che negli ultimi due anni hanno maturato esperienza sul campo.
A Savona sotto la lente di ingrandimento non c' è l' Aspi, partecipata dalla famiglia Benetton, ma ci sono le società del gruppo Gavio (il secondo gestore autostradale d' Italia con 1.423 km in concessione e il quarto al mondo con 4.156 km). Sul fascicolo per disastro colposo non ci sono indagati, ma ieri la Finanza agli ordini del maggiore Giuseppe De Mitri si è recata a Torino negli uffici dell' Autostrada dei Fiori e nelle sedi di Milano e Savona della Sina per acquisire documenti. Ecco un' altra analogia: Aspi è concessionaria dell' autostrada dove si trovava il Morandi, ma i controlli erano affidati a una società controllata, la Spea.
Sulla A6 i controlli di sicurezza erano compiuti anche dalla Sina (gruppo Gavio). Quella prassi che il governo ha dichiarato di voler cambiare, come ha promesso ieri in Parlamento il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli riferendo sul caso Savona: "Le valutazioni di sicurezza devono essere compiute da soggetti indipendenti". Il governo vuole coinvolgere anche le università chiedendo ai gestori di rispettare "i più alti standard tecnici".
Ma torniamo a Savona. I pm Ubaldo Pelosi e Marco Cirigliano vogliono vederci chiaro sui controlli, la manutenzione e soprattutto i voti di sicurezza attribuiti ai viadotti da chi doveva analizzare la salute delle opere. In realtà i fascicoli aperti sulla A6 sono due. Il primo è partito dall' esposto presentato ben prima del crollo del 24 novembre da Paolo Forzano.
L' ex ingegnere Ansaldo, dopo il crollo del Morandi, aveva puntato il dito sulle condizioni dei viadotti della A6 , sostenendo "che non vi sia stata manutenzione profonda, ma cosmesi Nessun intervento di ripristino o rinforzo". Il secondo fascicolo, appunto, è quello sul crollo di novembre. Si dovrà intanto stabilire se la causa sia stata un difetto di costruzione o manutenzione del viadotto.
Oppure se tutto sia dovuto alla frana. E in questo caso se vi sia qualche responsabilità che non toccherebbe i concessionari dell' autostrada.
Ma i pm savonesi potrebbero anche acquisire un recente fascicolo conoscitivo dell' Anac che si occupava tra l' altro del tronco A6 Torino-Savona. Anac valutava il rapporto tra gli investimenti complessivi previsti dai concessionari nel piano economico-finanziario e le spese per la manutenzione. Il risultato, in molti casi, non è lusinghiero. Ma riguardo ad Autofiori c' è un elemento particolare: "Non sono stati forniti i dati necessari per calcolare le spese di manutenzione". Non solo: il rapporto dell' Autorità si concentra anche sugli appalti che i concessionari devono destinare a terzi.
Un fattore che giova a competizione e sicurezza. Il paragrafo dedicato ad Autofiori non è esaltante: "Per il Tronco A6 Torino-Savona il limite non sembra sia stato rispettato per gli anni 2015 e 2016; per il Tronco A10 Savona-Ventimiglia non sembra rispettato negli anni compresi tra 2009 e 2016".
Le indagini di Genova e Savona stanno facendo tremare tutto il mondo dei gestori autostradali. E anche ieri il deputato M5S Simone Valente ha ribadito la richiesta del suo partito: "Revoca delle concessioni".
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