DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Marcello Zacché per “il Giornale”
cyrill vincent e yannick bollore
L' invasione francese in Italia, denunciata dal Giornale già da mesi, è da ieri un allarme rosso: il gruppo Vivendi, controllato dal finanziere Vincent Bollorè, prova a scalare Mediaset.
E lo fa al termine di un crescendo che, in meno di due anni, lo ha portato a controllare la maggioranza relativa e il consiglio di Telecom Italia, a veicolare un manager amico - Philippe Donnet - al comando delle Generali, e a sostenerne un altro ben conosciuto - Jean Pierre Mustier - per il vertice di Unicredit.
Il tutto dalla posizione di primo socio singolo di Mediobanca, di cui Bollorè detiene l' 8% del capitale (poco meno della stessa Unicredit). Assordante, nel frattempo, il silenzio della politica che, pur trattandosi di gruppi privati, rischia forse di confondere il libero mercato con il «disinteresse nazionale». Salvo poi decidere di utilizzare l' Enel per il piano banda larga; la Cdp per salvare l' Eni dai guai della Saipem; le Poste per risarcire la Cdp.
piersilvio e silvio berlusconi
La scalata a Mediaset sta nei fatti di ieri: Vivendi ha comunicato che non intende onorare il contratto chiuso in aprile con il Biscione, che prevedeva di acquistare il 100% di Mediaset Premium e di salire al 3,5% in Mediaset contro una quota identica del proprio capitale. E di non poter crescere oltre al 5% per i prossimi tre anni.
Invece ora Vivendi propone di acquistare solo il 20% di Premium, ma anche il 15% di Mediaset in tre anni, attraverso la sottoscrizione di nuove azioni che comporterebbe la diluizione dell' attuale socio di maggioranza - la famiglia Berlusconi tramite Fininvest - sotto il 33%. Vale a dire la soglia di controllo di fatto della società.
Un trucco per contenderne il governo: dal 15%, più magari quel 5% che da qualche giorno risulta alla francese Lazard, più qualche altro acquisto, si fa presto.
berlusconi in tunisia con tarak ben ammar
È lo schema già attuato da Vivendi in Telecom. Dove nel giro di pochi mesi è arrivata al 24,9%. Ma l'operazione è stata denunciata da Fininvest che, in un comunicato, ha scritto che l' operazione Premium aveva solo «l' obiettivo di costruirsi in modo surrettizio e inaccettabile una posizione di estremo rilievo in Mediaset». Dura anche la reazione della Mediaset presieduta da Fedele Confalonieri e guidata da Pier Silvio Berlusconi, pronti a far valere il contratto in ogni sede legale.
Sta di fatto che con la mossa di ieri Bollorè mostra i muscoli a un sistema, quello del capitalismo italiano, che pare ormai considerare cosa sua. Incurante sia dei rapporti personali storici con Silvio Berlusconi, sia degli equilibri con Mediobanca, dove il gruppo Fininvest, con Mediolanum, è complessivamente il terzo socio con il 4,3%.
RECCHI ARANUD DE PUYFONTAINE CATTANEO
Si tratta di un' ostilità mai vista prima da parte di Bollorè, sempre attento, fino a ieri, al rispetto degli equilibri. Un cambio di marcia legato da un lato all'assenza di ogni contrappeso in Mediobanca, dove l' Unicredit del francese Mustier, per vari motivi, sta girata da un' altra parte; e dove l' ad Alberto Nagel ha appena incassato la pesante sconfitta su Rcs.
Dall' altro alle difficoltà incontrate in Telecom, dove Vivendi sta perdendo circa un miliardo sulla quota che ha rilevato per arrivare al 25%. Galeotto, in proposito, è stato il progetto per la banda larga, naufragato prima per il tempo perso nella sostituzione del management; poi per l' ostilità del governo che ha preferito mettere in piedi l' operazione con l' Enel.
Ecco allora che in questa Italia terra di conquista Vivendi cerca di far quadrare i suoi conti, finora sbagliati, pensando a una mega operazione con il colosso Orange delle tlc - manco a dirlo - controllato dal governo francese, a cui portare in dote non solo la piccola Telecom (che capitalizza 13 miliardi contro i 36 di Orange), ma anche Mediaset, con i suoi quasi 4 miliardi. Le tlc e un pezzo di tv italiane diventerebbero francesi e Vivendi sarebbe il secondo grande socio del gruppo.
Poi toccherebbe all' operazione Generali. Ma questa è un' altra storia. Forse la prossima.
2 - IL BISCIONE PREPARA L’OFFENSIVA LEGALE
N.Sun. per “Libero Quotidiano”
Mediaset prepara la guerra legale contro Vivendi. La decisione verrà presa dal consiglio d' amministrazione di domani già convocato per la semestrale.
fedele confalonieri con marina e pier silvio berlusconi
«Se i francesi non scenderanno a più miti consigli si andrà per le vie legali» dicono al quartier generale di Cologno Monzese. La richiesta di danni potrebbe arrivare a 1,5 miliardi.
La base di partenza è rappresentata dal valore della transazione conclusa ad aprile per il passaggio di Premium (900 milioni). Il resto è rappresentato dalla penale per la rottura del contratto.
I collaboratori di Fedele Confalonieri sostengono che in base agli accordi i francesi non possono cambiare l' offerta vincolante «neanche per eventi strardinari».
L' eventuale recesso era possibile entro il 15 maggio, ma solo al venire meno di tre condizioni: numero di abbonati alla pay tv e ricavi per utente (la cosiddetta Arpu) al 2015 non veritiero; reti senza i diritti di trasmissione e i diritti legati al calcio. Tutte condizioni che, sostengono i suoi dirigenti, Mediaset detiene.
Come sempre in questi casi le sottoigliezze legali diventano alberi. Il Biscione ricorda che, di recente, ha contestato ai francesi alcune posizioni, «come la mancata comunicazione all' Antitrust europeo dell' acquisto di Premium, il mancato incontro con i vertici della Uefa per comunicare il trasferimento della proprietà e la cosiddetta gestione interinale che imponeva ai vertici di Premium di prendere decisioni con Vivendi».
VINCENT BOLLORE TARAK BEN AMMAR
Infine contestano anche le modalità della nuova poposta arrivata da Parigi. I francesi, infatti, si offrono di acquistare soltanto il 20% di Premium e di arrivare in tre anni al 15% Mediaset attraverso un prestito convertibile.
La struttura dell' operazioone comporterebbe che la quota di Fininvest (oggi al 34,7%) si diluirebbe intorno al 30%, facendo perdere alla holding della famiglia Berlusconi la minoranza di blocco nelle assemblea straordinarie. «E questo fa capire che la vera intenzione dei francesi è arrivare al controllo di Mediaset, così com' è avvenuto con Telecom Italia» concludono a Cologno.
tarak ben ammar nabil karoui e silvio berlusconi
Inutile dire che si tratta solo della prima puntata di una partita che si annuncia lunga. Un possibile protagonista che poteva fare da arbitro sembra volersi tirare fuori. Si tratta di Tarak Ben Ammar. «Sono amico di tutti e due e uomo di pace. Se c' è pace sono qua se non c' è pace non sono qua».
L' uomo d' affari franco-tunisino sarebbe un mediatore perfetto perchè, come chiarisce lui stesso al termine del consiglio Telecom «sono amico sia di Silvio Berlusconi, sia del presidente di Vivendi, Vincent Bollorè».
Ma a chi gli chiede se farà da paciere risponde di no. Qui «non si tratta di Berlusconi e Bollorè, ma di Vivendi e di Mediaset». E se ci sarà la guerra legale? «Inshallah. Nella vita nulla è escluso, nemmeno la vita stessa».
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