
UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE…
Qualche giorno fa due ex impiegate di “Goldman Sachs” hanno indetto una class action per discriminazione di genere contro la banca. Già nel 2010 Cristina Chen-Oster e Shanna Orlich avevano accusato la società di essere ostile alle donne: difficilmente in quell’ambiente ottengono una promozione, vengono pagate il 21% in meno degli uomini e, quando vengono molestate, si intima loro di non sporgere denuncia.
Nella causa, spesso si fa riferimento agli strip club, dove molti colleghi maschi vanno a festeggiare. Potenzialmente il caso apre a migliaia di donne discriminate e mette in discussione l’intero stile di vita di Wall Street.
Gli affari includono spesso una visita al “Penthouse Club”, topless bar e spogliarelli. E’ una delle scene chiave del film “The Wolf of Wall Street”, realtà concreta quando i banchieri celebrano una proficua settimana, così come davvero si gioca a dadi sul pianerottolo o si fanno gare di vario genere per creare coesione di gruppo.
E’ routine portare i clienti agli strip club e pagare le spogliarelliste per intrattenerli. Era certo più consueto negli anni Novanta, quando la parola d’ordine era “boom boom room”, le ballerine in topless facevano la parata dentro gli uffici e le impiegate dovevano aspettarsi pizzicate sul culo da colleghi maschi. Ma la discriminazione c’è ancora, è solo più sottile e quindi più difficile da combattere.
“Goldman Sachs” ha cominciato ad evitare ufficiali visite sessuali nei locali dal 2005, ma la pratica non è affatto scomparsa. La causa ora in corso è supportata da centinaia di pagine e testimonianze. Ciò che deprime è che potrebbero valere per qualsiasi grande compagnia finanziaria della zona.
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