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    C'E' GIÀ UN BRUTTO CLIMA INTORNO AL COP28 - LA CONFERENZA SUL CLIMA DELLE NAZIONI UNITE RISCHIA DI ESSERE UN FLOP CLAMOROSO - L'ASSENZA DI JOE BIDEN, DI XI JINPING E DI PAPA FRANCESCO RISCHIA DI "DEPOTENZIARE" IL SUMMIT - CARLO PETRINI: "IN VERTICI MULTILATERALI DEL GENERE LA PRESENZA DELLA SOCIETÀ CIVILE CHE SI MOBILITA PER CHIEDERE MAGGIORI IMPEGNI È FONDAMENTALE. IN MEZZO ALLO SCONFORTO C'È UNA NOTA POSITIVA: QUEST'ANNO..."


     
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    Estratto dell'articolo di Carlo Petrini per “la Stampa”

     

    La 28° conferenza sul clima delle Nazioni Unite (Cop28) che inizierà domani a Dubai prende il via in un'atmosfera poco confortante. L'assenza di Biden e di Xi Jinping è sintomo di un progressivo disinteresse? E il forfait all'ultimo di Papa Francesco per malattia depotenzierà il summit? […]

     

    Nei vertici multilaterali del genere la presenza della società civile che si mobilita per chiedere maggiori impegni è fondamentale. E lo è ancora di più quando è ormai certo che il 2023 sarà l'anno più caldo mai osservato[…]. Non esagera dunque Guterres, Segretario Generale dell'Onu, ad affermare che è finita l'era del riscaldamento globale ed è arrivata quella dell'ebollizione. I toni sono meno drammatici, ma la conclusione a cui giunge il sesto rapporto di valutazione del IPCC, il report scientifico più autorevole sui cambiamenti climatici, è la medesima: dobbiamo agire urgentemente.

     

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    È ancora nelle nostre possibilità limitare l'aumento della temperatura a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, così come siglato da 195 Paesi nell'Accordo di Parigi del 2015. […] Sappiamo già che i progressi fatti sono insufficienti. La governance globale presente al vertice saprà fornire soluzioni concrete e ambiziose che consentano all'umanità di rimettersi in carreggiata nella riduzione delle emissioni? Questo è il vero riscontro che attendiamo.

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    In mezzo allo sconforto c'è una nota positiva: dopo che la Cop27 ha ideato per la prima volta un padiglione al cibo, quest'anno la trasformazione dei sistemi alimentari è tra le priorità dell'agenda del vertice. Il 10 dicembre sarà dedicato ad alimentazione, agricoltura e acqua […] D'altronde i sistemi alimentari nel loro complesso - produzione, trasformazione, trasporto e consumo - sono responsabili del 35% delle emissioni di gas serra.

     

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     Trascurarli o trattarli parzialmente è stata una grave mancanza. Dico questo anche perché i sistemi alimentari hanno la particolarità di essere una sorta di Giano Bifronte; contemporaneamente carnefici e vittime del mutare del clima. […] La positività data dalla rilevanza che avrà il cibo deve però essere accompagnata da cautela e da un attento monitoraggio dei contenuti che entreranno o meno a far parte del dibattito. Cito quello più scomodo: non si può pensare di trasformare i sistemi alimentari senza affrontare le radici dell'attuale insostenibilità.

     

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     È giunto il tempo di dismettere il modello agroindustriale che ha dominato negli ultimi cinquant'anni causando perdita di biodiversità, deforestazione, degrado e contaminazione di suolo e acqua. Un sistema che in nome della produttività ha brevettato i semi e ha imposto agli agricoltori di piantarli su ampie distese di monoculture privandoli così della loro sovranità alimentare, che ha legittimato lo spreco alimentare come una variabile fisiologica al sistema, e che ha creato un binomio quasi indissolubile tra produzione di alimenti e consumo di fonti fossili; ormai utilizzate in tutte le fasi della filiera: dalla fabbricazione di fertilizzanti e pesticidi, passando per gli imballaggi plastici, il trasporto, senza tralasciare la produzione vera e propria del cibo.

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    Si stima che i sistemi alimentari siano responsabili di almeno il 15% dei combustibili fossili bruciati. In questo senso la transizione energetica verso fonti rinnovabili è condizione necessaria alla transizione dei sistemi alimentari. Il fatto che il presidente della Cop28, il Sultano Ahmed al Jaber, sia anche il capo dell'11° azienda per produzione globale di petrolio e gas, non fa ben presagire. Così come non lo fa l'assenza dal programma dell'agroecologia; pratica riconosciuta dalla FAO, dall'IPCC e da molteplici movimenti per il contributo positivo che la sua adozione ha sulla salute del pianeta e delle persone.

     

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