Fulvio Fiano per roma.corriere.it - Estratti
pamela mastropietro
Ultimo passaggio giudiziario per l’omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa a Macerata nel gennaio 2018. La Cassazione è chiamata di nuovo a decidere sulla correttezza della condanna per violenza sessuale inflitta a Innocent Oseghale, il nigeriano 35enne già colpevole in via definitiva aver ucciso e fatto a pezzi la ragazza dopo averle ceduto droga.
Dal riconoscimento o meno dello stupro dipende la conferma dell’ergastolo o la possibilità di una pena inferiore. Già una volta i supremi giudici avevano respinto questa fattispecie, disponendo un Appello bis solo sul punto nel gennaio 2022. A Perugia, come prima in corte d’Assise a Macerata e nel primo Appello, la violenza è stata riconosciuta lo scorso gennaio e un anno dopo si torna di nuovo in Cassazione.
innocent oseghale
La pg Loy: «Confermare l'ergastolo»
Confermare l'ergastolo per Innocent Oseghale dichiarando inammissibile il ricorso del difensore per l'accusa di violenza sessuale, la richiesta della sostituta pg Maria Francesca Loy. Nel corso dell'udienza Loy argomenta che «la sussistenza della violenza sessuale si basa sulla prova logica». La pg ritiene che il ricorso della difesa dell'imputato sia “inammissibile” rispetto all'ipotesi dei legali di Oseghale che il rapporto non sia avvenuto all'interno dell'abitazione prima dell'omicidio ma in precedenza, nelle vicinanza del parco dove si erano incontrati.
Loy ha ricordato che secondo le sentenze passate in giudicato «nella ricostruzione dei fatti è smentito che il rapporto fosse avvenuto nel sottopasso ed è pacifico e motivato che si è verificato nell'abitazione. Nella sede della Cassazione «non c'è spazio per diverse ricostruzioni» sottolinea Loy secondo la quale è escluso un rapporto consensuale con la vittima.
Seviziata e uccisa
PAMELA MASTROPIETRO
La 18enne romana del quartiere San Giovanni venne uccisa il 30 gennaio 2018 e il suo corpo, fatto a pezzi e lavato con varechina, messo in due trolley lasciati in strada. «Il modo in cui è stato smembrato il corpo di Pamela dimostra che l’assassino voleva coprire la violenza sessuale», è la tesi ribadita dal pg e contrastata dalla difesa. Pamela si era allontanata dalla comunità di recupero di Corridonia nella quale si trovava. I due presunti complici accusati inizialmente dallo stesso Oshegale sono stati poi prosciolti ma condannati per spaccio.
«Mi aspetto che sia fatta giustizia, con la conferma della sentenza d’Appello per il massimo della pena», commenta prima dell’udienza della suprema corte Alessandra Verni, la mamma della ragazza, assistita dall’avvocato Marco Verni, suo fratello.
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